Sistemi di progetto dell’habitat umano. Buckminster Fuller: Inventions and models

Una mostra a Los Angeles ripropone la riflessione dell’inventore degli Artifacts sui sistemi integrati come visione della realtà.

Buckminster Fuller Dymaxion dwelling house

Globale, multiplo, trans-materico, in network, facile da abitare con o senza una famiglia, da guidare su una strada, da far scivolare sull’acqua con un buon colpo di remo: quando si tratta di Richard Buckminster Fuller, è inappropriato l’uso di termini semplificatori come mondo. È meglio infatti definire l’oggetto della sua ricerca come un sistema.
A 35 anni dalla sua morte, si apre una grande opportunità di esplorare il lascito più prezioso di questo maestro di tutte le discipline del progetto: la capacità di pensare il mondo intero come u sistema, una rete (come Mark Wigley ha sottolineato nel suo Network Fever), una struttura abitabile, un habitat dove “si può creare di più con meno”, dove progettazione integrata e tecnologia possono rivoluzionare la costruzione e migliorare la vita umana allo stesso tempo.

Ispirato dalle geometrie fondamentali e dalle forze naturali, Fuller sperimentava applicazioni del tetraedro e della tensegrità in sistemi strutturali che offrivano soluzioni inedite a problemi specifici dell’uomo, dalla scala domestica a quella globale. “Richard Buckminster Fuller: Inventions and models”, in mostra a Los Angeles presso Edward Cella Art & Architecture riunisce attorno al portfolio Inventions una serie di modelli strutturali, stampe in edizione limitata, lavori più rari su supporti quotidiani che insegue la struttura nel suo migrare tra l’abitare, i trasporti, la cartografia. La mostra si compone principalmente di pezzi da collezioni private; la integra un public program in collaborazione col Buckminster Fuller Institute.

Il lavoro di Fuller era quello di un filosofo pratico, le cui posizioni erano tradotte in invenzioni, gli Artifacts: la mostra valorizza il ruolo di queste formulazioni in un dibattito contemporaneo trans-disciplinare. Nelle parole di Edward Cella, “Fuller resta una figura influente in campi diversi perchè lui era prima di tutto un pensatore interdisciplinare. Questo suo approccio ha un rilievo particolare oggi specialmente nel quadro di una crisi ambientale che si va aggravando. L’attenzione  di Fuller alla sostenibilità e all’ambiente nei suoi progetti non ha solo fatto di lui un precursore, ma ha identificato con precisione la questione di fondo comune a design, architettura e molti altri campi. La sua nozione di ‘spaceship Earth’ continua ad essere popolare, e questo è un monito all'umanità sul suo ruolo nel proteggere il pianeta attraverso un’intelligenza progettuale. Probabilmente queste nozioni sono espresse al meglio nei suoi progetti per il brevetto della (Dymaxion) Wichita House. Questo concept esplora la produzione di massa e i processi di industrializzazione per reimmaginare come l’abitare si sarebbe evoluto: efficienza di scala, riduzione degli sprechi e delle risorse impiegate erano idee che Fuller proponeva per rendere le case non solo più economiche ma anche meglio integrate nell'ambiente che le ospitava.”

Titolo mostra:
R. Buckminster Fuller: Inventions and Models
Luogo:
Edward Cella Art & Architecture
Indirizzo:
2754 S. La Cienega Blvd, Los Angeles
Date di apertura:
8 settembre – 27 ottobre 2018

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