Ritorno a Memu Meadows

All’interno del centro di ricerca Memu Meadows, il “Giardino produttivo” (Nest We Grow) dell’Università di Berkeley celebra il paesaggio agricolo, con le sue connotazioni profondamente radicate nei consumi alimentari culturali e individuali locali.

College of Environmental Design, UC Berkeley: Nest We Grow, Memu Meadows
A proposito dell’incessante, biologico processo di maturazione della cultura lo storico tedesco Oswald Spengler ha scritto: “Ogni cultura ha la propria civiltà”. Tecniche tradizionali dall’evoluzione secolare spesso prendono il sopravvento sulle più recenti tecnologie, soprattutto nelle zone isolate, ma una soluzione non esclude mai l’altra. L’intreccio della tecnologia avanzata con la tradizione culturale locale è un ambito che si viene progressivamente cristallizzando attraverso un processo di affinamento tematico.
College of Environmental Design, UC Berkeley: Nest We Grow, Memu Meadows
College of Environmental Design, UC Berkeley: Nest We Grow, Memu Meadows. Photo Shinkenchiku-sha
Il paesino di Taiki, circondato da un vasto paesaggio agricolo e soggetto alle aspre condizioni atmosferiche di Hokkaido, dalla cui capitale Sapporo dista meno di 200 km, si trova nella parte sud-est dell’isola. Da oltre cinque anni, la Fondazione LIXIL vi ha istituito il Centro di ricerca sulle tecnologie ambientali Memu Meadows. Memu, che significa “luogo dove scaturisce una fonte”, alludendo all’intento organico del centro di dar corpo, anno dopo anno, a un progetto sperimentale innovativo grazie al sostegno della Fondazione.
College of Environmental Design, UC Berkeley: Nest We Grow, Memu Meadows
College of Environmental Design, UC Berkeley: Nest We Grow, Memu Meadows. Photo Shinkenchiku-sha
Non accade solo in Giappone che i programmi globali di progettazione e ricerca sulla sostenibilità debbano molto del loro successo alla collaborazione tra industria e accademia, senza che necessariamente le tecnologie che ne nascono si concretizzino in un vantaggio per le comunità locali. L’azione del Centro mira a creare un reciproco beneficio tra il sito e le proposte architettoniche innovative. I progetti vengono quindi rimodulati in base al sapere locale e si trasformano in qualcosa che alla fine, in cambio, è un contributo positivo per la comunità.
College of Environmental Design, UC Berkeley: Nest We Grow, Memu Meadows
College of Environmental Design, UC Berkeley: Nest We Grow, Memu Meadows. Photo Shinkenchiku-sha
Oltre alla Casa sperimentale di Meme dell’architetto Kengo Kuma (vedi: Domusweb, 7 febbraio 2013) il Centro ha anche visto, nel 2011, la realizzazione della prima residenza sperimentale nata da un concorso riservato agli studenti: Recipe to Live. (“Ricetta di vita”). Progettata dal laboratorio di Nobuaki Furuya dell’Università di Waseda, la proposta rispondeva alla situazione successiva al disastro di Tohoku con un’abitazione avvolta nel fieno, prodotto locale. Il progetto vincitore dell’anno dopo era del gruppo co+labo Radovic dell’Università di Keio, scelto tra le dodici università di tutto il mondo invitate.
College of Environmental Design, UC Berkeley: Nest We Grow, Memu Meadows
College of Environmental Design, UC Berkeley: Nest We Grow, Memu Meadows. Photo Shinkenchiku-sha
Usando il concime di cavallo come principale fonte di energia la sua proposta Barn House (“Casa fienile”) prevedeva la vita comune di uomini e cavalli, e inseriva la preesistente cultura dell’allevamento equino di Taiki nella sfera domestica umana. L’anno scorso l’Università di Harvard ha vinto il concorso con Horizon House (“Casa dell’orizzonte”), che rispondeva al tema del rifugio nella natura. Il progetto configurava un dialogo tra lo spazio domestico privato e l’ambiente rurale del sito, sottolineando la tensione tra terreno e tetto con la creazione di uno spazio interno continuo dotato di una veduta a trecentosessanta gradi sul paesaggio circostante.
College of Environmental Design, UC Berkeley: Nest We Grow, Memu Meadows
College of Environmental Design, UC Berkeley: Nest We Grow, Memu Meadows. Photo Shinkenchiku-sha
La proposta vincitrice dell’edizione 2014, dedicata al “Giardino produttivo” – Nest We Grow: A house of food, for food [“Facciamo il nido: una casa di cibo per il cibo”] – viene dall’Università di California di Berkeley. Il progetto Nest celebra il paesaggio agricolo con le sue connotazioni profondamente radicate nei consumi alimentari culturali e individuali locali. Pur essendo il clima differente da quello californiano (la temperatura media annua di Taiki è di 5,3 °C, a paragone dei più temperati 14,5 °C della zona di Berkeley) anche i campi e i terreni umidi di Taiki ospitano colture di frumento, di verdura e di frutta, oltre la pesca del salmone e la caccia alla selvaggina in autunno. I riti dell’alimentazione, per il rapporto con il luogo e per i metodi di conservazione adottati in Nest, mostrano un’innegabile eco della città dall’altra parte dell’Oceano Pacifico: Berkeley è un centro focale del movimento per l’alimentazione stagionale e a chilometri zero, sintetizzato nell’opposizione di Alice Waters al predominio degli alimenti industriali.
College of Environmental Design, UC Berkeley: Nest We Grow, Memu Meadows
College of Environmental Design, UC Berkeley: Nest We Grow, Memu Meadows. Photo Shinkenchiku-sha
La consapevolezza ambientale, fondamento comune a tutti i progetti di Memu Meadows, in questo progetto assume una declinazione nuova: Nest raggiunge la sostenibilità attraverso le operazioni funzionali di produzione, raccolta, conservazione, preparazione, consumo e composizione del cibo, e in quanto tale il grado di sostenibilità dipende molto più dall’utente che dal progettista. Lo stesso edificio funge da palcoscenico potenziale per la celebrazione della riunione, atto fondamentale del sostentamento umano.
College of Environmental Design, UC Berkeley: Nest We Grow, Memu Meadows. Photo Shinkenchiku-sha
College of Environmental Design, UC Berkeley: Nest We Grow, Memu Meadows. Photo Shinkenchiku-sha
Nest è uno spazio d’esperienza focalizzato sul flusso di acqua, luce, aria, cibo e persone. Tra festoni di carote, ravanelli giapponesi e salmoni, le ambizioni del progetto si sviluppano in uno spirito giocoso. Invece di sottolineare la pace della natura il rapporto tra alimentazione e comunità in Nest è festoso: la natura qui viene presentata non come qualcosa di prezioso o come una semplice risorsa, ma come una via di mezzo. Una  reinterpretazione della produzione degli alimenti in forma costruita che restituisce risalto allo spirito della festa comunitaria.
College of Environmental Design, UC Berkeley: Nest We Grow, Memu Meadows
College of Environmental Design, UC Berkeley: Nest We Grow, Memu Meadows. Photo Shinkenchiku-sha
Sospeso sul paesaggio presso l’entrata di Memu Meadows, il leggero involucro di pannelli grecati di policarbonato riscalda gradatamente lo spazio interno con la luce del sole durante il giorno per allungare nei mesi più freddi la stagione della produzione, trasformandosi di notte in un faro invitante nella quieta oscurità del paesaggio. In una superficie di 85,4 metri quadrati non c’è uno spazio completamente chiuso: il rapporto tra interno ed esterno è fluido, e si instaura in zone a quote diverse, con una microtopografia contraddistinta al centro dallo spazio della “sala da tè”, fornita di un focolare aperto intorno a cui i gruppi si riuniscono.
College of Environmental Design, UC Berkeley: Nest We Grow, Memu Meadows
College of Environmental Design, UC Berkeley: Nest We Grow, Memu Meadows. Photo Shinkenchiku-sha
Le pareti strutturali di calcestruzzo si innalzano a mitigare il vento prevalente di nord-est, e si sviluppano in superfici di cottura, scale e contenitori per le piante. Il compensato di larice locale è stato usato per costruire nove pilastri compositi con quattro sezioni quadrate da 150 millimetri tenute insieme da piastre d’acciaio, collegate anche da crociere pure d’acciaio. I pilastri, riuniti in un piccolo bosco al centro, hanno degli intagli che accolgono le connessioni trasversali di due paia di travi di 27 x 250 millimetri. Sul perimetro delle passerelle rinforzano l’intera struttura con le funzioni di travature laterali. L’apertura strutturale fa sì che siano le piante alimentari a comporre – quando non a sopraffare – l’alzato dell’edificio, che cambia con le stagioni.
Il tetto a forma di camino inverso favorisce la raccolta dell’acqua piovana e della neve disciolta, poi smistate in serbatoi idrici e reinstradate per l’irrigazione delle piante nelle pareti di calcestruzzo. Un lucernario regolabile sul tetto controlla il rilascio di calore nel corso dei mesi più caldi.
Il tema della prossima edizione del concorso è House for Enjoying the Harsh Cold. “Una casa per godere del freddo intenso”: una sfida alle università partecipanti a pensare al di là del concetto di architettura come riparo. Ancor più centrali diventano la transizione dal modello abitativo a uno in cui le funzioni siano aperte all’interpretazione e il rapporto con il sito e la cultura locale: quali parametri definiscono la cultura locale di un insediamento lontano dalla metropoli, al di là delle feste e delle tradizioni di origine comunitaria e dei dati climatici e ambientali? L’accumularsi a Memu dei processi costruttivi e della loro materialità collettiva apre svariate prospettive sulla questione.

 

È raro che la ricerca culmini in rapide realizzazioni materiali che siano contemporaneamente degli esperimenti, per lo meno nel quadro generale dell’architettura. A Memu gli ambienti costruiti vengono rivisti e modificati negli anni seguenti, disponibili all’analisi sotto la lente dei progetti successivi che si aggiungono al paesaggio. La sfida è resa più interessante dall’irripetibile occasione fornita agli studenti di sperimentare fisicamente quel che hanno concepito, pur mantenendo lo spirito profondamente sperimentale dei progetti.

© riproduzione riservata

Nest We Grow

Memu Meadows, 158-1 Memu, Taiki-cho, Hiro-gun, Hokkaido, Giappone
Gruppo di progettazione: College of Environmental Design, UC Berkeley: Hsiu Wei Chang, Hsin-Yu Chen, Fenzheng Dong, Yan Xin Huang, Baxter Smith (docenti: Dana Buntrock, Mark Anderson)
Supervisione del progetto: Kengo Kuma & Associates, Takumi Saikawa
Ingegneria meccanica: Laboratorio di Tomonari Yashiro presso l’Istituto di Scienze Industriali dell’Università di Tokyo / Bumpei Magori, Yu Morishita
Ingegneria strutturale: Masato Araya
Costruttore: Takahashi Construction Company
Area calpestabile: mq 85,4
Struttura: carpenteria di legno
Committente: Fondazione LIXIL JS
Data di completamento: novembre 2014

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