Play the City

Un evento recente al Pakhuis de Zwijger ha presentato i risultati di uno studio multidisciplinare che, attraverso simulazioni e giochi di ruolo a scale diverse, riunisce i diversi attori urbani e li mette a confronto con i problemi reali della città.

Se è vero che cittadini, agenti immobiliari, costruttori, politici e investitori già ricoprono ruoli diversi nel "gioco" dello sviluppo urbano, è altrettanto vero che non tutti hanno lo stesso peso in ogni fase. Per appianare il campo di gioco e promuovere un processo decisionale più orizzontale, quindi, Ekim Tan ha lanciato Play the City. L'iniziativa, che nasce dalla sua tesi di dottorato alla TU Delft, s'ispira a nozioni come l'"intelligenza collettiva" di Pierre Levy e la convinzione di Buckminster Fuller che un gioco possa "rendere il mondo un posto più onesto, flessibile e pacifico". L'architetta, urbanista e game designer ha fondato un piccolo studio con sede ad Amsterdam-Noord (distretto in rapida evoluzione) per inventare strumenti ludici sia analogici sia digitali, in grado di riunire informalmente attori urbani diversi per la simulazione di questioni cittadine vere.

In una recente presentazione alla Pakhuis de Zwijger durante gli eventi di World Smart Capital, Lilly Lam (collega di Tan e project manager di Play the City) ha spiegato a grandi linee i risultati dello studio e la ricerca condotta nei suoi quattro anni di attività. Uno degli sforzi più riusciti di Play the City è stato proprio nella loro zona, il Noord. Con l'atterraggio dello spaziale museo del cinema EYE, proprio dietro la stazione centrale, e il rinascimento creativo in corso al molo NDSM un po' più in là, questo quartiere un tempo industriale e proletario sta vivendo da anni un processo di gentrificazione e riqualificazione. Un ambiente del genere è probabilmente ideale per testare l'approccio ludico dello studio, che consiste nell'identificare un problema urbano e mappare gli attori coinvolti, per poi progettare uno gioco specificamente per la situazione e, infine, farci giocare gli attori stessi.

In apertura: Playing Istanbul, attori in carne e ossa testano la trasformazione urbana della città prima del terremoto. Qui sopra: Ekim Tan con un modello temporaneo di Mediamatic Fabriek
In apertura: Playing Istanbul, attori in carne e ossa testano la trasformazione urbana della città prima del terremoto. Qui sopra: Ekim Tan con un modello temporaneo di Mediamatic Fabriek
Nel 2011, quando Tan e soci hanno lanciato una open call, a rispondere è stato un gruppo di giocatori piuttosto eterogeneo: la Shell, la locale Ymere, un investitore francese interessato alla creazione di "party boats", immobiliari e associazioni non governative. Arrivato il momento della verità tutti si sono riuniti attorno a un modello tridimensionale del quartiere, con tanto di tavola da gioco, per giocare le proprie proposte secondo regole e budget veri. Inscenare possibili strategie urbane non è stato solo utile a immaginare più chiaramente un futuro per il Noord, ma l'occasione ha anche portato a networking tra gli attori e a una comunicazione più diretta che continua online. Un anno dopo, quando il piano legale per Overhoeks è cambiato, è stata giocata una seconda partita di Play Noord game. Un'altra chance per lo studio di mostrare il proprio potenziale è stato alla Istanbul Design Biennial, dove Tan e il suo team hanno offerto ai visitatori la possibilità di fingersi il sindaco. I partecipanti potevano usare le proprie tessere RFID per il trasporto pubblico per esprimere la propria opinione su come affrontare dieci problemi specifici di Istanbul. Se da una parte è sicuramente meno diretto ed efficiente del gioco a Noord, questo sondaggio tecnologico è però ancora più aperto. Il progetto finora più ampio dello studio è forse Majority Report, che Lam ha spiegato dettagliatamente nella sua presentazione alla Pakhuis de Zwijger.
Attori di Amsterdam Noord nel corso della fase di co-building
Attori di Amsterdam Noord nel corso della fase di co-building
Con la premessa che nuovi strumenti urbani interattivi saltano fuori ogni giorno, lo staff di Play the City sta costruendo un ricco database per analizzarli tutti e capire, anche invitando i membri del network a dire la loro con suggerimenti e critiche, che cosa funziona e cosa no. L'aspetto ludico è ora l'oggetto di studio piuttosto che il progetto stesso, ma – dal momento che l'obiettivo di Play the City alla fine era sempre produrre dei report, dai quali trarre conclusioni – possiamo dire che lo spirito rimane lo stesso. I case studies elencati da Lam sono stati molto vari e organizzati secondo diverse categorie. Sotto "Communication with the Government", per esempio, c'era la direttiva del governo finlandese secondo cui si vota su ogni proposta che raggiunga 50.000 like su Facebook, il sito WeThePeople di Obama, che permette di proporre leggi tramite crowd-sourcing e la gamification della Oyster card londinese attraverso iniziative come Chromaroma. Come strumento ideale per facilitare la comunicazione con le istituzioni, l'open-data è sicuramente uno dei trend più interessanti, ma piattaforme di mediazione come Better Block (che fa crowd-sourcing di idee per interventi urbani pop-up non autorizzati) e Textizen (una piattaforma che permette sondaggi via sms) dimostrano anche come migliorare il contatto da cittadino a cittadino possa dare luogo a ottimi risultati.
Lo staff di Play the City sta costruendo un ricco database per analizzarli tutti e capire, anche invitando i membri del network a dire la loro con suggerimenti e critiche, che cosa funziona e cosa no.
Amsterdam Noord: i giocatori sono impegnati in un dibattito sulle energie rinnovabili
Amsterdam Noord: i giocatori sono impegnati in un dibattito sulle energie rinnovabili
Una cosa buona di Play the City è l'attenzione alle sinergie tra analogico e digitale e (anche se Majority Report raccoglie principalmente strumenti digitali) la presentazione di Lam ha dedicato un po' di tempo anche all'analisi dei fattori che influiscono maggiormente sul loro successo effettivo. Facendo qualche esempio virtuoso, la designer ha quindi fatto notare cosa fa funzionare un tool: SeeClickFix ci mostra come il feeedback diretto delle autorità circa problemi urbani concreti possa aumentare il dialogo, mentre il progetto di tracking di una tazza di caffè del MIT ci incoraggia a correggere certi comportamenti. Landshare, invece, dimostra che altri aspetti importanti sono la chiarezza e l'usabilità dell'interfaccia. Alcuni tool non servono a dare potere decisionale, ma la quantità di dati che generano può essere usata da altri per studiare certi fenomeni. Il popolare FourSquare, per esempio, è stato usato da Golfstromen nel loro interessante Check-in Urbanism per mappare la gentrificazione del Noord attraverso i check-in. Un altro esempio amsterdamese di ibrido analogico/digitale degno di nota è il Makkie, una moneta locale per il quartiere indiano nella zona est della città, pensato per riunire la gente attraverso una rete di favori e servizi su base locale. Casi come questo mostrano come i legami sociali siano cruciali e che integrarli a social media come MeetUp e Peerby può renderli ancora più stretti. Come detto prima, Majority Report è un database in evoluzione e la sua natura sembra essere abbastanza trasversale, includendo progetti di open-data e integrando il discorso sui social media con i propri strumenti digitali e analogici. Mentre altri progetti di Play the City come Play Noord e Play Oosterwold hanno un focus molto specifico e locale, il Report aggiunge un meta-livello all'attività dello studio, un punto di vista potenzialmente critico e analitico. A questo riguardo, però, sono rimasto un po' deluso dalla presentazione alla Pakhuis: tra tanti esempi positivi, qualcuno negativo nel mix avrebbe potuto forse stimolare un dialogo più animato e, magari, anche stimolare qualche riflessione più profonda sull'ambiguità dei social media (ambiente dove spesso feedback significa solo apprezzamento). Detto questo, comunque, non ci resta che aspettare con ansia la prossima occasione di giocare con la nostra città.
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