Se è vero che cittadini, agenti immobiliari, costruttori, politici e investitori già ricoprono ruoli diversi nel "gioco" dello sviluppo urbano, è altrettanto vero che non tutti hanno lo stesso peso in ogni fase. Per appianare il campo di gioco e promuovere un processo decisionale più orizzontale, quindi, Ekim Tan ha lanciato Play the City. L'iniziativa, che nasce dalla sua tesi di dottorato alla TU Delft, s'ispira a nozioni come l'"intelligenza collettiva" di Pierre Levy e la convinzione di Buckminster Fuller che un gioco possa "rendere il mondo un posto più onesto, flessibile e pacifico". L'architetta, urbanista e game designer ha fondato un piccolo studio con sede ad Amsterdam-Noord (distretto in rapida evoluzione) per inventare strumenti ludici sia analogici sia digitali, in grado di riunire informalmente attori urbani diversi per la simulazione di questioni cittadine vere.
In una recente presentazione alla Pakhuis de Zwijger durante gli eventi di World Smart Capital, Lilly Lam (collega di Tan e project manager di Play the City) ha spiegato a grandi linee i risultati dello studio e la ricerca condotta nei suoi quattro anni di attività. Uno degli sforzi più riusciti di Play the City è stato proprio nella loro zona, il Noord. Con l'atterraggio dello spaziale museo del cinema EYE, proprio dietro la stazione centrale, e il rinascimento creativo in corso al molo NDSM un po' più in là, questo quartiere un tempo industriale e proletario sta vivendo da anni un processo di gentrificazione e riqualificazione. Un ambiente del genere è probabilmente ideale per testare l'approccio ludico dello studio, che consiste nell'identificare un problema urbano e mappare gli attori coinvolti, per poi progettare uno gioco specificamente per la situazione e, infine, farci giocare gli attori stessi.
Lo staff di Play the City sta costruendo un ricco database per analizzarli tutti e capire, anche invitando i membri del network a dire la loro con suggerimenti e critiche, che cosa funziona e cosa no.