Lebbeus Woods, Architetto

Al MoMA di San Francisco, una mostra profonda e toccante celebra Lebbeus Woods con 175 pezzi degli ultimi 35 anni: un'eccellente introduzione al suo stile, alle sue aperte incertezze e alle sue stupefacenti descrizioni, al tempo stesso folli e pragmatiche.

Per comprendere "Lebbeus Woods, Architectt", la mostra profonda e toccante aperta fino a giugno al San Francisco Museum of Modern Art (SFMOMA), vale la pena, prima di entrare nelle sale, di soffermarsi sul titolo. Perché Architect, "architetto", come un asterisco, una nota a pie' di pagina o una spiegazione, indispensabile a completare il nome di questo solista dell'arte (volevo dire: dell'architettura)? Forse perché molti, più a loro agio con gli innocui funghi allucinogeni dipinti di Takashi Murakami, esposti nell'atrio adiacente (bell'accostamento, tra l'altro), non hanno familiarità con il nome di Woods e potrebbero essere aiutati da un avviso? Bah, è una preoccupazione troppo puntigliosa per un museo d'arte. Dopo tutto la mostra di Garry Winograd, al primo piano, non risente della puntualizzazione "fotografo". In fin dei conti i visitatori hanno pagato il biglietto o no? Faranno il loro percorso nella mostra di Woods, che sia un architetto, un artista, un poeta oppure un fisico. Poi naturalmente c'è l'aspetto gratificante consistente nel fatto che Woods è tutte e quattro le cose, tra un milione di altre: tra cui un critico, un commentatore sociale, un filosofo, un teorico, un tecnico, un editorialista, un disegnatore, un futurista, uno scrittore di fantascienza e perfino un realista, che ci crediate o meno.

La parola "architetto", appiccicata alle visioni fantastiche, a volte astratte a volte provocatorie, che Woods sparge tra il pubblico, evita che questa mostra – il suo mondo – si allontani completamente dal nostro. SFMOMA raccoglie opere di Wood dalla metà degli anni Novanta e dichiara di aver "riunito la più approfondita collezione ufficiale delle sue opere oggi esistente". Insieme con opere prestate da collezioni private dal Getty Research Institute, dal MoMA di New York e dal MAK di Vienna, la mostra riunisce 175 pezzi degli ultimi 35 anni che potrebbero in alternativa recare il titolo: "Lebbeus Woods, attacchi di follia". Be', in realtà mi piace di più "Lebbeus Woods, fuori di testa", ma è una questione di lessico familiare.
"Lebbeus Woods, Architect", installazione della mostra al San Francisco Museum of Modern Art (SFMOMA)
"Lebbeus Woods, Architect", installazione della mostra al San Francisco Museum of Modern Art (SFMOMA)
Le opere di Woods non rispettano le regole della didattica, Woods non presenta dei bei modellini dotati di buon senso come qualunque casa di bambola, oppure disegni che rispecchiano il mondo così come siamo abituati a vederlo. Benché molte delle sue idee siano radicate in certezze naturali e in fenomeni del mondo reale (come la riunificazione tedesca o i disastri della guerra a Zagabria, o le piastre tettoniche che fanno tremare le nostre città) queste idee si manifestano sempre sotto forma di distorsione, fatta per ricordarci che il caos è anche un'attenta riflessione sul nostro modo di vivere. Più precisa, forse, dell'ordine che la maggior parte degli architetti promette di mettere nella nostra confusione. Woods nei suoi progetti non dice mai "Mi dispiace", ma incoraggia invece l'osservatore a interessarsi in modo produttivo. Non è come convincere un gran numero di committenti, che è contemporaneamente impressionante dal punto di vista creativo e micidiale da quello pratico. Insomma: è con un pochino di affettuosa ironia che questa mostra, esponendo un unico progetto realizzato, dichiara di essere dedicata, ebbene sì, a un architetto. E anche con un certo gusto per la 'rivendicazione' del termine: un titolo, nel caso di Woods, buono come un altro.
"Lebbeus Woods, Architect", installazione della mostra al San Francisco Museum of Modern Art (SFMOMA)
"Lebbeus Woods, Architect", installazione della mostra al San Francisco Museum of Modern Art (SFMOMA)
Sono rimasta a lungo davanti all'immagine e al testo dedicati in mostra a quell'unico progetto realizzato: il Padiglione di luce del 2011, in collaborazione con lo studio Christoph A. Kumpusch. 'Spazio vuoto' nell'edificio del Centro civico Raffles di Steven Holl a Chengdu, in Cina, il Padiglione di luce è una zona luminosa sperimentale, che promette a chi vi entra un'esperienza (positiva o negativa) mai vissuta in uno spazio. In altre parole, è un'architettura senza suggerimenti preliminari. Il testo illustrativo cita le parole di Woods rivolte a chi sogghigna o aggrotta le sopracciglia: "Se si dovesse dare agli scettici una ragione della creazione di questi spazi sperimentali nel contesto di questo grande progetto urbanistico, sarebbe questa: il nostro mondo in rapido cambiamento ci mette continuamente di fronte a nuove sfide alla nostra capacità di comprensione e di azione, incoraggiandoci a scoprire nuove dimensioni dell'esperienza". In parte le parole di Woods sono tanto gratificanti perché, scettico com'è egli stesso, affronta i dilemmi di petto, li incoraggia, li integra nella sua opera. In tutta la mostra è evidente, nelle parole come nelle immagini, che non c'è un solo punto interrogativo barattato per un punto fermo.
"Lebbeus Woods, Architect", installazione della mostra al San Francisco Museum of Modern Art (SFMOMA)
"Lebbeus Woods, Architect", installazione della mostra al San Francisco Museum of Modern Art (SFMOMA)
La cosa interessante è che il Padiglione di luce, forse, è il più 'noioso' dei progetti di Woods in mostra, proprio perché è l'unico Pinocchio che si è trasformato in un bambino vero: è ancora un esperimento, ovviamente, ma esiste in forma definitiva nel mondo, a contatto con tutti i compromessi progettuali che ha dovuto accettare come parte di questa esistenza. Mi piace che la mostra permetta a questo progetto di integrarsi pienamente in un arco concettuale più ampio, dalle opere più 'concrete' di Woods a quelle più astratte, invece di racchiudere quelle 'realizzate' in una cornice di brillanti e appenderle lontano dalle altre. Al contrario, tra le altre grandi idee di Woods (come le ceneri di Einstein in orbita nello spazio), questa coerenza suggerisce tanto che anche le sue opere di carta siano opere in qualche misura realizzate, quanto che le sue opere realizzate possano ancora ribaltarsi in direzioni apparentemente antipragmatiche, che restino problematiche e sperimentali, nonostante diano certe risposte definitive per il solo fatto di stare in piedi. Certe volte, gli architetti deridono i progetti come questi e li chiamano "arte". Ma il percorso è a doppio senso, con altri architetti che si ritrovano sul versante dell'ingegneria pura'. Ciò che rende tanto convincente Woods è la sua capacità di circolare tra l'una e l'altra corsia, arrivando comunque a destinazione.
"Lebbeus Woods, Architect", installazione della mostra al San Francisco Museum of Modern Art (SFMOMA)
"Lebbeus Woods, Architect", installazione della mostra al San Francisco Museum of Modern Art (SFMOMA)
Per chi conosce l'opera di Woods le mie parole sono superflue per descriverne le idee: non ci sono parole migliori di quelle dello stesso Woods, scrittore immediato e senza orpelli. "Lebbeus Woods, Architect", nella sua scelta accurata di citazioni e di estratti, è un'eccellente introduzione allo stile di Woods, alle sue aperte incertezze, alle sue stupefacenti descrizioni, al tempo stesso folli e pragmatiche. Va osservato che la mostra è stata ideata quando Woods era ancora in vita. A causa della sua inattesa scomparsa, l'autunno scorso, la mostra acquista un tono più cupo, naturalmente, nonostante l'immenso corpus di opere che celebra. Ed è triste che Woods non sia più qui a rispondere alle nostre domande sulla mostra, quanto sapere che non è qui per fare le domande giuste.
"Lebbeus Woods, Architect", installazione della mostra al San Francisco Museum of Modern Art (SFMOMA)
"Lebbeus Woods, Architect", installazione della mostra al San Francisco Museum of Modern Art (SFMOMA)
Il giorno in cui sono stata al SFMOMA una bambina di tre anni o giù di lì, correva in mezzo alla sale esclamando, con voce abbastanza forte da far girare qualche testa: "Non riesco a disegnarlo, non riesco a disegnarlo, non riesco a disegnarlo!", indicando le immagini sulle pareti. Poi suo padre l'ha presa in braccio e ho sentito che le parlava di ombreggiature e di dimensioni. Ma io non l'ho presa in senso tanto letterale. Forse quel che la bambina non ha detto, ma che probabilmente molti di noi pensavano, è: "Non riesco a credere che qualcuno ci sia riuscito".

Fino al 2 giugno 2013
Lebbeus Woods, Architect
San Francisco Museum of Modern Art
151 3rd St, San Francisco
"Lebbeus Woods, Architect", installazione della mostra al San Francisco Museum of Modern Art (SFMOMA)
"Lebbeus Woods, Architect", installazione della mostra al San Francisco Museum of Modern Art (SFMOMA)
"Lebbeus Woods, Architect", installazione della mostra al San Francisco Museum of Modern Art (SFMOMA)
"Lebbeus Woods, Architect", installazione della mostra al San Francisco Museum of Modern Art (SFMOMA)
"Lebbeus Woods, Architect", installazione della mostra al San Francisco Museum of Modern Art (SFMOMA)
"Lebbeus Woods, Architect", installazione della mostra al San Francisco Museum of Modern Art (SFMOMA)
"Lebbeus Woods, Architect", installazione della mostra al San Francisco Museum of Modern Art (SFMOMA)
"Lebbeus Woods, Architect", installazione della mostra al San Francisco Museum of Modern Art (SFMOMA)

Ultimi articoli di Architettura

Altri articoli di Domus

Leggi tutto
China Germany India Mexico, Central America and Caribbean Sri Lanka Korea icon-camera close icon-comments icon-down-sm icon-download icon-facebook icon-heart icon-heart icon-next-sm icon-next icon-pinterest icon-play icon-plus icon-prev-sm icon-prev Search icon-twitter icon-views icon-instagram