Maschere moderniste

Avvolta da un'enigmatica tessitura, la casa-studio del muralista messicano David Alfaro Siqueiros diventa il nucleo centrale di un nuovo centro museale e culturale, progettato da Frida Escobedo.

Questo articolo è stato pubblicato in origine su Domus 963, novembre 2012

Dissimulare è un'attività molto simile a quella dell'attore in scena, ma il vero attore si sottomette al ruolo che recita e lo incarna completamente, per quanto, alla fine, quando cala il sipario, se lo tolga di dosso come fa il serpente con la sua pelle. Octavio Paz, Máscaras mexicanas, in El laberinto de la soledad [1]

A un primo sguardo, il museo La Tallera Siqueiros, completato da poco a Cuernavaca da Frida Escobedo, architetto di Città del Messico, fa pensare a un tributo al passato del Paese. La grezza facciata di cemento, con una tessitura composta da triangoli, cela l'interno come un sipario, e può essere letta come un omaggio al caratteristico linguaggio del modernismo locale caro al Governo, un idioma architettonico profondamente radicato nell'immaginario collettivo. Può anche passare per un intervento privo di rischi, inteso a enfatizzare il passato rivoluzionario della nazione attraverso un progetto chiaramente 'messicano'. In altre parole, il museo della casa/atelier del pittore messicano David Alfaro Siqueiros (1896-1974) potrebbe essere interpretato come un edificio nostalgicamente aggrappato alla storia. Tuttavia, il velo 'contestuale' del progetto nasconde qualcosa di molto più complesso: La Tallera Siqueiros rappresenta, in realtà, un periodo di transizione nell'architettura contemporanea messicana, e un tentativo di prendere radicalmente le distanze da un'eredità culturale nella quale essa non si riconosce più.
Oltre a fornire un collegamento visivo con la piazza, i murales definiscono il volume sulla destra, che ospita la caffetteria, e quello a sinistra, con gli archivi e la biblioteca.
Oltre a fornire un collegamento visivo con la piazza, i murales definiscono il volume sulla destra, che ospita la caffetteria, e quello a sinistra, con gli archivi e la biblioteca.
"Guardiamo al passato per andare avanti": questa l'affermazione di Consuelo Sáizar, portavoce della politica governativa, durante una conferenza stampa in cui sono stati resi pubblici i risultati dell'amministrazione uscente in ambito culturale. E mentre la sua affermazione è indubbiamente vera, quando riguarda la cultura messicana prodotta con finanziamenti statali, le cose in generale non paiono progredire. Al contrario, c'è qualcosa nel complesso panorama messicano che non sembra in grado di staccarsi dalla memoria dei gloriosi anni dell'avanguardia artistica. Un programma volto al passato, generalmente sostenuto dal Governo, potrebbe rappresentare uno dei motivi di questa situazione: in un Paese in cui la cultura dipende fondamentalmente dalle sovvenzioni pubbliche, si tende, infatti, a preferire un'arte di deriva governativa, piuttosto che un approccio genuinamente progressivo nei confronti dell'argomento in gioco. Nel corso della medesima presentazione, Sáizar ha proseguito elencando i numerosi progetti avviati dalla presente amministrazione, tra cui appare anche il centro culturale La Tallera Siqueiros di Cuernavaca—un intervento mirato a recuperare il ruolo culturale del leggendario spazio che, negli anni Sessanta e nei primi anni Settanta, ha ospitato lo studio/abitazione dello scomparso muralista e attivista politico David Alfaro Siqueiros, trasformandolo in "museo, laboratorio, residenze per artisti, nonché fulcro produttivo di arte e critica" [2]. In un simile contesto, pur nella volontà di offrire uno spazio libero dallo stigma di un intervento finanziato dal pubblico, il progetto di Frida Escobedo si è trovato automaticamente a gestire un'agenda che guarda al passato.
La Tallera Siqueiros di Cuernavaca è un intervento mirato a recuperare il ruolo culturale del leggendario spazio che, negli anni Sessanta e nei primi anni Settanta, ha ospitato lo studio/abitazione dello scomparso muralista e attivista politico David Alfaro Siqueiros, trasformandolo in “museo, laboratorio, residenze per artisti, nonché fulcro produttivo di arte e critica
La Tallera Siqueiros di Cuernavaca è un intervento mirato a recuperare il ruolo culturale del leggendario spazio che, negli anni Sessanta e nei primi anni Settanta, ha ospitato lo studio/abitazione dello scomparso muralista e attivista politico David Alfaro Siqueiros, trasformandolo in “museo, laboratorio, residenze per artisti, nonché fulcro produttivo di arte e critica
D'altra parte, anche Siqueiros, uno dei fondatori del movimento muralista messicano, non fu estraneo a questa condizione: rivoluzionario radicale per tutta la vita, ha dovuto affrontare numerosi attacchi per i suoi messaggi politici dichiaratamente di sinistra. Il messaggio di Frida Escobedo, dal canto suo, è il ritratto dell'audacia propria dell'attore teatrale — una figura il cui travestimento ha l'unico scopo di rappresentare un personaggio dalla precisa identità. Per questo motivo, il nuovo edificio è il risultato sociopolitico e architettonico di un lavoro eseguito con l'abilità di un giocoliere provetto: è un atto recitato alla perfezione, che soddisfa con particolare cura il desiderio di guardare all'interno, in quel luogo in cui si cela uno spazio di reinvenzione genuinamente autonomo. Si maschera da moderno, per diventare contemporaneo. Dentro il suo involucro, il programma costruttivo de La Tallera ospita nell'ex abitazione di Siqueiros uno spazio di ricerca per artisti in residenza, ma anche un piccolo archivio in cui il lavoro del pittore messicano sarà conservato e messo a disposizione dei ricercatori. L'elemento più 'dichiarato' di questa sfaccettata proposta è l'accorta decisione di riconfigurare i due giganteschi murales di Siqueiros (originalmente erano visibili, in modo completo, solo dal patio interno dell'edificio, mentre le loro coloratissime pennellate diagonali erano appena visibili dalla strada), posizionandoli in modo tale da essere rivolti verso una piazza adiacente [3]. Per far questo, Escobedo ha abbattuto un muro perimetrale, aprendo il cortile e ampliando le dimensioni dello slargo. In tal modo, la posizione che i dipinti hanno assunto si è tramutata in un invito a visitare il museo. E anziché ospitare eventi privati in uno spazio esterno recintato, questa soluzione consente di organizzare attività esterne su una superficie più ampia e accessibile a un maggior numero di persone.
Il museo La Tallera Siqueiros rappresenta un tentativo di prendere radicalmente le distanze da un’eredità culturale nella quale l’architettura contemporanea messicana non si riconosce più
La trama in cemento, che avvolge la struttura principale, consente la creazione di un confine incerto tra interno ed esterno
La trama in cemento, che avvolge la struttura principale, consente la creazione di un confine incerto tra interno ed esterno
In virtù dell'uso di materiali ordinari, il museo si mostra ben inserito nel contesto. Mantenendo bianca la struttura dell'edificio preesistente — che ospita lo spazio espositivo principale — e usando solo calcestruzzo a vista per gli elementi aggiunti, il progetto conserva i resti del vecchio laboratorio, che funge così da riferimento visivo e spazio supplementare. In più, recupera l'innovativa tecnica di pittura murale utilizzata da Siqueiros — un sistema di fosse e carrucole — non per celebrarla come un pezzo da museo, ma riaffidandole una funzione pratica. In un Paese perseguitato dagli ideali irrealizzati di un passato modernista, in cui ogni messaggio rivoluzionario tende a essere fatto proprio dai partiti politici, i nuovi "produttori di cultura" devono essere capaci di mimetizzarsi e operare in modo tale da sembrare quasi conservatori. Come ha osservato Octavio Paz nel suo incisivo saggio Máscaras mexicanas ("Maschere messicane"), "la dissimulazione richiede grande sottigliezza: la persona che dissimula non falsifica, ma tenta di diventare invisibile, per passare inosservata senza rinunciare alla propria individualità"[1]. Non è un compito facile, ma dietro alla sua maschera il nuovo centro La Tallera Siqueiros offre una struttura in cui può emergere un laboratorio finalmente autonomo, capace di dare spazio alla voce di una nuova generazione di "produttori di cultura". José Esparza Chong Cuy (@JoseEsparza), Curatore e scrittore
In origine, i due murales di Siqueiros si trovavano, insieme a un terzo, all’interno del cortile del suo atelier/casa. Escobedo tramuta la corte
in piazza
In origine, i due murales di Siqueiros si trovavano, insieme a un terzo, all’interno del cortile del suo atelier/casa. Escobedo tramuta la corte in piazza
Note:
1. Octavio Paz, Máscaras mexicanas, in El laberinto de la soledad, 1950 (in italiano: Il labirinto della solitudine, Mondadori, Milano 1990)
2. Vedi il sito Sistema de Información Cultural
3. In origine, c'erano tre dipinti murali di grandi dimensioni, uno dei quali era rivolto verso la piazza. Solo due sono stati messi a disposizione del progetto per mancanza di fondi necessari al restauro del terzo
Una maglia geometrica in calcestruzzo, composta da triangoli, riveste in alcuni punti il museo, il cui nucleo iniziale fu costruito nel 1965 da Siqueiros. La Tallera Siqueiros è “un’idea che Diego Rivera e io abbiamo avuto negli anni Venti: un laboratorio in cui esercitare e insegnare a tutti la tecnica del murales”
Una maglia geometrica in calcestruzzo, composta da triangoli, riveste in alcuni punti il museo, il cui nucleo iniziale fu costruito nel 1965 da Siqueiros. La Tallera Siqueiros è “un’idea che Diego Rivera e io abbiamo avuto negli anni Venti: un laboratorio in cui esercitare e insegnare a tutti la tecnica del murales”
Frida Escobedo usa materiali e colori per identificare i diversi elementi del museo: la struttura preesistente, con la galleria espositiva principale, è dipinta di bianco mentre le parti aggiunte sono in calcestruzzo grezzo
Frida Escobedo usa materiali e colori per identificare i diversi elementi del museo: la struttura preesistente, con la galleria espositiva principale, è dipinta di bianco mentre le parti aggiunte sono in calcestruzzo grezzo

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