Innesti, matrioske & C.

Cronaca di un pomeriggio in Triennale, lo scorso 30 ottobre, con 13 studi internazionali, messi a confronto sul tema dell'architettura a basso consumo di suolo dal workshop organizzato dal Gruppo Giovani Imprenditori ANCE Milano, Lodi, Monza e Brianza, e curato da Raffaella Poletti.

Quale posto migliore della Sala dell'Agorà della Triennale di Milano per ospitare un workshop sul tema dell'architettura che si sviluppa in se stessa? Uno scrigno dai toni caldi del legno, che oltre a rivestimento diviene elemento d'arredo, contenuto nel Triennale Design Museum, a sua volta contenuto nel Palazzo dell'Arte. Ed ecco la prima matrioska di questo martedì 30 ottobre. Per Gabriele Bisio, presidente del Gruppo Giovani Imprenditori ANCE Milano Lodi Monza e Brianza e Claudio De Albertis, Presidente della Triennale, condividere momenti di dibattito sulle best practices internazionali deve creare sinergie all'insegna dell'innovazione: "L'architettura contemporanea viene spesso denigrata, ma vogliamo dimostrare che l'eccellenza è ancora possibile". Roberto Zancan modera il dialogo di Innesti, Matrioske & C. tra i 13 studi internazionali che partecipano al workshop, selezionati da Raffaella Poletti.

Due omini nella prima slide di Martin Naumann, studio naumann.architektur, ci accompagnano alla scoperta della S(ch)austall a Ramsen, stalla per maiali trasformata in spazio di lavoro nel 2004. Svuotare e ripulire il volume preesistente in pietra da ogni superfetazione, renderlo stabile e innestare al suo interno un esatto duplicato ligneo, a una "distanza di rispetto" di 8 centimetri. Due involucri – pesante e leggero – resi più forti dal gap costante che li separa, per un tema antico come quello della "casa nella casa". Ultima slide, l'omino si inchina per ringraziare.

Enrico Scaramellini, di ES arch enricoscaramelliniarchitetto, riduce la scala dell'intervento con A wardrobe in the landscape, il progetto del 2010 di un elegante "riempimento" di un vuoto creatosi nel volume di un rifugio a Madesimo. È un intervento al confine tra architettura ed elemento di arredo: una facciata di pannelli di legno verniciati d'argento, con la trama orientata in modo alternato per riflettere in modo differente la forte luce del sole, cela lo spazio delle scale e di una camera. Come la neve cambia le forme del paesaggio, così questo innesto deve prender parte al divenire del contesto e quasi scomparire.

In apertura: ingresso al workshop "Innesti, Matrioske & C", alla Triennale di Milano, lo scorso 30 ottobre. Qui sopra: un momento del workshop
In apertura: ingresso al workshop "Innesti, Matrioske & C", alla Triennale di Milano, lo scorso 30 ottobre. Qui sopra: un momento del workshop
"Thank you sponsors!": Jakub Szczesny, della designer's task force polacca Centrala, è ancora fresco del "bagno di folla mediatico" di cui ha goduto il suo progetto sui blog di tutto il mondo, la Etgar Keret's House a Varsavia. Idea nata nel 2009 come installazione artistica in una città "che è come un Frankenstein, ricomposta da più guerre", in un punto al confine del ghetto ebraico, si è trasformata in un organismo architettonico interstiziale di policarbonato neutro. Spalle non troppo grandi per 1,65 metri di altezza, Keret ha già trascorso serenamente la prima notte in questi 14 mq, larghi 133 cm e disposti su tre livelli. "Ma faccio anche architetture normali", precisa Jakub.

Giuseppe Caruso, di Caruso Torricella Architetti, precisa come il concetto di "matrioska" implichi quello di una estetica e di un livello qualitativo condivisi e ripetuti in scala differente. È il principio alla base del Centro Ricerche di Dalmine del 2009, in cui sotto l'esistente tetto del capannone con struttura metallica risalente al 1902 è stato creato un "nuovo paesaggio" composto da unità separate per uffici e laboratori.
Un momento del workshop "Innesti, Matrioske & C", alla Triennale di Milano, lo scorso 30 ottobre.
Un momento del workshop "Innesti, Matrioske & C", alla Triennale di Milano, lo scorso 30 ottobre.
Nel palleggio tra italiani e stranieri, è la volta di Liu Kahn, che illustra il progetto di Yuan Feng del Silk Wall. La questione del come tramandare la memoria nella realizzazione di uno spazio creativo rivolto al futuro viene risolta, come ormai "la scuola cinese" dei progettisti contemporanei sta dimostrando, attraverso l'uso e il riuso di materiali di qualità. Design parametrico usato per plasmare la realtà e preservare ciò che la rapida urbanizzazione in Cina sta distruggendo: una pelle traforata fatta di blocchi di pietra che ruotati diversamente creano un muro vivo e vibrante.

I giovani spagnoli Langarita-Navarro presentano il progetto per la Red Bull Music Academy, sorta nel 2011 nella Nave 15 del Matadero di Madrid, trasformata per due mesi in "nave della musica". Il progetto di una micro città, e non di un edificio, composta quindi di vari elementi funzionali che diventano forme nello spazio unico della Nave. Gli studi sono dei volumi lignei, figure archetipe della casa con falde asimmetriche; la sala di registrazione è realizzata con sacchi di terra per soddisfare i requisiti acustici; tendaggi multicolor e grandi vasi con piante di un ipotetico micro Eden. Il tutto dentro l'involucro della storia.
L'intervento di Giuseppe Caruso
L'intervento di Giuseppe Caruso
Stefano Gri di Geza non esita a esporre le sue perplessità riguardo alla attuale "palude" dalla quale l'Italia fatica a emergere per quanto riguarda la gestione dei lavori pubblici e la progettazione del nuovo in contesti storici. Il suo progetto per la Casa della Musica a Cervignano del Friuli del 2011, però, è la testimonianza concreta che un capannone in disuso può trasformarsi, attraverso l'inserimento di cinque "scatole nella scatola", in un centro comunale funzionante 19 ore su 24 con utenza differenziata.

Tiziano Cattaneo definisce la stategia in-between, tra il restauro architettonico e la nuova progettazione, usata per la rigenerazione dell'ex Gil di Monza del 2005, dello studio Bugatti BCMA di Milano. Uno scavo al piano terra, con cui è stato creato un ambiente a doppia altezza attraversato da un corridoio sospeso, è segno di un approccio endogeno all' edificio, dove alle nuove funzioni corrisponde uno spazio multifunzionale.
L'intervento di Stefano Gri di Geza
L'intervento di Stefano Gri di Geza
Dopo l'intervallo, la palla passa di nuovo all'Italia con Giacomo Borella dello Studio Albori, che illustra vari progetti, tra i quali l'Ecomostro Addomesticato, ipotesi di riuso dello scheletro della struttura pensata da Rossi e Braghieri nell'83 presso la stazione di San Cristoforo (presentato alla Biennale di Venezia del 2008 e rimasto sulla carta), e quello invece in corso per il sopralzo di un edificio in corso Buenos Aires a Milano. Microalloggi per una fondazione ricavati con una struttura lignea all'ultimo piano della corte, e recanti un giardino pensile in sommità.

Ha un gemello, è smontabile ed itinerante: il Cube by Electrolux di Park Associati è ancora probabilmente presente negli occhi dei milanesi che si levano sopra la Galleria Vittorio Emanuele. Un progetto senza contesto, spiega Michele Rossi, che va continuamente a reinventarsi; pensato per "posarsi" in ambienti naturali e urbanizzati, il marketing l'ha però spinto solo nella seconda direzione. A Milano, questo "kit con montaggio a secco" ha suscitato grande curiosità e altrettante polemiche, ed è stato possibile solo grazie alla sua peculiarità di essere temporaneo.
Intervento dello studio spagnolo Langarita-Navarro
Intervento dello studio spagnolo Langarita-Navarro
Stefano Pujatti di elastico spa presenta il progetto dello Slow Horse di Piancavallo, albergo nato dalla parziale distruzione e avvolgimento della preesistenza in un nuovo volume.

La Wohlfahrt-Laymann House a Francoforte dello studio Meixner Schlüter Wendt Architekten è una "nuova conchiglia" sorta attorno alla costruzione risalente agli anni Trenta . Lev Libeskind descrive l'Eric F Ross Building a Berlino: un cubo inclinato penetrerà la parete esterna della sala dell'esistente Blumengrossmarkt, altri due cubi sorgeranno invece all'interno, come auditorium e libreria della futura sede dell'Accademia del vicino Museo Ebraico.
Lev Libeskind
Lev Libeskind
Nella seconda parte del pomeriggio, il dibattito si accende. Jakub Szczesny sottolinea come estendere il regime di conservazione sia solo un modo di nascondere la paura diffusa sugli esiti di un possibile intervento su di essi; si teme il nuovo, la strada della contestualizzazione risulta la più sicura. Pujatti ribatte che anche la conservazione del Moderno è un tema problematico, soprattutto per la presenza di esemplari discutibili per i quali si dovrebbe ragionare sul tema opposto della distruzione. E il pensiero va al grido d'allarme sulla questione della preservation lanciato da Koolhaas in "CRONOCAOS" alla Biennale di Venezia del 2010 e parzialmente ripreso nell'installazione in corso. Per la Spagna ciò che va recuperato dal passato è l'energia e l'intelligenza che certe architetture ancora posseggono, per arrivare a comprendere cosa utilizzare di ciò che rimane.

"Cause the city always grows", l'idea stessa di continuità non va preservata, ma deve trasformarsi insieme alla contemporaneità. E non è importante la forma, quanto un concetto di sovrascrittura di testi e programmi nuovi. Preesistenza architettonica quindi come corpo, risorsa o testo. Addizione contemporanea dipendente da essa concretamente ma non in termini di identità: endogeno od esogeno, aggredisce l'esistente dall'esterno o vi germoglia all'interno. Riconfigurazioni, superfetazioni: alla base di tutti questi interventi architettonici c'è un ideale di sincerità nei confronti del trascorrere del tempo e una visione positiva della contaminazione. Un concetto positivo e propositivo di ritorno sulle cose, che porta alla riattivazione del presente, anche attraverso la smallness, piccoli episodi urbani che si inseriscono in una idea di flusso del tempo che non va mai all'indietro. "There is still a place for small folies", ha detto Szczesny, invitando a scacciare la paranoia che avvolge la contemporaneità. "Parole, parole, parole" ha ripetuto per tutta la durata del workshop la voce di Mina, un leggero, ma insistente, sottofondo proveniente dalla sala accanto. Speriamo che, almeno questa volta, la "Tigre di Cremona" si stia sbagliando e crediamo invece alle sue parole di "Matrioska": "Guardala bene / questa Matrioska / non la conosci mai quanto basta".
Meixner Schlüter Wendt Architekten
Meixner Schlüter Wendt Architekten
Giacomo Borella dello Studio Albori
Giacomo Borella dello Studio Albori
Liu Kahn presenta il progetto del Silk Wall
Liu Kahn presenta il progetto del Silk Wall

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