L'idea di avanzare verso il futuro, ma imparando, ricordando e ripensando il passato è un buon motto per riflettere sulle trasformazioni dell'architettura negli ultimi cinque anni. È un modo diverso di vedere il passato, con uno sguardo critico, ma non pessimista, basato sull'idea che si possa imparare dagli anni pre- e post-bolla immobiliare e che sia necessario disfare per lavorare di nuovo in un'atmosfera più vicina e consona al momento attuale. Per riuscire in questo avvicinamento, i curatori Félix Arranz e Jordi Badia hanno scelto nove opere con diversi nessi in comune, fra i quali la materialità e la permeabilità, la tradizione e la contestualizzazione. È difficile pensare di riassumere tutti i messaggi e le caratteristiche che si desiderano comunicare, per questo Arranz e Badia si sono concentrati su un'architettura generazionale: architetti giovani che sono riusciti a emergere grazie a opere realizzate con estrema cura, a prescindere dalla scala.
Tra la gran varietà di padiglioni e mostre presentati nella cornice della 13. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia, che spesso affrontano tematiche molto diverse e talvolta trasmettono un sovraccarico di informazioni difficile da assimilare, vale la pena di sottolineare la coerenza narrativa di Vogadors: sin dall'inizio del percorso si comprende facilmente il filone argomentativo del padiglione. Nel corridoio d'entrata una selezione di centocinquanta progetti di diversi architetti, dal titolo Contesti, si presenta come un mosaico verticale che dà il benvenuto ai visitatori nell'intento di far conoscere anche le altre architetture della Catalogna e delle Baleari, e di preparare lo scenario per l'esposizione principale. Questo mosaico comprende opere di architetti come Enric Miralles, Josep Llinás, Marta Peris, Carme Pinós, RCR Arquitectes e Eduard Bru, tra gli altri; architetti di origine locale ma con una proiezione internazionale, che hanno realizzato le loro opere in periodi e regioni diversi.
Le opere sono: Bosch Capdeferro Arquitecturas: Casa Collage; Francisco Cifuentes: Casa en Bunyola ("Casa a Bunyola"); Nuria Salvadó e David Tapias: Guardería en Pratdip ("Asilo a Pratdip"); Blancafort-Reus Arquitectura: Casa para tres Hermanas ("Casa per tre Sorelle"); Meritxell Inaraja: La Seca; Jaime J. Ferrer Forés con Antoni Vilanova: Can Ribas; Olga Felip e Josep Camps: Piscina, Vestidores y Sala Deportiva ("Piscina, Spogliatoi e Sala Sportiva"); SMS Arquitectos: Ampliación del Instituto Josep Sureda i Blanes ("Ampliamento dell'Istituto Josep Sureda i Blanes"); David Sebastian y Gerard Puig: Escuela de Arte y Diseño en Amposta ("Scuola di Arte e Design ad Amposta").
L'approccio intellettuale è rafforzato da una serie di pubblicazioni in diversi formati. Spicca il lavoro realizzato per presentare tutte le opere in formato digitale utilizzando diversi iPad consultabili in situ (il padiglione è connesso con una rete wi-fi che consente di accedere facilmente alle app), permettendo di approfondire ogni opera espandendone la documentazione grafica. Questo punto non deve sorprendere, giacché entrambi i curatori hanno esperienza nell'ambito editoriale e gran parte del loro lavoro si basa anche sull'importanza della ricerca nel momento di fare architettura.
Questo modo di fare architettura è per tradizione legata alla terra e alla materialità, perciò la mostra comprende una tavola laterale, lunga quasi quanto la navata stessa, sulla quale sono esposti materiali nel loro stato originario.
Curatori: Félix Arranz, Jordi Badia
Immagine grafica: clasebcn, Claret Serrahima
Progetto dell'allestimento: Félix Arranz, Jordi Badia
Castello 40, Isola di San Pietro, Venezia
