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Contro la forza di gravità

Al MOCA di Chicago, la mostra Skyscraper: Art and Architecture Against Gravity coglie i temi alquanto emotivi e sicuramente globali dell'assenza del luogo, della disfunzionalità e dell'alienazione.

Sia detto a suo merito: Skyscraper: Art and Architecture Against Gravity non è una mostra fatta a misura di architetti e ingegneri. Al Museum of Contemporary Art di Chicago fino al 23 settembre, interviene in un dialogo cui la maggior parte di noi già partecipa: la mattina davanti al caffè e al giornale, guardando il telegiornale della sera o quando tiriamo tardi online collegandoci senza collegarci. Nell'insieme Skyscraper coglie i temi alquanto emotivi e sicuramente globali dell'assenza del luogo, della disfunzionalità, dell'alienazione. Certamente, l'architettura migliore si occupa anche di questi temi (spesso nel tentativo di rimediare ai suoi risultati negativi o di distogliere l'attenzione da essi) ma la mostra non nasce dal terreno della teoria. Non è tanto una mostra di ipotesi, quanto una mostra di fatti, con le fondamenta (scusate il gioco di parole) nell'esperienza concreta e nelle reazioni umane.

La cultura pop è parte inscindibile delle opere d'arte in mostra, dove pop funge anche da sinonimo di:
- popoli, come nel caso della loro separatezza all'interno di una singola struttura indivisa, con l'unico collegamento rappresentato dall'unità d'abitazione e dal comune distacco (sensazione implicita nelle fotografie degli immigrati scattate da Shizuka Yokomizo attraverso le finestre degli appartamenti del piano terreno, nel progetto Dear Stranger).
- pop, il verbo inglese che significa "colpire"; come quando le bande rivali di San Pietroburgo si battono tra loro sullo sfondo dei fitti complessi d'appartamenti "modernisti" (le kommunalka). Nell'ipnotico video Desniansky Raion di Cyprien Gaillard il risultato è una specie di scenario da guerra medioevale ambientata in un contesto contemporaneo, adattata a strutture contemporanee, accompagnata dalla pulsante colonna sonora di See You All di Koudlam.
- pop!, come il suono emesso dalla demolizione di un edificio tra le luci colorate (ancora nel video Desniansky Raion di Gaillard, che documenta l'abbattimento di un palazzo d'abitazione nella periferia parigina) o l'esplosione di una tragedia inattesa.
In apertura: vista dell'opera di Ahmet Öüt <i>Exploding
City</i>, 2009 esposta all'interno della mostra <i>Skyscraper: Art and Architecture Against Gravity</i>, MCA Chicago. Photo Nathan
Keay, © MCA Chicago. Qui sopra: gelitin, <i>B-Thing</i>, dettaglio, 2001. Courtesy dell'artista e Greene Naftali, New York
In apertura: vista dell'opera di Ahmet Öüt Exploding City, 2009 esposta all'interno della mostra Skyscraper: Art and Architecture Against Gravity, MCA Chicago. Photo Nathan Keay, © MCA Chicago. Qui sopra: gelitin, B-Thing, dettaglio, 2001. Courtesy dell'artista e Greene Naftali, New York
Molti dei progetti in mostra sono presentati in modo da suscitare un sogghigno o una risata, anche se riguardano temi potenzialmente seri in fatto di grattacieli e vita moderna. Untitled #3 (Chicago Tribune Tower) di Jeff Carter, per esempio, ricostruisce il progetto del grattacielo del Chicago Tribune di Walter Gropius e Adolf Meyer rifiutato nel 1922, realizzato interamente con prodotti Ikea modificati. In un video proiettato in continuo su un piccolo schermo mobile un quintetto di pupazzi disegnati sulle dita di una mano va su e giù nell'ascensore del grattacielo. L'Ikea, nel bene e nel male, rappresenta il design alla portata di tutti quanto il modernismo ortodosso, ed è ancora sospeso il giudizio se sia il 'vero' sogno del modernista (qualunque cosa voglia dire) o il suo incubo peggiore. Il progetto di Carter analizza il tema senza perdere la simpatia per Gropius; concentra poi l'attenzione sul materiale, sulla garanzia e sulla forma, aprendo la strada a questioni più importanti come il modo in cui si formano le preferenze estetiche, il modo in cui cambiano e il modo in cui si coltivano. Il tutto nella patria del grattacielo in questione! Ma, anche qui: l'Ikea? I pupazzetti? Cose da ridere.
Eliza Myrie, <i>raze/raise-topple/top pull</i>, 2012.
Courtesy dell'artista, Chicago.
Eliza Myrie, raze/raise-topple/top pull, 2012. Courtesy dell'artista, Chicago.
Come c'era da aspettarsi la mostra è anche piena di falli. Post Modern Res-erection with Observation Deck di Roger Brown e High Rise di Vito Acconci sono i più importanti, accanto ad altre più sottili (e forse involontarie) rappresentazioni. Il progetto di Acconci invita lo spettatore alla partecipazione: con corde e pulegge i visitatori possono innalzare un 'grattacielo' semitrasparente di 7,6 metri fino a svelare un possente membro maschile disegnato in rosso sulla facciata. Ma quando sono arrivata alla mostra, un'ora dopo l'apertura del museo, il gratta-Acconci era già sull'attenti e la partecipazione dei visitatori si limitava a farsi fotografare in posa davanti al fallo. Non credo occorra illustrare l'analogia tra grattacielo e genitali maschili, ma il progetto di Acconci mette in luce anche la questione della forza. L'High Rise appare fisicamente debole nella sua nicchia (la struttura pare fatta di bastoncini e di plastica, facile da bucare o da spaccare con un calcio). D'altronde, la forza – o il magnetismo – della struttura dipendono dal simbolo che incorpora. Ma, analisi freudiane a parte, l'opera di Acconci è divertente come un qualunque pene disegnato nell'atrio o sulla facciata di un grattacielo. Cioè parecchio divertente e, quanto a questo, una forma d'arte internazionale.
Non è tanto una mostra di ipotesi, quanto una mostra di fatti, con le fondamenta (scusate il gioco di parole) nell'esperienza concreta e nelle reazioni umane.
Vista dell'opera di Yin Xiuzhen <i>Portable City</i>
all'interno della mostra <i>Skyscraper: Art and Architecture
Against Gravity</i>, MCA Chicago. Photo Nathan
Keay, © MCA Chicago
Vista dell'opera di Yin Xiuzhen Portable City all'interno della mostra Skyscraper: Art and Architecture Against Gravity, MCA Chicago. Photo Nathan Keay, © MCA Chicago
Anche Untitled (Skyline) di Kader Attia è una rappresentazione intelligente e inconsueta dell'ambiente costruito: un'abbagliante immagine di 'grattacieli' come possono apparire al crepuscolo o di notte; e poi si capisce che le strutture di Attia sono fatte di frigoriferi modificati di varia altezza e dimensione. Rivestiti di piastrelle a specchio per mimare lo scintillio dei grattacieli, questi oggetti sono contemporaneamente funzionali (ma lo sono davvero, in questo contesto?) e decorativi. Lo spettacolo sarebbe molto diverso se la luce attenuata della sala venisse improvvisamente rinforzata: simbolo della follia da Dottor Jekyll e Mister Hyde, il giorno contrapposto alla notte, di ogni grande città. Ma, dopo intuizioni acute e spiritose come queste, 'entrare' in 9/12 Frontpage di Hans-Peter Feldmann riporta alla sobrietà e allo stupore. L'opera, fatta di 150 pagine di quotidiano, immerge il visitatore nel balbettio internazionale del giorno immediatamente seguente l'11 settembre 2001. L'iterazione dell'immagine delle Torri gemelle in vari stadi di distruzione e le varie lingue in cui i giornali del mondo cercavano di riassumere il senso della "notizia d'apertura" di quel giorno segnano il cambiamento, temporaneo e permanente, del nostro rapporto con i grattacieli e anche un cambiamento di tono della mostra.
Vista della mostra <i>Skyscraper: Art and
Architecture Against Gravity</i>, MCA Chicago,
Photo Nathan Keay, © MCA Chicago
Vista della mostra Skyscraper: Art and Architecture Against Gravity, MCA Chicago, Photo Nathan Keay, © MCA Chicago
Skyscraper è suddivisa in più sezioni: Verticalità, Personificazione dell'architettura, Critica urbanistica, Improvvisazione, Vulnerabilità delle icone. Ci si potrebbe chiedere perché ciascun pezzo appartenga alla rispettiva suddivisione, e l'identità generale di ciascuna sezione è autonoma. E tuttavia, come immigrati in un complesso residenziale, i vari elementi della mostra assumono una fisionomia unitaria. Si potrebbero poi discutere le ragioni per cui molti pezzi potrebbero appartenere anche a una sezione differente della mostra. Qui sta la forza della mostra: è coerente, e collega correttamente le varie proposizioni di un unico paragrafo. Portable City di Yin Xiuzhen, per esempio, (rappresentazione di una morbida Hangzhou di stoffa in una valigia aperta) sta nella sezione Improvvisazione, ma implica anche Vulnerabilità. E di chi, poi? Dell'icona o dell'uomo in risposta all'icona? Portable City è un caso di critica urbanistica? Forse, ma potrebbe essere anche un caso di adesione all'urbanistica. E anche se la città non è personalizzata in senso letterale nell'opera, il progetto allude comunque all'idea che un luogo non abbandona mai una persona, è parte vitale dei suoi organi; e, in fin dei conti, non è questa la ragione di una mostra come questa? Illustrare la vita all'interno e all'intorno di qualcosa di più grande.
Vista della mostra <i>Skyscraper: Art and Architecture Against Gravity</i>, MCA Chicago, Photo Nathan Keay, © MCA Chicago
Vista della mostra Skyscraper: Art and Architecture Against Gravity, MCA Chicago, Photo Nathan Keay, © MCA Chicago
Vista della mostra <i>Skyscraper: Art and Architecture Against Gravity</i>, MCA Chicago, Photo Nathan Keay, © MCA Chicago
Vista della mostra Skyscraper: Art and Architecture Against Gravity, MCA Chicago, Photo Nathan Keay, © MCA Chicago
Vista della mostra <i>Skyscraper: Art and Architecture Against Gravity</i>, MCA Chicago, Photo Nathan Keay, © MCA Chicago
Vista della mostra Skyscraper: Art and Architecture Against Gravity, MCA Chicago, Photo Nathan Keay, © MCA Chicago
Vista della mostra <i>Skyscraper: Art and Architecture Against Gravity</i>, MCA Chicago, Photo Nathan Keay, © MCA Chicago
Vista della mostra Skyscraper: Art and Architecture Against Gravity, MCA Chicago, Photo Nathan Keay, © MCA Chicago

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