Wendy, Friedrich e me

Wendy, il progetto dello studio HWKN vincitore dell'annuale Young Architects Program del MoMA/PS1, è la protagonista più recente delle cronache dei sistemi di raffrescamento di New York.

Nelle ultime settimane a New York ha fatto molto caldo. Temperature oltre i 38°C hanno fatto della riparazione del condizionatore del nostro appartamento di Brooklyn una necessità vitale. Il guasto era causa di notti insonni che aumentavano l'agonia della famiglia. A rendere le cose più complicate, gli alti costi del locale servizio riparazioni suggerito mi hanno indotto a cercare di riparare il guasto da me; dopo tutto sono architetto. Con la testa incastrata tra soffitto e apparecchio sono riuscito a scorgere il nome del modello: "Friedrich". È un Climate Master modello 814, un "ventilconvettore orizzontale aria-acqua", e qualche ulteriore consultazione online ha rivelato alcune varianti del modello, cioè -019, oppure -023, -027 o -031. E ha anche confermato che l'ultimo anno di produzione di questo specifico Friedrich risaliva al decennio Ottanta. La sezione sulla riparazione dei guasti del Manuale di installazione, gestione e manutenzione era particolarmente abbondante. Descriveva (in cinque pagine a caratteri piccolissimi) 52 possibilità di malfunzionamento, per finire con "a evitare la possibilità di lesioni o di morte per elettrocuzione, aprire l'alimentatore, scollegare l'interruttore e fissarlo in questa posizione prima di intervenire sull'apparecchio!". È comprensibile che io abbia cercato di rimandare. Friedrich e io siamo partiti male.

La storia dei rapporti tra i newyorkesi e i loro condizionatori d'aria è lunga e varia. Iniziò nell'estate del 1902. Fu l'ingegner Willis Carrier che, mentre lavorava all'impianto di una tipografia di Brooklyn, scoprì il modo di creare benessere ambientale negli interni controllando il tasso di umidità. Un recente articolo del New York Times ricorda lo storico evento, celebrando la macchina da lui "inventata che comprendeva ventilatori, condutture, riscaldatori e tubi forati […] riempiti d'acqua fredda proveniente da un pozzo che stava tra i due edifici".
In aperturas: Wendy, il progetto di HWKN vincitore del programma annuale MoMA/PS1 Young Architects Program, durante la serie <i>Warm Up 2012</i> series. Photo Michael Moran/OTTO. Qui sopra: a sinistra, Willis Carrier. A destra, l'impresario teatrale Samuel Roxy Rothafel. Photo via Wikimedia
In aperturas: Wendy, il progetto di HWKN vincitore del programma annuale MoMA/PS1 Young Architects Program, durante la serie Warm Up 2012 series. Photo Michael Moran/OTTO. Qui sopra: a sinistra, Willis Carrier. A destra, l'impresario teatrale Samuel Roxy Rothafel. Photo via Wikimedia
Le ricerche "sul delirio" condotte da Rem Koolhaas negli annali cittadini scovarono altri personaggi, soprattutto un certo Roxy [1], testa pensante della Fantastic Technology, che per primo mise in discussione l'uso convenzionale dei sistemi di condizionamento dell'aria. "Gli viene l'idea di aggiungere gas allucinogeni all'atmosfera della sala teatrale, in modo che il sistema di condizionamento dell'aria non consista solo nell'introdurvi ventilazione e raffreddamento, ma anche euforia. I suoi avvocati lo sconsigliano, ma per un breve periodo Roxy immette terapeutiche molecole di ozono nel sistema di condizionamento del teatro. A piccole dosi rende i 6.200 spettatori estremamente ricettivi nei riguardi di ciò che avviene su palcoscenico." [2]
Wendy durante la serie <i>Warm Up 2012</i> MoMA/PS1. Photo Michael Moran/OTTO
Wendy durante la serie Warm Up 2012 MoMA/PS1. Photo Michael Moran/OTTO
Essendo un'invenzione newyorchese di oltre un secolo fa l'aria condizionata è divenuta indispensabile alla vita della città e del territorio circostante. A livello nazionale, l'83 per cento delle case degli Stati Uniti oggi ha il condizionamento d'aria. Il "raffrescamento" negli Stati Uniti ha stabilito un nuovo punto di riferimento per l'idea del benessere e dello stile di vita, di lavoro e di divertimento degli americani. Ha perfino reso possibile Internet. Su scala mondiale, l'aria condizionata è uno degli ingredienti fondamentali del junkspace, lo "spazio-spazzatura" di Koolhaas.
Lo scorso fine settimana, durante i miei allucinati vagabondaggi sotto la cappa della calura cittadina, mi è apparsa come un miraggio nel deserto urbano di Long Island City: una nube astratta, color azzurro freddo, che si librava come per miracolo sui muri del cortile del MoMA/PS1.
Un Imperial Japanese Navy Mitsubishi G4M — Betty — abbattuto. Photo via <a href= "http://ww2today.com/20th-february-1942-uss-lexington-fighters-hit-japanese-bombers" target= "_blanK">World War II Today</a>
Un Imperial Japanese Navy Mitsubishi G4M — Betty — abbattuto. Photo via World War II Today
Wendy, il progetto dello studio HWKN vincitore dell'annuale Young Architects Program del MoMA/PS1, è la protagonista più recente delle cronache dei sistemi di raffrescamento di New York. Lo scorso fine settimana, durante i miei allucinati vagabondaggi sotto la cappa della calura cittadina, mi è apparsa come un miraggio nel deserto urbano di Long Island City: una nube astratta, color azzurro freddo, che si librava come per miracolo sui muri del cortile del MoMA/PS1. Wendy mette insieme le aspirazioni all'estasi di Samuel "Roxy" Rothafel e la soluzione di George W. Bush al problema del riscaldamento globale. [3] Iconica accumulazione di tessuto, ventilatori, tubazioni e vasche, se ne sta imbrigliata nella griglia di un'impalcatura. Come un personaggio imprigionato di Hedjukian, con i bracci puntuti da cui esplodono aria fresca, musica, acqua e vapori, Wendy crea "aree sociali nel cortile e combatte l'inquinamento togliendo dalla strada 260 automobili". Si trova qui, a detta di Mark Kushner, associato di HWKN, per "suggerire alla gente di pensare all'aria e all'ambiente: come le fotografie del Pianeta azzurro". [4]
Wendy durante la serie <i>Warm Up 2012</i> MoMA/PS1. Photo Michael Moran/OTTO
Wendy durante la serie Warm Up 2012 MoMA/PS1. Photo Michael Moran/OTTO
Battezzarla Wendy e non UAPS1 (Urban Air Purifying System, "Sistema di purificazione dell'aria urbana") – denominazione che per altro lo studio ha preso in considerazione – solleva la questione della tendenza umana a dare un nome alle macchine. La cosa accade normalmente al momento dell'invenzione, quando le macchine sono ancora autonome ed estranee. Nel periodo in cui internet era in via di diffusione i computer avevano un loro nome di battesimo, ma la stessa cosa succedeva anche per i primi aeroplani come i Clipper della PanAm, oppure come Betty, il bombardiere giapponese della seconda guerra mondiale. A quanto pare c'è una lunga tradizione a battezzare le strutture complesse al cui funzionamento affidiamo la nostra sicurezza fisica o psicologica. Di Wendy, Kushner afferma: "Il nome, personificando il progetto, suscita un rapporto emotivo". Con il trascorrere del tempo le personalità diventano semplici apparecchi; oggi nessuno dà un nome a un server o a un aereo di linea. Le prime apparecchiature della Carrier forse avevano un nome – "il guasto di Bessie" – ma oggi la gestione dell'aria è diventata una condizione, non un oggetto. E se Wendy fosse un precursore di questo genere, un prototipo inconsueto? Forse con il tempo delle piccole officine di montaggio cominceranno a riprodurla in tutto il mondo, saranno depositati dei brevetti e parecchie di queste macchine (a questo punto con la banale denominazione di UAPS) inizieranno a sorgere nelle strade e nei parchi, creando aree continue di climatizzazione 'delirante'. Comuni come i nostri condizionatori da finestra, perderanno la personalità e cambieranno in modo spettacolare il nostro modo di percorrere gli spazi esterni.
Wendy durante la serie <i>Warm Up 2012</i> MoMA/PS1. Photo Michael Moran/OTTO
Wendy durante la serie Warm Up 2012 MoMA/PS1. Photo Michael Moran/OTTO
Nonostante questa narrazione antropomorfica (che Glen Lowry, direttore del MoMA ha così riassunto: "Wendy è come una donna: sbotta e sibila quando le pare!") Wendy non va considerata un golem o un robot, da inserire negli annali dell'intelligenza artificiale. Senza la rapidità di Watson, l'ingegnosità della KITT di Supercar o la pertinente prontezza di Siri, nonché priva dell'acutezza e della sensibilità di HAL, Wendy è un'icona approssimativa, un emoticon. È un temporaneo montaggio grafico di parti prefabbricate: molto attraente dal punto di vista visivo, ha lo scopo di affascinare e ispirare un pubblico multiforme. Così lo studio HKWN commenta il significato di Wendy: "È la summa di tutte le ricerche e i discorsi d'architettura che il nostro studio ha condotto fin qui; e un trampolino per nuove avventure, pronto per ulteriori esplorazioni. Lo studio è sempre stato interessato a trovare nuove strade per far uscire l'architettura dall'ambito distorto dei discorsi disciplinari e per agganciare il pubblico. Il nostro presupposto è che al pubblico l'architettura piaccia, ma che non sappia come entrare in rapporto con essa e ne sia scoraggiato dai discorsi che circondano il nostro settore. Wendy parla il linguaggio della cultura di massa: l'abbiamo progettata perché sia facile amarla." Quanto a Friedrich e me, l'amore continua a non esserci. Ora abbiamo un ventilatore; si chiama Hunter.
Wendy durante la serie <i>Warm Up 2012</i> MoMA/PS1. Photo Michael Moran/OTTO
Wendy durante la serie Warm Up 2012 MoMA/PS1. Photo Michael Moran/OTTO
Note
1. Samuel Rothafel, detto Roxy, impresario teatrale e imprenditore americano. Noto per aver introdotto la presentazione elegante di film muti nei lussuosi cinematografi degli anni Dieci e Venti del Novecento.
2. Cfr. Rem Koolhaas, Delirious New York: un manifesto retroattivo per Manhattan, ed. it. a c. di Marco Biraghi, Milano, Electa, 2001.
3. Cfr. Rem Koolhaas, Junkspace: per un ripensamento radicale dello spazio urbano, ed. it. a c. di Gabriele Mastrigli, Macerata, Quodlibet, 2006.
4. Comunicazione personale di Marc Kushner

Alcuni spunti critici per questo articolo sono stati forniti da Vincent Appel, Nicolas de Monchaux e Mohammed Sharif.

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