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Bagliori nella città del boom

Due architetti, José Selgas e Lucía Cano, accendono sul waterfront di Cartagena un'architettura-antidoto alla desolazione della crisi.

La Murcia, regione della Spagna del sud sulla costa mediterranea, è il paradigma dell'ascesa e del crollo del ladrillo: in spagnolo significa 'mattone', ma anche il termine con cui si fa riferimento al boom e alla crisi immobiliare del Paese. Più ladrillo, più crisi, dice ora la gente. E di ladrillo la Murcia ne ha visto davvero molto: nei primi anni del nuovo secolo, centinaia d'interventi pubblici e privati, nonché migliaia di unità residenziali l'hanno trasformata nella regione spagnola a più rapida crescita. Oggi tutto è cambiato: tra il 2008 e il 2009 l'edilizia domestica ha conosciuto un crollo vertiginoso (meno 82%) e la regione fa ora i conti con disoccupazione, scarsità idrica, corruzione, appartamenti sfitti o invenduti, cantieri abbandonati e strade che si perdono nel nulla.

Il ladrillo ha lasciato una pesante impronta. Ovunque ti giri c'è il mattone. Nelle strette vie delle sue città si affastellano anonimi palazzi per uffici e abitazioni, malinconiche facciate in mattoni con tinte che vanno dal marrone all'arancio. Persino l'ampia distesa dell'arido territorio della Murcia offre poche possibilità di riposare lo sguardo su qualcosa che non sia un uniforme color terracotta, e la monotonia è interrotta solo sporadicamente da bianche file di outlet, dai vivaci teloni in plastica degli allevamenti o da rare chiazze verdi di vigneti, ulivi e aranci. La disfatta del settore immobiliare spagnolo e lo sviluppo regionale, fondato interamente sul mattone, sono solo parte del background dell'intervento più recente dello studio madrileno selgascano: un centro congressi con auditorium e sale convegni sul waterfront della città portuale di Cartagena. Dal momento in cui i progettisti si sono aggiudicati l'incarico fino all'inaugurazione, è passato quasi un decennio caratterizzato da numerosi ostacoli di natura economica, costruttiva e politica. Il forzato dilatarsi dei lavori può avere avuto degli aspetti negativi, ma ha anche offerto agli architetti, nonostante la scala e le condizioni poste dal progetto, la rara opportunità di rimanere aderenti alla loro consueta audacia e alla loro ossessiva attenzione ai dettagli.

Seconda città della regione, Cartagena è visivamente e fisicamente meno soffocante di altre parti della Murcia. Favorita dalla caratteristica brezza delle città mediterranee e dal miscuglio tipico dei paesaggi portuali, è punteggiata dai resti del suo passato cartaginese e romano, da armamentari marini (compreso lo scafo del primo sommergibile elettrico, costruito in Spagna verso la fine dell'Ottocento), e da un insieme d'infrastrutture difensive e cantieristiche, imponenti mura antiche e maestose piante di ficus.
Il centro congressi occupa una parcella di 210 metri di un molo lungo un chilometro. La passeggiata pubblica, che fronteggia il mare, prosegue anche all’interno dell’edificio
Il centro congressi occupa una parcella di 210 metri di un molo lungo un chilometro. La passeggiata pubblica, che fronteggia il mare, prosegue anche all’interno dell’edificio
Essenziale e per nulla pretenzioso, l'edificio sorge alla fine della lunga (un chilometro) passeggiata a mare, il Paseo Alfonso XII, e si mescola con il vigoroso scenario del vecchio porto, fatto di container, pontili, tubature, gru, trivelle, scafi, funi e alberi maestri. Avvicinandosi dal paseo, il complesso appare ingannevolmente piccolo, nascosto com'è dietro il prospetto sud. Le sue vere dimensioni si rivelano solo quando si cammina su entrambi i lati. La doppia facciata di pannelli traslucidi in policarbonato estruso espone la struttura metallica e arricchisce il gioco di trasparenze e tonalità creato dall'aver iniettato, in ciascun pezzo, minuscole scaglie di vernice fluorescente di colori e intensità diverse. Le soluzioni di raccordo con il contesto dilatano il gioco: assi di pino si sollevano così dai loro alloggiamenti nella passerella per creare delle panchine, mentre i lampioni ricordano vecchi caschi da palombaro. L'auditorium principale è collocato all'estremo opposto: una scatola di cemento coperta con tubi di plastica colorata che si spingono all'esterno per creare ombrose pensiline sopra le due terrazze. Di notte, migliaia di led infilati nei tubi e nei pannelli permettono all'intero complesso di illuminarsi come una gigantesca lucciola.
I livelli superiori sono inondati da un tramonto permanente grazie a due lastre di efte arancione di quindici metri per sessanta
I livelli superiori sono inondati da un tramonto permanente grazie a due lastre di efte arancione di quindici metri per sessanta
La pianta del complesso è dissociata dall'involucro. Sinuosa e gaia, la sala principale è disegnata per essere percepita come una singola, continua progressione, come fosse un'estensione del paseo. Sulla destra, una rampa sospesa sale verso il primo e il secondo piano, allungandosi sopra una panca illuminata che procede zigzagando, mentre l'edificio s'inabissa. Prendiamo a sinistra e la sala scende irregolare, calando di nuovo sotto il livello del mare, marcato in modo permanente dalla luce che attraversa i pannelli traslucidi della facciata. I pannelli stessi sono dipinti di bianco, retro-illuminati e verticali per creare una parete centrale che ripara le sale conferenze e il più piccolo dei due auditorium. Si scivola fino all'estremità opposta dell'edificio sui lisci pavimenti inclinati di gomma verde pallido. Alla fine della sala principale, oltre le scale in plexiglas, le entrate al grande auditorium sono riparate da pareti di cemento poroso e crestato, simile a una scogliera. I livelli superiori sono inondati da un tramonto permanente grazie a due lastre di efte arancione di quindici metri per sessanta, ancorate a un telaio in acciaio per creare una facciata intermedia morbida e fluttuante. Una volta all'interno dell'auditorium, il visitatore è completamente immerso in un'atmosfera di blu e verdi ultramarini creata dai pannelli traslucidi. Le sfumature policrome, le oscillazioni da morbidezza a rigidità, la curvatura delle pareti e i pavimenti irregolari creano una sorta di ebbrezza che induce nel visitatore un senso di relax.
L'approccio di selgascano è veramente 'neo-artigianale': si affida a materiali high-tech reperiti localmente e a soluzioni low-tech di basso impatto
L'edificio sorge alla fine della lunga (un chilometro) passeggiata a mare, il Paseo Alfonso XII
L'edificio sorge alla fine della lunga (un chilometro) passeggiata a mare, il Paseo Alfonso XII
Forme ammiccanti sono disseminate in tutto l'edificio: dai puff color caramella delle sale d'attesa fino alle lampade anni Settanta, alle vivaci e arrotondate finiture degli spogliatoi e alla collezione di sedie imbottite stile futuro anteriore Kubrik-esque del bar. Per non parlare delle psichedeliche indicazioni al neon e dei labirinti di specchi nei servizi igienici o degli enormi lampadari che ricordano dei palloni gonfiabili da spiaggia. Tutto si presenta in un crescendo ritmico di colore e lucentezza. L'interno è pervaso da una gioiosità che rimanda alle origini balneari di questo luogo, proprio come l'esterno si lega con la corposa immediatezza del porto. L'approccio di selgascano è veramente 'neo-artigianale': si affida a materiali high-tech reperiti localmente e a soluzioni low-tech di basso impatto. Presuppone una filosofia operativa di riutilizzo attivo e di contenimento dei costi che investe in creatività. Anziché preoccuparsi di definire uno stile personale, gli architetti ripropongono molte delle loro peculiari scelte tecniche ed estetiche, producendo risultati unici a ogni reiterazione. Il progetto risponde innanzitutto alle condizioni e al carattere del sito: invece di affidarsi al genio e all'ego o, peggio ancora, a indecifrabili calcoli e soluzioni vomitate da una macchina a centinaia di chilometri di distanza, è costantemente adattato on site tramite un processo di continuo affinamento. E si vede. Questa è un'architettura Pop nel vero senso del termine: per la gente. Architettura da usare, vivere, godere, occupare. Altro che un inutile mastodonte. La sua metratura si misura in migliaia, eppure non c'è alcuno spazio dal quale ci si senta sopraffatti, che non sia accogliente e amichevole. L'edificio è perfettamente adatto all'aria elegante di Cartagena e gliela fa vedere alla banale mania del mattone. Sboccia dalla tensione tra la visione del committente, che lavora per denaro, e la visione dell'architetto, che in questo caso, grazie al cielo, lavora per la gente. Questa non è un'architettura conciliante (il che sarebbe kitsch), ma di resistenza morbida: è un antidoto tanto alle sciatte abitudini del boom, quanto all'inevitabile desolazione della crisi. Mario Ballesteros, Critico e redattore d'architettura
Lo spazio a tutt’altezza che, dall’ingresso, conduce verso 
i due auditorium
Lo spazio a tutt’altezza che, dall’ingresso, conduce verso i due auditorium
Architetto: selgascano (José Selgas, Lucía Cano)
Team di progetto: Lara Resco, Carlos Chacón, José de Villar, José Jaraiz, Lorena del Río, Blas Antón, Miguel San Millán, Julián Fernandez, Beatriz Quintana, Jaehoon Yook, Jeongwoo Choi, Laura Culiañez, Bárbara Bardín
Interior Design, Architect of Record: selgascano
Assistenti: Antonio Mármol, Joaquín Cárceles, Rául Jiménez
Superficie del sito: 5.628 mq
Area totale costruita: 18.500 mq
Fase progettuale: 2002
Costruzione: 2006—11/2011
Costo: 34.5 milioni €
Strutture: FHECOR
Ingegneria meccanica/elettrica/idraulica: JG
Ingegneria acustica: ARAU ACUSTICA
Ingegnerizzazione dei tessuti: LASTRA Y ZORRILLA
Appalto: DRAGADOS, INTERSA
Lavorazione della plastica: POLIMERTECNIC, SABIC
Sedute dell'auditorium: FIGUERAS
Pavimenti: PRIALPAS
Illuminazione: IDEALUX, TALLERES ZAMORA
Pareti e rivestimenti: ATA AISLAMIENTOS TECNICOS AGROALIMENTARIOS
Anche l’anfiteatro principale del centro congressi 
è rivestito con una tessitura plastica
Anche l’anfiteatro principale del centro congressi è rivestito con una tessitura plastica
Gli architetti 
hanno immaginato l’anfiteatro principale del centro congressi come fosse ‘uno spazio di musica acquatica’
Gli architetti hanno immaginato l’anfiteatro principale del centro congressi come fosse ‘uno spazio di musica acquatica’
L’anfiteatro principale del centro congressi
L’anfiteatro principale del centro congressi
Gli spazi interni bianchi, traslucidi e luminosi sono interrotti da grandi tagli colorati
Gli spazi interni bianchi, traslucidi e luminosi sono interrotti da grandi tagli colorati
Una linea spezzata ritaglia l’apertura della reception nella facciata laterale traslucida. In primo piano, la struttura metallica dei prospetti, controventata e rivestita da tubolari plastici retro-illuminati
Una linea spezzata ritaglia l’apertura della reception nella facciata laterale traslucida. In primo piano, la struttura metallica dei prospetti, controventata e rivestita da tubolari plastici retro-illuminati
L’edificio, che all’esterno appare come un volume ben definito, è eroso all’interno da forme irregolari
L’edificio, che all’esterno appare come un volume ben definito, è eroso all’interno da forme irregolari

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