Architettura della paura

Lo Z33 riunisce 15 artisti che riflettono sull'onnipresenza della paura e sul nostro bisogno di proteggerci.

Grazie ai media, dobbiamo continuamente affrontare le immagini della paura e le ansie che associamo a una qualunque delle numerose minacce finanziarie, climatiche, terroristiche ed epidemiche, per citare solo alcune delle preoccupazioni che quotidianamente danno l'assalto alla nostra coscienza. Viviamo in una società della paura. Ciò si ripercuote anche sulla nostra architettura e sullo stile di vita comune. Oggi la maggior parte delle abitazioni e dei giardini sono circondati da cancellate, che danno protezione e apparente sicurezza, ma segnano anche i confini e garantiscono che tutto sia nettamente delimitato. Charles Jencks la chiama wallification, "murificazione". Il caso limite è la costruzione di comunità chiuse dietro i cancelli, ma il fenomeno riguarda anche il modo in cui la gente comune si barrica dietro le cuffie, i cellulari e quindi si ripiega su se stessa e si allontana dagli altri passanti. Curiosamente, non è passato molto tempo dall'epoca in cui l'architettura occidentale era nettamente aperta. Ricordiamo – grazie alla nostalgica serie televisiva Mad Men, per esempio – l'idea della vita domestica nei quartieri residenziali suburbani, con le sue porte mai chiuse a chiave, sempre aperte per i vicini. A quei tempi c'erano altre paure con cui fare i conti, e avevano un influsso sull'architettura. La paura della bomba atomica era onnipresente e negli Stati Uniti creò la tendenza a costruire rifugi antiatomici personali per proteggersi dagli attacchi. Oggi viviamo analoghe paure nella nostra paranoia post-11 settembre, in gran parte artificiosamente costruita – oggi come allora – grazie alla diffusione delle immagini attraverso i media. La paura attraversa tutte le epoche e porta sempre con sé l'implicita idea della morte. Possiamo cercare di proteggercene (con l'architettura, per esempio), ma non possiamo evitarla.
Jennifer & Kevin McCoy,
<i>Soft Rains #6: Suburban Horror</i>, 2004. Photo Kristof Vrancken / Z33
Jennifer & Kevin McCoy, Soft Rains #6: Suburban Horror, 2004. Photo Kristof Vrancken / Z33
La mostra Architecture of Fear allo Z33 di Hasselt, in Belgio, si sviluppa sull'apocalittico presupposto che la paura è dovunque e che abbiamo bisogno di proteggerci dal pericolo attraverso la creazione di infrastrutture come le comunità chiuse da cancellate, le telecamere di sorveglianza e così via. Il curatore Ils Huygens riunisce 15 artisti che, ciascuno a suo modo, riflettono sulla paura nella società contemporanea: Bureau D'Etudes, De Geuzen, Floris Douma, Laurent Grasso, Ilkka Halso, Susanna Hertrich, Charlotte Lybeer, Jill Magid, Jennifer e Kevin McCoy, Tracey Moffatt, Trevor Paglen, Marie Sester, Kin Wah Tsang ed Els Vanden Meersch.
Laurent Grasso, <i>525</i>, 2007. Produzione: Institut d’Art Contemporain, Villeurbanne & Rhône-Alpes. Photo Kristof Vrancken / Z33
Laurent Grasso, 525, 2007. Produzione: Institut d’Art Contemporain, Villeurbanne & Rhône-Alpes. Photo Kristof Vrancken / Z33
In A reasonable man in a box (2010), Jill Magid prende come punto di partenza il Memorandum Bybee, un documento del 2002 della CIA che riguarda l'uso dei metodi di interrogatorio "accettabili", memorandum poi ritirato nel 2009 dl presidente Obama. L'opera riguarda il concetto, espresso nel memorandum, che rinchiudere i sospetti in uno spazio limitato in compagnia di uno o più insetti possa essere considerato accettabile, per lo meno purché l'insetto non sia letale e il soggetto sia mentalmente in grado di capire che la situazione non è una vera e propria minaccia mortale. Magid allestisce un'installazione di video, collage e testi per trasformare questa argomentazione politica in un'intensa esperienza personale. Tracey Moffatt presenta Doomes (2007), montaggio filmico di immagini di catastrofi tratte da film hollywoodiani di ogni genere, accompagnate da una colonna sonora techno. Si viene bombardati da immagini di terremoti, tsunami, esplosioni, alluvioni, violenze e terrore; il tutto contrapposto a una colonna sonora esilarante. Ikka Halso espone Museum of Nature (2004), serie di fotografie con immagini di architetture museali dentro le quali sono contenuti elementi naturali. L'opera comunica l'idea distopica che il museo possa diventare l'unico luogo dove sia possibile visitare la natura.
Charlotte Lybeer, <i>The Villages</i>, 2011. Photo Kristof Vrancken / Z33
Charlotte Lybeer, The Villages, 2011. Photo Kristof Vrancken / Z33
Trevor Paglen presenta The Other Night Sky e Limit Telephotography (entrambi iniziati nel 2007). Nella prima serie, Paglen svela i segreti delle infrastrutture di sorveglianza satellitari che ci stanno sopra la testa grazie all'uso di speciali macchine fotografiche, di teleobiettivi e di informazioni raccolte da astronomi dilettanti e da speciali software. Per la seconda serie Paglen ha fotografato basi militari segrete in località isolate come il deserto o in siti in cui sono protette da fasce di chilometri di territorio in cui è proibito l'accesso. Administration of Terror (2010) del Bureau d'Études offre una rappresentazione grafica della rete dei collegamenti tra istituzioni politiche ed economiche e gruppi terroristici. Bureau d'Etudes si impegna sulla stessa linea nella redazione di mappe critiche di sistemi politici, sociali ed economici che rivelano rapporti con altre connessioni altrimenti nascoste. Charlotte Lybeer presenta una collezione di fotografie di comunità chiuse e di parchi tematici contemporanei scattate tra il 2003 e il 2008.
Els Vanden Meersch, <i>
Cellen van oneindigheid / Units of Infinity</i>, 2011
Els Vanden Meersch, Cellen van oneindigheid / Units of Infinity, 2011
Di Laurent Grasso ci sono parecchie opere realizzate dal 2007 relative alla sfera geodetica, come la scultura 525 che si ispira a Buckminster Fuller e allude all'architettura dei centri di ricezione di Echelon, la rete mondiale di intercettazione clandestina delle comunicazioni. Nel suo film Silent Movie (2010) Grasso rappresenta l'infrastruttura di sorveglianza del passato nelle antiche località strategiche lungo la costa di Cartagena. Gli antichi forti e le loro batterie svelano l'evoluzione delle infrastrutture di difesa e di sorveglianza e conferiscono un livello di riferimento storico ad Architecture of Fear. Angelique Campens
Susanna Hertrich, <i>Prostheses for Instincts</i>, 2008. Photo Kristof Vrancken / Z33
Susanna Hertrich, Prostheses for Instincts, 2008. Photo Kristof Vrancken / Z33
Kin-Wah Tsang, <i>The Second Seal – Every Being That Opposes Progress Should Be Food For You</i>, 2009. PhotoKristof Vrancken / Z33
Kin-Wah Tsang, The Second Seal – Every Being That Opposes Progress Should Be Food For You, 2009. PhotoKristof Vrancken / Z33
Marie Sester
Marie Sester
Jill Magid, <i>A Reasonable Man in a Box</i>, 2010. Photo Kristof Vrancken / Z33
Jill Magid, A Reasonable Man in a Box, 2010. Photo Kristof Vrancken / Z33

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