La Semeuse by RozO e Marjetica Potrc

Conversazione con Séverine Roussel e Philippe Zourgane di RozO Architectes sul progetto del verde pubblico come agente di relazioni sociali.

La Semeuse où le devenir indigène è un progetto che parte dal concetto di riformulazione dell'idea di giardino. Il giardino cioè non è inteso come modello decorativo, basato sul tradizionale consumo della bellezza artificiale costruita dalle mani dell'uomo, ma piuttosto un vettore culturale in grado di generare nuove relazioni sociali. Il progetto La Semeuse è nato da un'idea dagli architetti Séverine Roussel e Philippe Zourgane (RozO architectes) — a Milano nel corso di un workshop alla NABA — insieme con l'artista slovena Marjetica Potrc. È stato poi realizzato negli spazi del Laboratoire, il centro culturale di Aubervilliers, un comune della banlieue parigina.

Riccarda Mandrini: come è nato il progetto della Semeuse?
RozO: abbiamo lavorato sull'idea di usare la vegetazione come un agente rivelatore della multiculturalità.

Non c'è molta vegetazione a Aubervilliers, ma riguardo la multiculturalità ci sarebbe parecchio da dire...
Nell'immaginario collettivo, Aubervilliers appare peggio di quello che di fatto è nella realtà. È un comune situato nella prima periferia a Nord di Parigi e, anche se in pochi lo sanno, ha una storia agricola importante. In un passato nemmeno troppo lontano, era una zona rurale di vitale importanza per Parigi: a Aubervilliers si coltivavano ogni genere di ortaggi ed erano noti per essere i migliori sul mercato; veniva chiamata la Plaine des Vertus (la piana delle virtù). Aubervilliers è da sempre una zona multietnica e multiculturale, qui arrivavano i lavoratori non solo da varie regioni della Francia, ma anche dalle colonie. In seguito, ha conosciuto una forte industrializzazione e poi negli ultimi decenni una forte disoccupazione con tutto quello che ne consegue. Quello che abbiamo fatto con l'artista Marjetica Potrc era lavorare con la vegetazione, elevandola a strumento politico e mostrare come la multi etnicità che caratterizza il comune potesse essere trasferita al paesaggio.
La Semeuse è pensato come un monumento alla multiculturalità di Aubervilliers, laboratorio vivente della coesistenza tra diverse nazionalità e religioni.
La Semeuse è pensato come un monumento alla multiculturalità di Aubervilliers, laboratorio vivente della coesistenza tra diverse nazionalità e religioni.
E ne avete creato uno completamente nuovo?
Quello che abbiamo realizzato è un dispositivo culturale; La Semeuse è una sorta di vivaio, un luogo dove riprodurre e far crescere piante particolari, che vengono coltivate su richiesta degli abitanti.

In che modo?
Facciamo un esempio: abbiamo visto che molti cittadini di Aubervilliers hanno mantenuto il modo di cucinare e quindi di mangiare proprio dei loro paesi di origine e, spesso, per cucinare questi piatti servono delle erbe o spezie particolari che qui non si trovano. La diffusione di queste piante indigene avviene attraverso lo scambio: le persone si scambiano i semi e poi li coltivano individualmente. Da qui siamo partiti dall'idea del Seme, la semeuse. La Semeuse è anche la seminatrice, adottata come simbolo della Rivoluzione Francese, ma nel nostro caso vuole essere un modo di andare incontro e aprire alla multi-etnicità. L'idea del giardino della Semeuse non è quella di creare piante con un fine decorativo, ma di diffusione e di scambio, di dare vita un luogo dove la gente si incontra e dialoga. I movimenti delle piante nella storia hanno giocato un ruolo importante — la canna da zucchero, tabacco gomma — sono state uno dei primi vettori della colonizzazione, lo strumento che ha dato modo alla Compagnia delle Indie di diventare e rimanere per due secoli e mezzo una potente impresa commerciale. Le piante che venivano dalle colonie hanno permesso di attivare una forte modernizzazione europea infatti le diverse compagnie erano quotate in borsa a Parigi e Londra.
Il progetto <i>La Semeuse</i> è stato pensato a Aubervilliers, sobborgo di Parigi dove convivono 70 diverse nazionalità. È una sorta di vivaio, dove riprodurre e far crescere essenze particolari, su richiesta degli abitanti.
Il progetto La Semeuse è stato pensato a Aubervilliers, sobborgo di Parigi dove convivono 70 diverse nazionalità. È una sorta di vivaio, dove riprodurre e far crescere essenze particolari, su richiesta degli abitanti.
Quindi se qualcuno ha bisogno di piante esotiche in un certo senso per uso domestico, può rivolgersi alla Semeuse. L'intenzione reale è quella dare vita a un progetto di scambio. Ogni persona può portare delle piante diffuse nel proprio paese d'origine, ma difficile da trovare in Francia. Questo è un modo semplice di introdurre la propria cultura agli altri. L'idea, come dicevo, è quella di mettere una pianta, che in questo caso assume una valore culturale rilevante, a disposizione di tutti, di farla crescere, di trasformarla in una progetto pubblico invece di coltivarsela semplicemente sul proprio balcone. La Semeuse si svilupperà in due modi distinti: la banca dei semi e quella delle piante, coinvolgendo anche i giardinieri della città. I semi delle banche sono stati messi in contenitori mobili; molti, tra semi e piante, sono stati forniti in prima istanza dalle associazioni come Une Oasis dans la Ville, questo per coinvolgere il più possibile un ampio numero di soggetti diversi.
Quello che abbiamo fatto con l'artista Marjetica Potrc era lavorare con la vegetazione, elevandola a strumento politico e mostrare come la multi etnicità che caratterizza il comune potesse essere trasferita al paesaggio.
<i>La Semeuse</i>: alcune delle fasi di realizzazione del progetto presso i Laboratoires d'Aubervilliers.
La Semeuse: alcune delle fasi di realizzazione del progetto presso i Laboratoires d'Aubervilliers.
Anche il vostro studio che è a Aubervilliers ha a che fare con la storia agricola della cittadina?
Il nostro studio Rue de Chapon ha preso il nome della strada dove si trova. L'edificio in origine era uno spazio che ospitava due diversi depositi agricoli e tutt'intorno si trovavano delle fattorie. A noi non interessa avere il classico studio di architettura, chiuso da quattro mura, ma piuttosto uno spazio dove si intersecano diversi livelli di attività e farne emergere le potenzialità. Ci sono dei loft che sono stati affittati, degli uffici e anche uno spazio di produzione artistica. Quest'ultima area ha un soffitto ampio per questo era stato anche affittato da una compagnia di artisti acrobati che provavano uno spettacolo che poi è andato in scena al Théatre de Chatelet. La gente può entrare e assistere alle prove. L'intervento nello spazio di Rue de Chapon è stato sì nella struttura, ma soprattutto nella sua gestione. Per noi conta che ci sia della gente che ci vive, questo fa sì che non si resti rinchiusi nella dimensione stretta né dell'architettura, né dell'ufficio, né tantomeno di quella artistica.
Modello di una mini serra, usata per la coltivazione di alcune essenze.
Modello di una mini serra, usata per la coltivazione di alcune essenze.
Artista e architetto, Marjetica Potrc vive a Lubljana. I suoi lavori sono stati presentati in diverse esposizioni in Europa e America: alla Biennale di San Paolo in Brasile (1996 e 2006), alla Biennale di Venezia (2003 e 2009), al Museo Van Abbe di Eindhoven (2008); e allo Smart Museum of Art dell?università di Chicago (2009).

Séverine Roussel e Philippe Zourgane hanno fondato lo studio d'architettura RozO architecture paysage environnement architectes nel 1998. RozO si occupa di progetti d'architettura innovativi, anche alla scala territoriale. Gli edifici concepiti dallo studio propongono un'osmosi con il clima e ottimizzano i potenziali dei siti per i quali vengono concepiti. RozO ha realizzato progetti in Francia, Italia, Belgio, Senegal, La Reunion e in Corea.
Più che sui flussi umani, La Semeuse si basa sulla migrazione dei semi che grazie ad agenti casuali crescono in territori diversi e qui si sviluppano fino a essere considerati indigeni.
Più che sui flussi umani, La Semeuse si basa sulla migrazione dei semi che grazie ad agenti casuali crescono in territori diversi e qui si sviluppano fino a essere considerati indigeni.
Alla base del progetto ci sono una serie di grandi sacchi nei quali vengono coltivati i semi. <i>La Semeuse</i> è concepito come un giardino portatile al servizio degli abitanti di un quartiere.
Alla base del progetto ci sono una serie di grandi sacchi nei quali vengono coltivati i semi. La Semeuse è concepito come un giardino portatile al servizio degli abitanti di un quartiere.

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