Il soddisfacimento di questo obiettivo energetico si accompagna necessariamente a scelte di carattere progettuale che condizionano significativamente la forma dell'architettura. Infatti, se si prende in esame la prima caratteristica di un NZEB, quella di consumare poca energia, questa si traduce in misure di efficienza energetica e nell'impiego di tecnologie impiantistiche, che influenzano sia il modo in cui l'involucro è pensato che l'invaso stesso, stabilendo un forte legame tra la forma dell'energia e la forma dell'architettura.
Ad esempio, illuminazione naturale, isolamento, riscaldamento passivo, ma anche riscaldamento ad alta efficienza ventilazione, condizionamento dell'aria, ventilazione naturale, raffrescamento evaporativo, pompe di calore geotermiche, sono tra le strategie più comunemente adottate in questi edifici. Si tratta di elementi che influenzano la qualità, ma anche il confort degli spazi interni degli edifici, sia quando siano direttamente percepibili dall'utente, sia quando non lo siano. Se si guarda, poi, alla seconda caratteristica di un NZEB, quella di utilizzare tecnologie di produzione di energia da rinnovabile, anche in questo caso il legame con la forma dell'architettura è molto evidente. Si pensi, ad esempio, al solare fotovoltaico e solare termico integrati in coperture e facciate, ma anche al microeolico.
Da questa sintetica e certo non esaustiva premessa si intuisce come questa categoria di edifici possa costituire un dominio di sperimentazione molto interessante per la progettazione, poichè, infatti, per i NZEBs esiste un legame molto stretto tra la forma dell'energia e la forma dell'architettura.
La sfida, oggi, è proprio rappresentata dal pensare gli edifici, e i paesaggi di cui essi fanno parte, secondo categorie nuove, che fanno capo alle tematiche dell'energia. Si tratta, infatti, di concepire elementi e spazi produttivi inediti, secondo categorie funzionali che non sono più solo quelle che la tradizione conosce.
Lo scorso meeting si è svolto a Golden, in Colorado, proprio all'interno di un NZEB. Si tratta del RSF, il Research Support Facility del National Renewable Energy Laboratory of the U.S. Department of Energy (NREL / US DOE); un edificio di circa circa 21.8000m2, dove lavorano 800 persone, inaugurato nell'ottobre del 2010.
Vorrei raccontare come questo edificio è fatto, e anche, che effetto fa, partendo dall'inizio, dal come è stato progettato.
La strategia adottata per il RSF è stata progettare "Ciò che deve fare, non come deve essere". Si tratta di un superamento dell'approccio progettuale che fa della "bellezza" un obiettivo primario, secondo un certo codice estetico condiviso, e che privilegia, invece, l'obiettivo del comportamento energetico (performance). Ciò non significa, naturalmente, rinunciare alla "bellezza" ma piuttosto rielaborarne il codice estetico, includendo in esso l'istanza energetica.
Coerentemente con questo approccio, il bando di progetto per il RSF chiedeva che il progetto rispondesse a requisiti ben definiti: prestazioni adatte alla certificazione LEED; un approccio commercialmente replicabile; un consumo energetico pari a circa 110kWh/m2/anno (inferiore alla metà di quello standard ASHRAE); sicurezza (delle attività di manutenzione, dello smantellamento dell'edificio alla fine del ciclo di vita, della costruzione); un luogo di lavoro ad alte prestazioni, che favorisse l'incontro con soggetti esterni, che supportasse future tecnologie e che fosse soddisfacente per lo staff. L'intenzione dei committenti, infatti, era fare del RSF un edificio per uffici di grandi dimensioni replicabile, un prototipo di NZEB.
L'aspetto veramente nuovo legato alla progettazione di un NZEB è che il primo passo del progetto è il suo bilancio energetico.
La prima cosa che mi ha colpito entrando nell'edificio, è stata l'odore. Un odore di legno, ma anche di materiali "buoni", che contrastava da un lato con l'idea dell'edificio che mi ero fatta prima di visitarlo (perfettamente funzionante, molto tecnologico, e, quindi, freddo), dall'altra con il fatto che essendo l'edificio abitato solo dall'ottobre 2010, mi aspettavo il tipico odore un po' industriale degli edifici nuovi.
Ho poi capito che la mia sensazione olfattiva era da ricollegare a una scelta attenta dei materiali, che ha privilegiato l'impiego di materiali eco-compatibili (eco-resine eco-vernici), o anche riciclati o prodotti localmente (come il legno).
Questa prima impressione di "calore", che mi aveva già ben disposta nei confronti dell'edificio, si è poi rafforzata mano a mano che ho potuto visitare le altre zone. Materiali, luce naturale, colori, forme e finiture, concorrono a formare un'immagine dell'edificio "umana", come se non fosse l'edificio speciale che esso è.
Che l'edificio sia speciale lo si capisce solo dopo un po' che si è dentro, quando la tecnologia in esso impiegata diventa percepibile. La tecnologia si sente, ad esempio quando le luci si abbassano governate da un sistema centrale che lascia talvolta un po' stupiti anche gli stessi utenti, che hanno un margine di libertà piuttosto limitato. La tecnologia, poi, si vede, non soltanto quando si guardi alle sofisticate aperture, ad esempio, ma soprattutto quando si scenda nel ventre dell'edificio dove si trovano gli impianti: un ordinato sistema (quasi linfatico) che con la sua potenza anche visiva comunica molto bene quanta parte gli aspetti legati ai flussi abbiano all'interno dell'edificio. L'attenzione ai flussi è denunciata anche dalla presenza dei doppi rubinetti ai lavandini, per il risparmio dell'acqua, o ai tanti cestini per il riciclaggio dei rifiuti. Infine, ciò che si può, anche, vedere, è la performance dell'edificio, misurata continuamente e comunicata da un display montato all'ingresso, che racconta in tempo reale, quanta energia l'edificio produce e quanta ne consuma.
Costo: 57.4 milioni di dollari
Note
1 DIRECTIVE 2010/31/EU OF THE EUROPEAN PARLIAMENT AND OF THE COUNCIL of 19 May 2010 on the energy performance of buildings (recast) / http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:L:2010:153:0013:0035:EN:PDF
2 La definizione di "nearly zero-energy building" fornita dalla Direttiva è la seguente: "'nearly zero-energy building' means a building that has a very high energy performance (...). The nearly zero or very low amount of energy required should be covered to a very significant extent by energy from renewable sources, including energy from renewable sources produced on-site or nearby"