Osservare, riflettere, bighellonare: tre progetti dello Studio Albori

La poetica dello scarto dello studio Albori – uno degli studi più interessanti del panorama italiano – implica una cura affettuosa della dimensione del costruire e dell'abitare.

Prendo a prestito questa autodefinizione di sapore baudelairiano dello studio Albori per presentare tre recenti lavori di questo studio milanese, composto dagli architetti Emanuele Almagioni, Giacomo Borella e Francesca Riva.
Si tratta di lavori diversi tra di loro, per natura e dimensioni: un progetto visionario per la trasformazione di una grande struttura edilizia incompiuta e abbandonata a Milano, un lavoro collettivo di riflessione sui luoghi della vita, realizzato a Roma con un gruppo di rifugiati, il recupero di un piccolo edificio rustico sul Lago Maggiore.
Il primo lavoro è nato come esercizio dimostrativo per il Padiglione Italiano della Biennale Architettura di Venezia, il secondo ha prodotto una collezione di modelli successivamente esposti in una mostra, il terzo infine si è concluso con la sua realizzazione.
Che cosa accomuna questi tre lavori? Come gran parte dei progetti di questo studio, sono progetti che riutilizzano materiali esistenti. Questi materiali possono essere architetture mai portate a termine, come la Stazione di San Cristoforo progettata da Aldo Rossi e Gianni Brughieri, oppure i contenitori per alimentari della Tetra Pak, riciclati e assemblati per isolare le pareti nel caso del primo progetto; possono essere i pezzi di cartone, i sassi, le foglie con cui sono stati realizzati i modelli di "Geografie extravaganti", come anche gli stessi luoghi evocati da questi modelli; sono infine materiali esistenti, i rami del bosco dietro la cascina segati per realizzare i brise-soleil che ombreggiano la parete vetrata del piccolo edificio e il legname accatastato ordinatamente a isolare la parete in muratura del fronte principale, come esistente è la struttura decrepita del fienile recuperato.
Ecomostro addomesticato. Preliminary project: Studio Albori – Emanuele Almagioni, Giacomo Borella, Francesca Riva, con/with Alessandro Rogora TME. Client: PARC – Padiglione italiano – La Biennale di Venezia, 2008
Ecomostro addomesticato. Preliminary project: Studio Albori – Emanuele Almagioni, Giacomo Borella, Francesca Riva, con/with Alessandro Rogora TME. Client: PARC – Padiglione italiano – La Biennale di Venezia, 2008
Persino gli strumenti del progetto non sono quelli rutilanti di effetti, sulla carta, del marketing immobiliare, bensì quelli del lavoro manuale come inseparabile controparte di quello intellettuale: disegnare, colorare, costruire modelli, assieme al misurare, osservare, riflettere. Perdere tempo in un tempo che non ha tempo. A guardare i progetti dello studio Albori, il pensiero corre inevitabilmente alle note pagine di Levi-Strauss sulla differenza tra ingegnere e bricoleur: "l'ingegnere interroga l'universo, mentre il bricoleur si rivolge a una raccolta di residui di opere umane". Sono pagine che, lette cinquant'anni dopo essere state scritte, non ci parlano solamente di un mondo 'primitivo' contrapposto al mondo 'civilizzato', ma anche di una strategia di sopravvivenza oppure – con un termine più ottimista – di 'sostenibilità' in un mondo totalmente omologato, che ha ormai introiettato anche gli ultimi "tristi tropici". Sostenibilità, dunque, non solamente in termini di salvaguardia dell'equilibrio ambientale, ma anche quale strategia di affettuosa cura della "dimensione corporea e sensibile" del costruire e dell'abitare, la cui pratica comune trova forse proprio nella pratica del bricolage il suo linguaggio poetico.
Ecomostro addomesticato. Preliminary project: Studio Albori – Emanuele Almagioni, Giacomo Borella, Francesca Riva, con/with Alessandro Rogora TME. Client: PARC – Padiglione italiano – La Biennale di Venezia, 2008
Ecomostro addomesticato. Preliminary project: Studio Albori – Emanuele Almagioni, Giacomo Borella, Francesca Riva, con/with Alessandro Rogora TME. Client: PARC – Padiglione italiano – La Biennale di Venezia, 2008
Proposta di riutilizzo della struttura incompiuta della stazione ferroviaria di San Cristoforo a Milano, 2008
Progetto presentato nell'ambito della mostra "L'Italia cerca casa" al Padiglione Italiano dell'11ª Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia Con Alessandro Rogora TME

La tendenza all'astrazione e alla stilizzazione riguarda oggi anche i temi della sostenibilità ecologica dell'architettura, che in quest'ottica si riduce a un'ulteriore aggiunta tecnocratica, neutralizzandone il grande potenziale di rottura e rigenerazione, capace di introdurre utili incrinature nell'immaginario sterilizzato dell'architettura della megamacchina. Tentare di mettere a frutto queste incrinature, che spingono in una direzione di maggiore concretezza, frugalità e cordialità dello spazio, è uno dei molti temi sul tavolo dell'architetto che lavora nei paesi sovra-sviluppati. (studio Albori)
Ecomostro addomesticato. Preliminary project: Studio Albori – Emanuele Almagioni, Giacomo Borella, Francesca Riva, con/with Alessandro Rogora TME. Client: PARC – Padiglione italiano – La Biennale di Venezia, 2008
Ecomostro addomesticato. Preliminary project: Studio Albori – Emanuele Almagioni, Giacomo Borella, Francesca Riva, con/with Alessandro Rogora TME. Client: PARC – Padiglione italiano – La Biennale di Venezia, 2008
Invitati da Francesco Garofalo, curatore della mostra, a presentare un progetto esemplare e in qualche modo ideale del loro atteggiamento progettuale sul tema dell'abitazione, lo studio Albori scelse di lavorare, come è loro consuetudine, su un'ipotesi reale e concreta a partire dal luogo: lo scheletro incompiuto della stazione ferroviaria progettata nel 1983 da Aldo Rossi e Gianni Braghieri . La chiarezza geometrica, tipica delle opere di Aldo Rossi, che caratterizza lo scheletro in cemento armato di questo rudere, fa da sfondo a un'altra geometria, diversa ma complementare, fatta di molteplici forme e colori, che mimano in qualche maniera un processo costruttivo piuttosto che un progetto statico e definitivo. Il tema del recupero dell'esistente è centrale in questo progetto, assieme a quello della partecipazione attiva degli abitanti che viene auspicata e in qualche modo rappresentata anche formalmente dal modello presentato in mostra, come uno tra i tanti possibili esiti del processo progettuale. Partendo dal ricupero di una struttura abbandonata, anche le tecniche proposte per la costruzione utilizzano gli scarti con diversi espedienti: l'isolamento delle pareti viene realizzato assemblando contenitori della Tetra Pak in poliaccoppiato, che assemblati fino a formare uno spessore di 30 cm, forniscono una notevole prestazione ai fini del risparmio energetico (trasmittanza U = 0,18); il riutilizzo di serramenti scartati ancora perfettamente funzionanti posati in coppia come nelle tradizionali doppie finestre delle aree nordiche o alpine; il recupero del grande piano interrato della struttura per un grande serbatoio di accumulo fortemente coibentato, per mantenere in temperature l'acqua calda riscaldata dai pannelli solari.
Geografie Extravaganti. Luoghi e percorsi dell’immigrazione, 2010.
Laboratorio e mostra finale dei progetti realizzati dagli allievi della scuola di italiano per extracomunitari Asinitas
Geografie Extravaganti. Luoghi e percorsi dell’immigrazione, 2010. Laboratorio e mostra finale dei progetti realizzati dagli allievi della scuola di italiano per extracomunitari Asinitas
Geografie Extravaganti. Luoghi e percorsi dell'immigrazione, 2010 Laboratorio e mostra finale dei progetti realizzati dagli allievi della scuola di italiano per extracomunitari Asinitas

Non so neppure se questi lavori abbiano davvero a che fare con l'architettura. Ma devo dire che, come architetto e come collega costruttore di plastici e di miniature, mi sento più vicino e interessato alle ricerche dei costruttori della scuola Asinitas che alla maggior parte delle elaborazioni dell'architettura contemporanea, colta o commerciale che sia. Rischio la retorica, ma dico che l'immaginario che emerge da questi lavori, con la sua traboccante e dolorosa vitalità, mi sembra indichi una prospettiva di ricerca molto più fertile e cordiale di quelle, troppo aride e formattate, battute attualmente dall'architettura ufficiale. Sarei onorato di potermi considerare un allievo degli allievi della scuola Asinitas. (Giacomo Borella, dal catalogo della mostra)
Geografie Extravaganti. Luoghi e percorsi dell’immigrazione, 2010.
Laboratorio e mostra finale dei progetti realizzati dagli allievi della scuola di italiano per extracomunitari Asinitas
Geografie Extravaganti. Luoghi e percorsi dell’immigrazione, 2010. Laboratorio e mostra finale dei progetti realizzati dagli allievi della scuola di italiano per extracomunitari Asinitas
Il laboratorio si è svolto nella primavera del 2010, coinvolgendo gli oltre settanta studenti della scuola di italiano Asinitas di Roma. Gli studenti sono tutti extracomunitari migranti e richiedenti asilo, invitati dagli educatori e da Giacomo Borella dello studio Albori a rappresentare con un modello alcuni luoghi della propria vita, prima, durante e dopo la fuga dal paese natale. I materiali utilizzati sono tutti poverissimi e di recupero. Nella mostra finale, allestita in occasione del Festival dell'Architettura di Roma, i modelli sono stati raccolti a formare una mappa mondiale delle migrazioni, intessuta di fili che uniscono i luoghi della memoria, del dolore e della speranza.
Geografie Extravaganti. Luoghi e percorsi dell’immigrazione, 2010.
Laboratorio e mostra finale dei progetti realizzati dagli allievi della scuola di italiano per extracomunitari Asinitas
Geografie Extravaganti. Luoghi e percorsi dell’immigrazione, 2010. Laboratorio e mostra finale dei progetti realizzati dagli allievi della scuola di italiano per extracomunitari Asinitas
Ristrutturazione di un fienile a Ispra (VA), 2007-2010
Nella soffitta, nel rudere, nel capannone, nel casamento, mentre si controllano le misure, si ispezionano gli impianti, si guarda dalla finestra, si potrebbe canticchiare quella canzone che Woody Guthrie aveva ricavato da Esiodo 3, 1-9,…, rendendolo meno truce e più animistico: "Togliti le scarpe/ il luogo dove sei è terra santa/ Ogni posto sulla terra è terra santa / Ogni piccolo centimetro è terra santa / Ogni granello di polvere è terra santa".
(da: Giacomo Borella, Il lavoro in aggiunta pubblicato in Lotus n. 133, 2008)

Studio Albori: Ristrutturazione di un fienile a Ispra (VA), 2007-2010
Studio Albori: Ristrutturazione di un fienile a Ispra (VA), 2007-2010
I componenti dello studio Albori amano spesso collaborare alla realizzazione dei loro progetti, usando le mani non solo per disegnare o fare modelli, ma anche per segare e piantare chiodi. È un modo di lavorare con le cose che loro stessi amano sottolineare, ricordando l'insegnamento di Samuel "Sambo" Mockbee, il fondatore di Rural Studio.
Tutto in questa casa piccola casa di vacanza ricavata da un vecchio fienile diroccato, parla di fatica e di operosità, ma anche di riposo meritato e di contemplazione.
I muri esistenti in pietra vengono consolidati e conservati, mentre la parete frontale viene rivestita con un traliccio fatto di rami provenienti dal bosco retrostante per ombreggiare la parte vetrata al piano superiore, e con uno strato di legna da ardere accatastata nella parte inferiore.
Questo strato utilizzato anche per alimentare la stufa-cucina che insieme a un collettore solare riscalda la casa, ha anche, con la sua massa addossata al muro, funzione isolante. Sul lato posteriore, l'ampia sbrecciatura nel muro di pietra viene puntellata da un traliccio/terrazzo e trasformata in una finestra: da lì, oltre la cima degli alberi del bosco, si vede il lago. Andrea Nulli

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