La fattoria nel negozio

Quanto cibo si può coltivare in un negozio? Something & Son risponde alla domanda con il suo ultimo progetto: un negozio vuoto e trasandato, trasformato in fattoria.

Il numero 20 di Dalston Lane era uno dei tanti squallidi negozi vuoti, con fronte su strada, di Hackney nel nord-est di Londra; una zona in cui, gonfiando notevolmente i prezzi di affitto, il comune ha favorito un insolito ecosistema di edifici vuoti, inutilizzati o in putrefazione. A lungo intrisa di una storia culturale propria che ne ha fatto la sede delle Olimpiadi di Londra, a Hackney le patinate gated community sui pittoreschi canali si trovano a pochi metri di distanza da zone residenziali fatiscenti. La sua reputazione per i pound-shop, i negozi che vendono "tutto a una sterlina", la disoccupazione e la piccola criminalità è dunque compensata dalla scena di professionisti giovani e creativi, che qui stanno aprendo caffè, bar, locali e gallerie. Il consiglio di Hackney ha deciso di accelerare un po' questo processo di gentrification. E, con un occhio al modello della famosa politica berlinese a favore dell'arte, ha offerto agli artisti una serie di edifici fatiscenti con vetrina su strada gratis per un anno.

Farm:Shop, per esempio, era una di queste proprietà abbandonate con fronte strada e all'interno una carta da parati discutibile, trasformata da Something & Son in una fattoria verticale autosufficiente con i vasche di pesci all'ingresso, coltivazioni idroponiche, rampicanti a spirale sulle pareti, un polytunnel nel giardino sul retro, un allevamento di funghi in cantina e un pollaio sul tetto.
"Alla fine, avremo anche alcuni suini", dice Andy Merrit, camminando in giro per la casa a metà dicembre avvolto in cappotto e guanti, mentre io scuoto la neve dai miei stivali. "Dobbiamo solo dargli un po' più di tempo". A differenza di altri artisti, FARMShop, che comprende lo scultore Andy Merrit, l'ingegnere Paul Smyth, il sociologo Sam Henderson, intende creare un elemento permanente nella città. In tre (con l'aiuto di un esercito di volontari che hanno dedicato il loro week-end e il tempo libero degli ultimi sei mesi), sono riusciti a creare una spettacolare azienda agricola modello in una casetta a schiera di Dalston. Il volume delle piante e della vegetazione che si arrampica sui muri è straordinario quanto la loro ambizione.
Il nostro tour inizia dal negozio. Barre in acciaio dipinto sulla vetrina e pavimenti di plastica economica tradiscono la vita precedente, ma due grandi acquari e una strana luce bianca che emana dalla stanza la cacciano subito via. Le vasche piene di bollicine si stanno preparando a ospitare fino a 160 esemplari di Tilapia. Una decina di vasche dovrebbero essere dedicate al consumo settimanale, mentre altre due ospiteranno i gamberetti. Da queste vasche, l'acqua viene pompata attraverso la stanza e viene gradualmente filtrata: l'acqua pulita serve per nutrire centinaia di varietà di lattuga (all'apparenza tutte uguali) impilate dal pavimento al soffitto, nello spazio spumeggiante di acqua e di vita.
Le due stanze sul fronte strada diventeranno una caffetteria. Il team sta portando uno chef italiano e sta collaborando con una fattoria vicina per avere tutto il cibo e i menù. Una volta allestita, sarà in grado di servire tè e dolci durante il giorno. Questo fine settimana è in programma una serata Ale & Stew. Nel giardino sul retro si svelano gli acquisti intelligenti del team, fatti all'aiuto degli sponsor e dei partner per sostenere la loro impresa. Un polytunnel, donato dalla banca svizzera UBS, è coperto di neve. "Quasi il 90% del progetto è stato realizzato grazie a sponsorizzazioni o donazioni in natura", spiega Paul indicando un altro fantastico sistema di coltivazione indoor, donato dai produttori.
Una volta dentro, il polytunnel, scuotendo la neve dal tetto come facciamo noi, sembra che da ogni superficie sparino forte verdi spuntano da ogni superficie. Le strutture in legno, costruite dal team, servono come letti per i semi che segnano il perimetro, ma al centro della stanza diventano tavoli alti che – spiegano i designer – possono estendersi verso il bar in estate, o servire come luogo per tenere workshop comunità. Tornati dentro, ci dirigiamo al piano seminterrato dove troviamo pile di scatole di posate donate da uno studio di avvocati della zona. In poche settimane, la stanza offrirà l'ambiente perfetto – umido e buio – per coltivare una famiglia di funghi esotici. Uno dei vantaggi di questa agricoltura urbana è che poiché è necessario creare le condizioni adatte in modo artificiale, si ha la possibilità di ottenere alcuni beni agricoli piuttosto insoliti. Al piano di sopra, ai spera di coltivare pak choi, funghi asiatici e frutti rari.
Lungo il percorso che conduce fino al tetto, dove ci è stato promesso che troveremo i polli, una parete di erbe e piante aromatiche in stile giungla ci saluta già dal pianerottolo. "Non sapevamo dove metterlo", scrolla le spalle Andy. Più in alto, una stanza con una parete di glorioso basilico, alimentato attraverso un flusso di acqua che scorre a zig-zag senza sosta, ha anche funzione di sala riunioni in affitto per le imprese locali. Alla porta accanto, incontriamo il ronzio delle luci calde, l'aria calda e un problema di afidi nella stanza della frutta. Abbiamo finalmente raggiunto il tetto, dove c'è davvero un bel pollaio, coperto di neve. Due polli grassi e vivaci – regalo di un'azienda agricola locale – ci trottano incontro con orgoglio. Andy indica le loro creste rosse, che sono cresciute da quando sono arrivati, e spiega che stanno ancora producendo le uova, nonostante la vicinanza alle onnipresenti sirene delle ambulanze e delle auto della polizia. Un atto d'accusa di successo se mai ce ne fosse stato bisogno. Attraverso i loro progetti individuali e questa esperienza collettiva, FARMShop sta esplorando la permaculture – un uso della terra sostenibile ed ecologico. Con il loro spazio hanno prodotto qualcosa che è in primo luogo una conquista di ingegneria e agricola – ognuna delle loro piante è florida – ma hanno anche offerto qualcosa di autenticamente nuovo e importante per Dalston e il loro rapporto con i vicini e collaboratori lo conferma. "Penso che alla gente piaccia perché non si sentono come se fossero in un'installazione artistica", dice Paul. "Abbiamo già raggiunto un certo risultato: quello di avvicinare le persone". Beatrice Galilee

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