La sede della Meters/Bonwe, una delle principali aziende di moda cinesi, è stata progettata a Shanghai nella espansione di Pudong da Vudafieri Saverino Partners e Consalez Rossi Architetti Associati ed Enrico Scaramellini (con la consulenza di Alessandro Rogora).
L'area oggetto di intervento misura circa 13 ettari (per farsi un'idea, circa 13 campi da calcio), ed ha come obiettivo principale la realizzazione di uffici per 7.000 dipendenti. A partire da questi dati e dalla richiesta del cliente di elaborare un progetto capace di esprimere sensibilità ambientale ma anche la possibilità di uno sviluppo armonioso del territorio esistente, i progettisti propongono la realizzazione di un campus dove le attività di produzione industriale si integrino con l'offerta di nuovi servizi per la comunità: ristoranti, bar, librerie, luoghi per lo sport, alberghi, musei e negozi, destinati ai dipendenti ma anche al quartiere e alla città.

Ciò che rende il progetto estremamente interessante è come questa intensificazione e diversificazione del programma viene integrata da una scelta formale a favore di una massima superficie verde: si tratta infatti di quello che potremmo definire come un progetto di suolo, un progetto, cioè, che piuttosto che proporsi come un sistema di volumi chiaramente sovrapposti al suolo si configura come un sistema di pieghe o deformazioni topologiche di un suolo che si solleva, si stratifica, si ibrida con volumi costruiti che affiorano per prendere aria e luce, affacciandosi parzialmente sul paesaggio naturale-artificiale che essi stessi contribuiscono a creare. Non si tratta di volumi ipogei ma di geografie costruite: progettazione del suolo piuttosto che sul suolo, di movimenti del terreno piuttosto che di volumi puri sotto il sole. Ma il sole continua più che mai a battere su queste nuove superfici che non interrompono il cammino ma si sollevano gradualmente come delle grandi rampe permettendo una continua percorribilità delle coperture, immaginate come superfici verdi, parti di un grande parco di cui rappresentano un diverso livello di paesaggio. È in questo suolo stratificato e sollevato che vengono collocati in particolare i servizi destinati al tempo libero, disposti così in continuità col sistema dei giardini, dei playground e di un percorso d'acqua che distribuisce e perimetra organicamente le funzioni, dividendo la zona dei servizi a sud dalla zona produttiva a nord. Qui gli uffici trovano ospitalità in un sistema di torri anche queste modellate con una geometria morbida che, attraverso piccole differenze altimetriche, nell'inclinazione dei piani e grazie al trattamento poroso delle facciate, rende il complesso una sorta di controparte rocciosa dei pendii che occupano il resto del suolo.

Molteplici le strategie energetiche proposte dal progetto: a partire dai benefici bioclimatici dei tetti giardino (della zona dei servizi), su cui si immagina di collocare pergole fotovoltaiche e che si immagina di irrigare con un sistema di recupero e riciclo dell'acqua, proseguendo con il rivestimento delle torri con reti brise-soleil caratterizzate da un sistema di irrigazione verticale per la mitigazione della temperatura tramite evaporazione, sino alla proposta di un sistema di bilanciamento energetico legato alle differenti funzioni (uffici e servizi) ed orari di attività del complesso urbano. Nonostante il progetto sia davvero appena accennato da questo punto di vista, è comunque molto interessante che sia stato quantomeno iniziato un ragionamento in questo senso, poiché proprio la differenza e spesso complementarietà delle esigenze energetiche di funzioni differenti, possono permettere notevoli risparmi energetici in un progetto integrato. Per fare un esempio: uffici e mense o ristoranti hanno orari di utilizzo (e quindi necessità di condizionamento) differenti, mentre una piscina e un supermercato, richiedendo molto calore la prima e notevole refrigeramento il secondo (per il quale com'è noto si dissipa energia sotto forma di calore), hanno bisogni che potrebbero essere utilmente accoppiati ricorrendo a soluzioni impiantistiche adeguate.
In gioco però c'è un cambiamento di logica: dal progetto di una soluzione locale (un impianto o una soluzione individuale per ciascun edificio), al progetto di un sistema integrato, che nel funzionamento d'insieme produce le migliori performance. Questa logica sistemica è quella che ha guidato la strategia impiantistica del progetto, dove un anello d'acqua speculare al tracciato delle acque superficiali, dovrebbe collegare insieme le varie macchine termiche degli edifici, mentre due grandi bacini sotterranei funzionerebbero da accumuli termici per sfruttare le richieste energetiche ad orari differenti.
Come scrivono i progettisti "L'headquarter è progettato seguendo tutti gli accorgimenti che permettono non solo la produzione di fabbisogno energetico da fonti naturali ma, soprattutto, il contenimento dei consumi e la compensazione energetica delle attività."

Peccato però non avere alcun dato, alcuna ipotesi di calcolo o di dimensionamento, con cui poter sostanziare queste parole. Proprio per l'interesse del progetto e della sua logica energetica non possiamo che sfruttare l'occasione per invitare tutti i progettisti a riflettere sulla necessità di sostanziare i progetti che lavorano su scenari di sostenibilità con un minimo di numeri, dati che ci diano una misura oggettiva di sostenibilità: questi dati sono innanzitutto quelli che riguardano il bilancio energetico del sistema, ovvero il rapporto tra energia richiesta ed energia prodotta (localmente e da fonti rinnovabili). Non si tratta di un qualcosa in più, che può venire dopo e interessa solo i tecnici, ma si tratta di rispondere alla domanda sociale di una architettura che funzioni in modo nuovo. Dunque della credibilità e della forza del progetto.