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Museo Soumaya: visita in cantiere

Fernando Romero crea oggetti urbani che sembrano sfiorare il suolo più che esservi stabilmente radicati. È quanto accade anche nel suo ultimo progetto in costruzione a Città del Messico.

Si può senz'altro affermare che Fernando Romero e il suo ufficio LAR con il Museo Soumaya, siano approdati a quello che si potrebbe definire l'incarico da sogno di ogni architetto: la progettazione di un museo destinato a ospitare la collezione d'arte privata dell'uomo più ricco del mondo. Così quando, verso la fine dell'anno, il museo sarà completato, Romero – che Rem Koolhaas accredita come il co-autore con OMA della Casa da Musica di Porto – passerà probabilmente al vaglio di un esame critico piuttosto severo.

Un esame – di qualsiasi tipo esso sia – è una cosa che sia l'edificio sia il suo architetto sembrano gradire in modo spudorato. Svettante verso il cielo da un alto zoccolo di cemento, che nasconde un auditorium capiente, una piattaforma e un ingresso privato per l'opulento patron dell'edificio, il museo sarà l'elemento più iconico di un nuovo polo culturale che comprenderà anche la nuova sede della Jumex Collection di David Chipperfield (oltre al più grande parcheggio del Messico – della capacità di 9.000 auto). Il museo sarà accessibile percorrendo un'ampia scala che risale il versante meridionale della base, destinata a elevarlo verso nord al di sopra di una delle strade più trafficate della capitale messicana.

Secondo Romero, il piano terra – in gran parte destinato a uso pubblico e agli eventi inaugurali – ospiterà una sola opera, in esposizione permanente: il Pensatore di Rodin. Più in basso, livelli del museo di dimensioni più ridotte saranno utilizzati per mostre temporanee, mentre i livelli superiori ospiteranno in modo permanente la collezione personale ed estremamente eclettica di Slim. Tra i pezzi in mostra figurano non solo alcuni capolavori indiscussi (compreso il secondo la più grande raccolta privata di sculture di Rodin al mondo), ma anche oggetti di design ed esemplari rari di automobili.

Nonostante sia evidente anche a un cieco che il budget di questo progetto fosse tutt'altro che modesto, secondo Romero non è stato esente da restrizioni: il cliente ha insistito, in particolare, per utilizzare quanto più possibile le imprese della sua società. Tra di loro, un produttore di acciaio tubolare, usato come sistema strutturale per costruire la forma libera all'esterno dell'edificio (progettata da Arup); e un produttore di pannelli in alluminio, impegnati nella costruzione del rivestimento a lastre esagonali delle pareti esterne del museo. Sebbene non sia ancora stata posata, ci viene detto che la pelle dell'edificio non permetterà la vista sulla città, ma consentirà a una certa quantità di luce naturale di filtrare negli spazi della galleria.

L'edificio è organizzato intorno a un nucleo centrale che contiene gli ascensori e scale, atraversate da una serie di lastre sostenute da colonne in tubolare di acciaio. Salendo lungo la rampa, verso l'alto, le proporzioni degli spazi diventano più generose: vi è un'altezza maggiore dal pavimento al soffitto, aumenta la superficie e diminuisce la densità delle colonne. La circolazione può avvenire sia dal basso verso l'alto, salendo lungo le rampe o, viceversa, dall'alto verso il basso. Uno degli spazi più impressionanti è l'auditorium che si trova nel sotterraneo, nascosto sotto il livello dell'ingresso, nel punto in cui la pelle dell'edificio piomba in un angolo acuto per congiungersi con la base.

Se si volesse riassumere il suo lavoro in una frase, si potrebbe dire che Romero più che edifici, crea oggetti urbani – entità architettoniche che, in modo molto audace (e interessante), sembrano sfiorare il suolo più che esservi stabilmente radicati. Come in molti altri dei suoi progetti più radicali (come Villa S, Border Museum), l'ingombro sul terreno del Museo Soumaya è molto più piccolo rispetto alla sua planimetria – cosa che, naturalmente, è una delle caratteristiche fondanti della Casa da Musica stessa, ed è la caratteristica che le dà la sua forza di oggetto all'interno di un contesto urbano. Possiamo solo sperare che l'architettura sgargiante, ottimista e piena di fiducia in se stessa di questo museo non sarà inficiata dall'imponente complesso di uffici, attualmente in costruzione poco più a nord. Joseph Grima

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