L'approccio minimale, ma anche scanzonato, che Franklin Azzi dimostra nel recupero di un'antica stazione ferroviaria, costruita nel 1858, rivela la natura democratica, e non istituzionale, di questo spazio per l'arte contemporanea inaugurato nel marzo 2009. Realizzato nell'ambito del programma "Lille 3000" per volontà di Martine Aubry e Didier Fusillier, la Gare Saint Saveur diventerà, in un prossimo futuro, "un luogo di incontro dove le persone possono fermarsi e recuperare del tempo". Il progetto, che si articola in due blocchi (da una parte, ospita un ristorante bar, una ludoteca e un cinema; dall'altra, sale espositive) è anche sottilmente politico: offre un ampio accesso pubblico a una struttura pensata per una città di fatto multiculturale.
Il tutto però con un budget ridotto che ha imposto al progettista francese di dare fondo a tutte le sue risorse creative. La risposta è stata realistica: tolta una fetta piuttosto sostanziosa del budget, utilizzata nel rendere tecnicamente accessibile l'edificio al pubblico, Azzi è intervenuto il meno possible sulla stazione. Ha lasciato in vista le tessiture murali e la struttura della copertura e utilizzato materiali poveri e rudi. In pratica, "ho cercato di disegnare il meno possibile. La stazione è così una sorta di ready-made".
Azzi non abdica all'architettura, ma la interpreta con ironia: agli elettricisti che hanno installato i tubi fluorescenti nella brasserie, ha fornito unicamente un rendering: "Ho detto loro di ispirarsi al disegno, ma di appendere i tubi a loro piacere. Sono stato soddisfatto del risultato? Sí, certo". Anarchia, ma anche partecipazione pubblica: le pareti della caffetteria sono rivestite con grandi lavagne nere: ai bambini, libertà d'espressione. I politici hanno chiesto all'architetto uno spazio che fosse davvero per tutti. E che Azzi abbia raggiunto lo scopo, lo si avverte anche da alcuni dettagli inattesi: il bancone del bar, progettato in collaborazione con Robert Carr, si abbassa a formare un piano dove anche i più piccoli possono rivolgersi direttamente al personale. Laura Bossi

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