All'inizio del Novecento, diversi architetti stranieri giunsero in Colombia per patrocinare i cambiamenti urbanistici che stavano allora prendendo forma. Attraverso la creazione a Bogotá delle prime scuole di architettura, progettisti stranieri e colombiani cominciarono a gestire insieme un cambio reale nella morfologia urbana. Le modifiche raggiunte in questo periodo sono indiscutibili: si verificò realmente l'istituzionalizzazione di un'idea forte dell'architettura urbana, formulata dagli atenei appena fondati in vari centri del paese. Ma non avvenne un processo simile anche all'interno delle amministrazioni locali che, invece, smisero rapidamente di interessarsi alle grandi trasformazioni urbanistiche. Per oltre quarant'anni, non si è compresa così l'importanza di un approccio che coinvolgesse la struttura fisica della città, integrandola con le trasformazioni sociali. La Colombia ha generato così buoni esempi isolati di architettura privata, ma con scarsa responsabilità pubblica e urbanistica.
La figura di Rogelio Salmona, massimo rappresentante dell'architettura colombiana dagli anni Settanta a oggi, ha fatto sì che molti progettisti ne seguissero i principi: soprattutto rispetto all'uso del mattone, diventato presto, a Bogotá e Medellín, un elemento di riferimento. All'inizio degli anni Novanta, un gruppo di architetti tra i venticinque e i trentacinque anni, che immaginava di accostarsi alla disciplina in modo diverso da Salmona, inizia a partecipare a bandi pubblici organizzati dai governi di turno, ottenendo un primo riconoscimento professionale. Negli anni Novanta, questo gruppo di giovani, agli inizi della carriera, entra in contatto con le facoltà di Londra, Barcellona, Milano e Parigi, dando origine a un cambio profondo nelle tecniche e nelle costruzioni che si stavano sviluppando in Colombia negli anni Ottanta e all'inizio dei Novanta, in parallelo al declino del movimento postmoderno nel contesto internazionale.
Contemporaneamente, la Colombia tocca il fondo a causa di problemi politici interni: guerriglia, narcotraffico e i paramilitari. Si fanno però strada alcuni politici che si preparano in modo più consapevole per affrontare i problemi accumulatisi per decenni. La cittadinanza inizia a risvegliarsi dagli anni difficili: per la prima volta, i giovani si preoccupano del cambiamento sociale e politico, iniziando a farsi coinvolgere in questo processo.
Questi architetti sono entrati a far parte dei gruppi di lavoro gestiti dalle nuove amministrazioni di Bogotá e Medellín. Hanno messo a frutto gli studi compiuti in altre scuole di architettura e l'esperienza dei viaggi all'estero, al fine di comprendere i nuovi processi di trasformazione urbana, e contribuito a instaurare una politica diversa di fare città. Grazie alla continuità delle amministrazioni, soprattutto di Bogotá e Medellín, equipe di professionisti indipendenti – per lo più architetti – hanno recuperato l'interesse per la città realizzando una rete di scuole statali, biblioteche, centri di salute, sistemi di mobilità integrati e parchi pubblici. Juan Manuel Peláez Freidel











