Sofferto interprete di una grande tradizione d'arte d'avanguardia, quella della Repubblica Cèca interrotta dalla lunga dominazione stalinista, Kaplicky ha saputo rinnovare il linguaggio dell'architettura futuribile, spingendola in una direzione fortemente visionaria: i suoi edifici e i suoi oggetti (da poco era entrata in produzione una sua serie da tavola per Alessi) assomigliano letteralmente a "cose da un altro mondo", da quello spazio esterno che la fantascienza dipinge sempre come oscuro e vagamente minaccioso, ma che per Kaplicky era invece fonte di un'ispirazione sempre nuova, perfino gioiosa nei momenti migliori.
Da completare restano alcune sue opere importanti, come il Museo Ferrari a Modena, una delle nuove stazioni della Metropolitana di Napoli (con Anish Kapoor): per ricordarlo, nella sua particolarissima umanità, sembrano molto adatte le parole da lui stesso pronunciate qualche anno fa, in una intervista per il quotidiano inglese The Observer: "Credo che la creatività dipenda in gran parte dalle nostre relazioni con la gente, i rapporti personali con i nostri compagni di vita o di lavoro. La felicità, o l'infelicità, di ognuno di noi emergerà sempre nelle nostre opere: è il riflesso delle nostre emozioni e le due cose non possono essere mai separate."
Di Kaplicky si può allora dire che la sua è stata una felicità guadagnata con fatica, fatta di grandi idee e opere, forti emozioni, qualche delusione (come il concorso – vinto e poi annullato – per la nuova Biblioteca Nazionale cèca) e un infaticabile spirito d'invenzione, sconfitto solo dall'imprevedibile crudeltà del destino. Stefano Casciani

Una casa si chiude alla strada per aprirsi al paesaggio
Il progetto unifamiliare firmato da Elena Gianesini dialoga con il paesaggio vicentino, combinando tranquillità e stile contemporaneo, grazie a geometrie essenziali e alla copertura metallica Mazzonetto.