La critica principale mossa da aaa all'attività architettonica corrente è il suo approccio "mordi e fuggi", che affronta solo superficialmente, quando lo fa, temi sociali e di sostenibilità. Allo stesso modo, sono critici per quel genere di attività partecipativa che diventa stereotipata quando subito istituzionalizzata, traducendosi alla fine in un alibi per decisioni predeterminate da strutture di potere esterne. Il loro lavoro, per molti versi, somiglia all'ethos sociale e alla materialità ad hoc di Rural Studio (USA), o alle delicate ed effimere soluzioni di design di muf (UK). La differenza consiste nell'impegno ad "assumersi la responsabilità diretta del luogo in cui si vive": in altre parole, i componenti di aaa lavorano nell'area in cui risiedono. La loro politica rispecchia quella degli attivisti urbani degli anni Ottanta. Tuttavia, esaminando più attentamente il lavoro fin qui svolto, comprendiamo che si tratta di architettura nel senso migliore del termine in quanto agisce criticamente nei confronti della pratica architettonica più convenzionale, ma nel far questo rivela anche la qualità messa in circolo da architetti così abili e nello stesso tempo 'invisibili' .
Se si guarda in dettaglio dentro alle immagini del loro lavoro – non ciò che illustrano ma quello che significano emerge un giardino (un elemento del progetto ECObox) realizzato da una comunità urbana multietnica a basso reddito e priva di rappresentanza politica. I componenti del gruppo hanno piantato un giardino temporaneo su un terreno di altissimo valore immobiliare situato al "livello del suolo" della città, la quota normalmente occupata da commercio e istituzioni. Attraverso fori praticati nei muri perimetrali, ciascuno determina da solo quali aspetti dell'"opera di giardinaggio" rendere visibili all'esterno: il controllo sulla visibilità aumenta il senso di proprietà dello spazio. Pallet in legno riciclato formano il modulo base del giardino e offrono una comune superficie per lavorare/camminare, delimitando al tempo stesso le porzioni che ciascuno ha scelto, riempito di terra e coltivato. Nell'incorniciare' i diversi appezzamenti, si crea simultaneamente uno spazio comune: una manifestazione fisica del funzionamento democratico di ECObox secondo aaa, ma anche una sottile risposta progettuale al fatto che l'interesse individuale è l'unica motivazione per l'impegno collettivo. Col crescere dell'entusiasmo e delle idee, cresce anche il bisogno di spazio e infrastrutture che a sua volta si traduce nella creazione di arredi comuni.
Il processo è fluido, i prodotti (giardino, cucina, biblioteca, banca degli attrezzi, stazione radio) sono mobili; concretizzati in forma di oggetto si insediano solo quando e dove ne è richiesto il bisogno. Questo è un processo di progettazione architettonica altamente sostenibile; materiali riciclati sono usati per creare "strumenti spaziali" agili, flessibili, adeguati al momento e alla funzione: una "haute couture" fai-da-te per le classi meno abbienti. Guardando le immagini di ECObox viene da domandarsi come può un simile progetto prendere corpo senza la presenza di un architetto? In effetti è il lavoro di aaa a portare coerenza e stile all'intero processo. Anche a piccole dosi, la loro sfumatura di progetto infonde qualità alle attività e ai prodotti.
Mentre l'esperienza di ECObox andava evolvendo, Petrescu e Petcou hanno sottilmente mutato e plasmato i loro ruoli diventando di volta in volta figure di richiamo, complici part-time, designer, tecnici, figure di collegamento, critici, mediatori... Hanno sviluppato un rapporto strutturato professionalmente e familiare al tempo stesso, un rapporto arricchito dalle proprie tensioni, delusioni, separazioni e riunioni. Da insegnanti collaudati sanno che il ritmo e l'intensità dell'impegno dei residenti con ECObox è tanto architettonico quanto l'esperienza dei suoi spazi. In questo modo, aaa lavora allo stesso tempo con densità e intensità. Il grado con cui si rendono visibili come architetti è limitato e guidato da una presa di posizione teoretica consapevole. Comprendono implicitamente che la loro teoria può essere informata dalla loro pratica solo se si pongono in una tranquilla posizione d'osservatori.
