Quando l'infrastruttura diventa paesaggio

Il viadotto sul Basento, il ponte inventato per lo Stretto di Messina, le space frames in calcestruzzo polimerizzato: tre idee di Sergio Musmeci alla ricerca del minimo strutturale. Testo Luigi Spinelli. Foto archivi Domus, Angela Rosati.

Tutti gli episodi della ricerca di Sergio Musmeci partono dalla esigenza di produrre forme che nascano dalle forze e dalle tensioni. Ribaltando il modo classico di procedere, queste ultime sono considerate come conosciute, mentre le incognite da trovare sono le variabili geometriche, cioè la forma migliore della struttura. Quella che ne esprime la massima efficienza, che veicola le forze a percorrere il materiale impiegato a costo di cambiare continuamente direzione.

"Quando nel 1954 costruii, insieme all'architetto Vitellozzi, il Centro di Atletica Leggera di Formia, mi accorsi che il disegno dei ferri di armatura della copertura della palestra risultava particolarmente bello. I ferri seguivano le linee di tensione esplicitando il comportamento statico che avrebbe avuto la struttura, a disarmo avvenuto", scriverà in un saggio intitolato inequivocabilmente Le tensioni non sono incognite nell'ottobre del 1979. Per evitare che questa 'sincerità' del disegno strutturale finisse nuovamente annegata nel getto del cemento, cinque anni dopo progetterà la copertura per uno stabilimento a Pietrasanta — anche qui una voltina sottile corrugata di 10 cm di spessore — in modo che le dimensioni dei campi di questo folding ante-litteram seguissero proporzionalmente gli sforzi da sostenere. Questa esigenza di aderenza tra forma e contenuto statico diventerà necessaria e naturale nella progettazione dei ponti. Per un ponte con una luce di notevole ampiezza, da realizzare nel 1959 a Tor di Quinto, Musmeci individua con Marcello d'Olivo la forma dei sostegni servendosi di un modello in membrana di gomma tesa, i cui tiranti sono applicati nei punti di appoggio, e di un altro in pellicola di soluzione saponata mista a glicerina, materiali che ammettono solo sforzi a trazione. "Non sapevo che in quegli anni Frei Otto iniziava analoghe esperienze per le tensostrutture. Anche Le Ricolais aveva sperimentato con le pellicole di sapone, mentre forse il primo a sostituire la compressione con la trazione in modelli fatti appunto da fili tesi è stato Antoni Gaudí". Gli studi per Tor di Quinto saranno la prova generale per la realizzazione del ponte sul Basento, l'opera più nota di Musmeci.

Progettato a partire dal 1967 e costruito dal 1972 al 1974, il viadotto scavalca il fiume Basento, due strade della zona industriale e lo scalo ferroviario di Potenza con quattro campate di settanta metri. In alto, l'impalcato è una linea diritta e sottile, una piastra leggermente inclinata verso la città; sotto, curiose forme tridimensionali che ricordano le creste di un gallo ruspante o i copricapi delle suore ospedaliere in certi sogni di Federico Fellini, un guscio sottile che danza continuamente e nello stesso modo, sulla punta delle dita, a sostenere l'impalcato e appoggiare a terra, una membrana in cemento armato dello spessore di 30 centimetri, aumentato leggermente sui bordi, disegnata per esprimere sforzi uniformi e di sola compressione. Le foto del cantiere evidenziano il contrasto tra le forme in calcestruzzo gettato in opera e la logica ortogonale delle impalcature metalliche in tubi Innocenti che le imprigionano momentaneamente.

Al di là della sua estetica, un ponte come questo scatena un ripensamento sulla consueta dicotomia tra il mondo superiore, quello della carreggiata e dei suoi orizzonti distesi, e quello dei luoghi sottostanti, quasi sempre sacrificati allo scavalcamento e oggetto di una recente letteratura di frontiera. In questo caso è il 'sotto' a essere lo spazio qualificato dall'infrastruttura, che riprende la fluidità e l'organicità del corso d'acqua e della natura. La passeggiata pedonale a saliscendi inventata da Musmeci sul dorso della membrana — che percorre con serenità in alcune foto di repertorio — apre prospettive alterne e sempre nuove fra i profili curvi ritagliati nel guscio, e costruisce un paesaggio interno all'infrastruttura. Il modo di rappresentare questo percorso con linee di livello analoghe a quelle che descrivono i rilievi del terreno non è solo un espediente tecnico del progetto. Sopra, lo scenario del territorio trasformato tra le due fotografie di pagina 78, dove il progettista prevedeva un centro polivalente innestato organicamente alla radice dell'impalcato, l'agibilità della passeggiata coperta e la trasformazione dell'area in un piccolo parco.

"Che artista! Ha fatto un ponte" è l'annuncio paradossale di Bruno Zevi nella sua rubrica su L'Espresso di fronte al constatato esaurimento dello slancio inventivo — e alla indifferenza alle specifiche situazioni paesaggistiche — nella configurazione di queste infrastrutture. Un altro ponte progettato a Bolzano con la moglie Zenaide Zanini tra il 1978 e il 1980, e quello sull'Appia Antica (1979), portato a termine da questa dopo la morte per malattia di Musmeci nel 1981, sono tappe ulteriori e più avanzate della ricerca di uno strutturista defilato, che invitava a rischiare contro l'inerzia mentale: "Chi non rischia vuol dire che sta imitando oppure ripetendo. Se vuole invadere un campo nuovo deve affrontare l'ignoto". Una colta curiosità lo portava a esplorare in profondità i terreni della geometria, della musica, dell'astronomia, in un modo che lui stesso definiva "studiare alla Rousseau", navigando tra libri e trattazioni come faceva con la sua imbarcazione nel Tirreno. La casa disegnata e abitata dalla coppia Musmeci a Formello ha una specola astronomica nel punto più alto.
Foto archivi Domus
Foto archivi Domus
Foto Angela Rosati
Foto Angela Rosati
Modello in metacrilato di due campate 
in scala 1:100, sul quale sono state effettuate prove con estensimetri elettrici. 
Foto archivi Domus
Modello in metacrilato di due campate in scala 1:100, sul quale sono state effettuate prove con estensimetri elettrici. Foto archivi Domus
Il comportamento ancora incerto della struttura venne testato con un  modello in microcalcestruzzo in scala 1:10 sottoposto a rottura all’Istituto Sperimentale di Modelli e Strutture di Bergamo
Il comportamento ancora incerto della struttura venne testato con un modello in microcalcestruzzo in scala 1:10 sottoposto a rottura all’Istituto Sperimentale di Modelli e Strutture di Bergamo
Sequenze della passeggiata panoramica sotto l’impalcato. Foto Angela Rosati
Sequenze della passeggiata panoramica sotto l’impalcato. Foto Angela Rosati
Progetto di concorso per il ponte sullo Stretto di Messina, 1970. Immagine del modello. Foto archivi Domus
Progetto di concorso per il ponte sullo Stretto di Messina, 1970. Immagine del modello. Foto archivi Domus
Modelli sperimentali di sistema esaedrico e sistema tetraedrico con aste antiprismatiche. Foto archivi Domus
Modelli sperimentali di sistema esaedrico e sistema tetraedrico con aste antiprismatiche. Foto archivi Domus

Ultimi articoli di Architettura

Altri articoli di Domus

Leggi tutto
China Germany India Mexico, Central America and Caribbean Sri Lanka Korea icon-camera close icon-comments icon-down-sm icon-download icon-facebook icon-heart icon-heart icon-next-sm icon-next icon-pinterest icon-play icon-plus icon-prev-sm icon-prev Search icon-twitter icon-views icon-instagram