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Giuseppe Mario Oliveri 1921-2007

Giuseppe Mario Oliveri, architetto, elemento di continuità degli studi Nizzoli, che ha legato il suo nome in varie occasioni anche a Domus, è morto il 19 giugno a Milano, all'età di 86 anni. Lo ricordiamo attraverso alcuni scritti suoi e degli autori del volume pubblicato da Editoriale Domus nel 2001.

Giuseppe Mario Oliveri, architetto, elemento di continuità degli studi Nizzoli, che ha legato il suo nome in varie occasioni anche a Domus, è morto il 19 giugno a Milano, all'età di 86 anni. Lo ricordiamo attraverso alcuni scritti suoi e degli autori del volume pubblicato da Editoriale Domus nel 2001.

(…) Misi per la prima volta piede in via Rossini 3 alla fine del febbraio 1948. Ero infatti di nuovo in cerca di lavoro, ed avevo portato con me alcuni dipinti a tempera (allora dipingevo molto) (…) Nizzoli a quel tempo si occupava di tre cose: il disegno delle macchine da scrivere Olivetti, i cartelli pubblicitari e l’allestimento di un settore del padiglione Montecatini alla Fiera di Milano (…) Scoprii anche il mondo affascinante della Olivetti, la cui fabbrica emblematica irradiava la propria immagine sino al meraviglioso universo dell’hotel Dora… Conobbi Leonardo Sinisgalli, Geno Pampaloni, Franco Modigliani, Franco Fortini, Augusto Morello, Giorgio Soavi e tanti altri sino a Libero Bigiaretti e Roberto Guiducci. Eravamo nel 1950, anno della mia laurea, e continuavo ad andare spesso ad Ivrea. (…) Nel 1964, accompagnando alcuni architetti in visita agli uffici ENI a San Donato, ebbi la fortuna di conoscere Alessandro Mendini. Durante il viaggio di ritorno in città parlammo parecchio e provammo reciproco interesse e curiosità. (…) Mendini mi presentò Paolo Scheggi, operatore visuale, e Angelo Fronzoni, progettista grafico; con loro cominciammo a progettare un nuovo studio professionale che, uscendo dai confini tradizionali, si muovesse in un ambito più colto e aperto. (…) Alla nuova struttura fu dato il nome di “Nizzoli associati”…Nel 1965 Paolo Viola venne in via Rossini (…) Il bellissimo marchio con la N di Nizzoli (due quadrati con triangolo in mezzo) fu disegnato da Fronzoni (…) Dopo la mostra nell’83 a Palazzo Dugnani e dopo l’uscita di Antonio (Susini) inizia un nuovo ciclo nella vita dello Studio Nizzoli: cambiano i personaggi, i lavori in corso, cambia la prassi progettuale, con l’introduzione del computer (…) Inizio dell’attività solitaria 1993-1994. Coincidono con questo periodo molte delle ‘architetture improbabili’ eseguite in questi ultimi anni (…) In verità mi ha interessato molto questa esplorazione e mi sembra di avere attraversato uno dei periodi più interessanti, curiosi ed intensi della mia lunga carriera. (…) L’esperienza del concorso si era chiusa in modo positivo sul piano umano e sulle intese progettuali e così il gruppo con Mimmo, Michele, Gabriele e Nicola si poteva considerare stabile. Facevo partecipe loro delle mie idee sull’architettura e loro trasmettendomi in cambio l’esuberanza e spregiudicatezza inventiva propria della loro età. Facendo ogni tanto il punto su ciò che è lecito esprimere con i mezzi dell’architettura e ciò che è invece possibile esprimere con la luce, le proiezioni, il suono, il sentimento e via di seguito (…)
G. Mario Oliveri

(…) Occorre dunque (…) che la decorazione sia funzionale, dal punto di vista espressivo, all’edificio, cioè la decorazione si ponga come “portavoce” di un approccio linguistico all’architettura. E allora quando una decorazione è architettonica? (…) Probabilmente – perché la decorazione sia strutturata all’edificio cioè tutt’uno con esso – il repertorio dei suoi segni deve essere sicuramente quello da sempre usato nell’edilizia (…) Quasi tutta l’architettura del passato è connotata dalla presenza di motivi decorativi architettonici la cui funzione è diretta a contribuire al “fare” architettonico e che nessuno osa criticare proprio perché in rilievo di mattoni o pietra. Non è chiaro per quale prevenzione gli stessi segni diventino criticabili se realizzati a due dimensioni con la pittura. (…) Forse è il momento di riesaminare ciò che il passato ha prodotto, eliminando certi tabù e riaffidando alla decorazione il ruolo di portavoce dell’architettura…
G. Mario Oliveri

(…) Uno dei pochi architetti italiani che ha saputo seguire una sua via maestra – anzi sarebbe più giusto dire: una sua “via traversa” – molto autonoma e spesso avventurosa – (…) che, già in partenza, come collega del grande designer-architetto Marcello Nizzoli (attorno agli anni cinquanta) seppe accettarne l’inventiva fantastica; e in seguito, tanto nel periodo della sua stretta collaborazione con Nizzoli, quanto nella successiva attività autonoma associata ad altri, riuscì ad imporre e puntualizzare quello che possiamo senz’altro definire un suo personalissimo “stile” (…)
Gillo Dorfles

(…) Sarebbe illusorio voler ricondurre nelle strettoie di uno schema interpretativo lineare e unitario quel magma di elaborazioni visive e di prassi professionale che contraddistingue l’architettura degli studi Nizzoli – che va dalle costruzioni realizzate… ai progetti rimasti sulla carta, dagli oggetti entrati nel nostro vissuto quotidiano (…) alle fantasie scultoree, dalle nuove città-quartiere… alle utopie urbane, dai dipinti propriamente detti (…) alla decorazione applicata – con una larghezza del campo di interessi culturali a dir poco sorprendente. Benedetto Gravagnuolo

(…) Dopo le esperienze comuni dei vari studi che rendono omaggio al nome di Marcello Nizzoli (…) emerge in questa fase (…) Un aspetto più interiore della visione architettonica di Mario Oliveri. Una attenzione ai fenomeni percettivi sul limite affascinante dove si interfacciano architettura, arti applicate, cinema, letteratura, teatro. (…) Una comprensione infine dello spazio architettonico che non ha origine nel luogo dei princìpi e delle convinzioni scientifiche, ma nel luogo delle emozioni, una visione spaziale espressionista (…) Al periodo 1992-94 corrispondono molte delle ‘architetture improbabili’ che nascono dal desiderio di esplorare situazioni urbane complesse per dare vita ad architetture in qualche modo diverse. (…) Lungo questa esperienza di ricerca la parola “espressionismo” sarà sempre più sostituita dal termine “comunicazione”.
Luigi Spinelli

(…) In principio era dunque il colore oppure la forma? (…) La linea (…) che lo Studio Nizzoli è venuto portando avanti negli ultimi dieci-quindici anni mi sembra sviluppare un discorso nuovo proprio in relazione al problema della storia, delle forme storiche che sono citate, riprese, esposte, e del colore. No alla negazione del non-colore della tradizione razionalista, ma no anche alla ripresa dei modelli statunitensi dell’architettura così detta post-modern che hanno altri contesti, altri rapporti, per esempio con l’universo della città “scritta” e con la cultura della pubblicità.
Arturo Carlo Quintavalle
Con Marcello Nizzoli nel 1955
Con Marcello Nizzoli nel 1955
La Nizzoli associati nel 1969
La Nizzoli associati nel 1969
Con Paolo Viola nel 1972
Con Paolo Viola nel 1972
Con Giusi Giuliani nel 1982
Con Giusi Giuliani nel 1982
Lo Studio Nizzoli Architettura nel 1995
Lo Studio Nizzoli Architettura nel 1995
Giuseppe Mario Oliveri nel 2000
Giuseppe Mario Oliveri nel 2000

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