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SPLITTERWERK’s Treefrogs

Più che semplicemente progettare case, il collettivo di Graz inventa unità residenziali che giocano sulle concezioni abituali dello spazio domestico. Testo di Roman Hoellbacher. Fotografia di Paul Ott. A cura di Joseph Grima

Non fare il guastafeste!
Le opere del gruppo SPLITTERWERK

Roman Hoellbacher

La scena dell’architettura austriaca è piena di quegli spiritelli folli che dal basso e dalla periferia scuotono continuamente le strutture di potere e dell’establishment. Il gruppo di architettura di Graz ‘SPLITTERWERK’ (che letteralmente tradotto significa “fabbrica delle schegge”) – il loro nome è un programma – è uno dei più interessanti progettisti trasversali e di contro-tendenza nel Paese. Le loro origini risalgono al 1988 e, come accade per molti altri gruppi della stessa generazione, sono ben radicati nella cultura pop.

Il loro primo progetto realizzato, il locale di musica ‘Fallschirm’ (paracadute), situato nella piccola cittadina di Hallein, presso Salisburgo, è stato a lungo un luogo d’elite e per quasi un decennio il luogo più in controtendenza del Paese. Situato in uno scantinato di una casa medioevale del vecchio centro storico, il club ha avuto i suoi migliori momenti proprio quando pochi lo conoscevano, quando pochi sapevano che Nirvana era anche il nome di un gruppo musicale e non solo dell’aldilà buddista.

Un paio di anni dopo, tra il 1994 e il 1996, SPLITTERWERK ha costruito il suo primo edificio. Il terreno era situato in un piccolo comune a nord di Salisburgo a fianco di una foresta di faggi, non lontano da un’estesa palude. In estate la foresta forma un tetto verde, che in autunno si colora, e d’inverno finalmente l’argento dei tronchi e delle foglie diviene il colore dominante. In questo colorato pasticcio di stagioni, SPLITTERWERK ha composto un insediamento di case a schiera di 12 unità in un deciso rosso ruggine.

L’edificio scorre parallelo al crinale e si proietta sul lato sud verso il bosco, con volumi dalle alte vetrate piene di luce. Sul lato nord, attraverso spazi interni, si accede alle entrate dei vari appartamenti su due piani. Questa casa nel bosco offre da un lato un tipico esempio di un abbattimento radicale dei costi, e dall’altro una forte aderenza al progetto, senza vergognarsi dell’ostentazione. Il progetto parla infatti a voce alta, ma non urla – schierandosi dunque per la semplicità e contro la noia. Per questo inconsueto edificio, situato al margine di una palude nella quale in primavera le rane sottolineano la loro rumorosa presenza, è stato subito trovato un intrigante nome commerciale: Red Treefrog, la raganella rossa.

Questa principessa, oltre a ricevere vari premi, ha permesso ai suoi architetti di diventare famosi in un baleno. Negli anni scorsi sono venute ad aggiungersi ad essa altre due sorelle: la raganella ‘nera’ e la raganella ‘verde’, con le quali gli architetti hanno esposto in modo ancor più radicale i loro criteri circa l’abitare, radicalizzandone il senso e scuotendone le fondamenta. I risultati sono sconvolgenti nel vero senso della parola e, nel nostro tempo di attenzione per le percentuali, non sono per nulla concepiti per compiacere la maggioranza.

Tuttavia, questo aspetto non è importante, perché i clienti di SPLITTERWERK sono persone pronte a superare i comuni orizzonti per accedere a nuovi mondi da abitare. Nel caso della “raganella nera” si è trattato di un insegnante che ha fatto ristrutturare un magazzino di fine secolo, a cui era stato aggiunto un garage usato dai pompieri del paese, in un edificio con 10 unità abitative. I due preesistenti edifici sono stati ricoperti all’esterno da lamelle di legno dipinte di nero, mentre all’interno ci sono dei pannelli di legno lamellare di diversi colori che circoscrivono le diverse unità abitative. Un ballatoio collega i vari appartamenti creando uno spazio aperto davanti ad ogni porta.

Le pareti interne sono distaccate dai muri portanti e formano una pelle interna parallela all’esterno. In questi volumi racchiusi fra dentro e fuori sono stati integrati gli spazi funzionali: angolo cottura, angolo letto, angolo bagno, angolo ufficio, ecc. Si viene così a formare un vuoto centrale, nel quale si possono regolare le varie funzioni abitative in successione o contemporaneamente. Grazie a questo tipo di planimetria, è stata sviluppata un’attrezzatura multifunzionale, senza tuttavia il fluido perfezionismo di una macchina abitativa, ma piuttosto un’apparecchiatura semplice e di facile uso, esattamente all’opposto dell’alta tecnologia.

Questi appartamenti ricordano molto gli oggetti ibridi dell’epoca della ricostruzione postbellica, nei quali un lavatoio da cucina era trasformato in un baleno in una vasca da bagno. Il riduzionismo radicale si trasforma così in una cultura del risparmio, dove ciò che colpisce non è la povertà, ma l’allegria. Le scale diventano un virtuale spazio esterno, tappezzate di fotografie di vari pergolati, che procurano alla retina una sensazione “da sballo”.

Fedele alla sua filosofia costruttiva anfibia, SPLITTERWERK con molta arguzia e ironia ha chiamato la sua ultima creazione “la rana verde”. Si tratta di una casa per il fine settimana senza pretesa di fungere da abitazione permanente. Questo progetto si sviluppa sulla falsariga di uno dei dogmi dell’immaginario moderno, e cioè che il paesaggio deve scorrere sotto, attorno, addirittura attraverso l’edificio. Se preso alla lettera si vede come in tanti altri casi sia solo una ciancia retorica: cosa significhi veramente “lasciar scivolare il pendio attraverso l’edificio” lo dimostra questa costruzione. Gli stessi architetti hanno trovato la definizione più chiara: “la ‘casa sul pendio’ è infatti diventata ‘il pendio nella casa’“.

Su un prato di circa 10 x 25 m c’è un corpo luminoso sorretto da 12 colonne d’acciaio. Se lo si interpreta come un tetto spiovente, ci si accorge che ha un’inclinazione di 45 gradi. Il corpo luminoso ha una doppia armatura, formata da un polyester verde translucido sia sotto che sopra. Le due scorze vengono fatte confluire fra entrata e grondaia in una linea, formando così un’ala portante. Nella doppia armatura si trova il sistema di illuminazione con tubi al neon, e il tetto è in legno ed acciaio. Le perplessità che questa costruzione inevitabilmente suscita, e che confermano la sua valenza di capolavoro filosofico, sono così numerose che il lettore stesso - sulla base delle immagini di questo articolo - si sorprenderà dei propri pregiudizi. Lasciatevi semplicemente andare senza chiedervi se sia opportuno costruire così una casa. Punto e basta.

E ora il ‘Frogscraper’
Poco tempo fa, Mark Blaschitz e il suo team dichiararono di essere seriamente intenzionati a costruire un edificio a forma di rana, il ‘frogscraper’. Tecnicamente è possibile e infatti le immagini esistono già sul loro sito. Figure zoomorfe sono un fenomeno conosciuto in architettura. Dalla chiesa di Santini-Aichel dedicata a Maria, a Obyctow, in forma di tartaruga (che nell’allegoria barocca simboleggia le virtù di Maria), a Gehry e Calatrava, per finire alle teoretiche anatre architettoniche di Venturi, si notano le varie ispirazioni del mondo animale. SPLITTERWERK con le sue ‘rane’ contrappone la sua anarchica voglia di allegria al feticismo architettonico odierno stanco dei soliti argomenti di dibattito.
Il Black Treefrog visto dalla strada
Il Black Treefrog visto dalla strada
Una veduta interna di uno degli appartamenti
Una veduta interna di uno degli appartamenti
Green Treefrog: vista dell’interno con la facciata aperta
Green Treefrog: vista dell’interno con la facciata aperta
Veduta notturna della casa Green Treefrog
Veduta notturna della casa Green Treefrog

Il progetto del marmo - site visit a Carrara

Sedici giovani architetti internazionali hanno partecipato a Carrara a due giornate intensive di formazione organizzate da FUM Academy e YACademy, con visite alle cave di marmo e un workshop progettuale dedicato all’uso del materiale.

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