Lo studio Onix ha realizzato nei Paesi Bassi, vicino a Groningen, una fattoria, in cui ha applicato precisi dogmi progettuali per la creazione di spazi per disabili. Testi di Robert Such e Patrizia Mello. Fotografia di Bas Princen. A cura di Rita Capezzuto
Confini olandesi
di Robert Such
In estate gli alberi riparano la fattoria ecologica di Mikkelhorst dalle vicine abitazioni situate a sud-ovest, mentre nei mesi freddi i varchi tra gli scheletri gelati svelano ai passanti l’esistenza degli edifici in legno. I tronchi nudi degli alberi diventano linee sottili che rafforzano visivamente a intervalli regolari le linee spezzate dei tetti a spioventi. Progettata dallo studio olandese Onix, l’eco-farm per disabili è situata nei pressi di Haren, cinque chilometri a sud di Groningen.
In questa regione dell’Olanda gli inverni sono rigidi, ma i materiali naturali impiegati nella realizzazione della fattoria emanano un calore che si percepisce a prima vista. Avvicinandosi nel bosco, sotto il manto lucente lasciato dalla pioggia, si scorgono tonalità rosse, verdi e blu scure. A chi osserva la fattoria dai campi adiacenti, può sembrare che gli architetti abbiano costruito una fila di edifici a schiera. Visto da nord-ovest lo scenario appare invece differente: l’eco-farm assomiglia a un fienile, che oltretutto si presenta come se fosse parzialmente sezionato. In pianta le coperture a spioventi alla testata sud sono tagliate diagonalmente. Al piano terreno si vedono invece sia le linee di colmo sia una sezione trasversale: al punto che è necessario muovere alcuni passi attorno all’edificio per risolvere questo rompicapo visivo.
Invece di eliminare ogni traccia dell’impianto di trattamento delle acque preesistente, demolito per permettere la costruzione della fattoria ecologica, Onix ha incorporato nella nuova opera i vecchi bacini di riempimento in calcestruzzo. L’asse principale del bacino più lungo e l’asse longitudinale dell’edificio si intersecano così formando un angolo retto. Questo punto di intersezione, che in effetti giace sul bordo del bacino, traccia il confine tra gli spazi riservati all’uomo a nord e le stalle per gli animali a sud. Già nel 2001 Onix accennava alla creazione di un simile legame tra sito e architettura nella serie di regole intitolata DogmA 01. “Il progetto dev’essere pensato in senso specifico per il sito. Non devono essere utilizzati elementi o particolari pre-progettati”, è la prima regola di “Vow of Chastity”, uno scherzoso mission statement che rappresenta il contributo dello studio al dibattito sull’architettura regionale nei Paesi Bassi.
Onix cerca di realizzare un’”architettura durevole e a bassa manutenzione che abbia un aspetto piacevole”. Il manifesto DogmA 01 fa appello all’architettura “non standard” e rifiuta, tra le altre cose, il culto della facciata, lo storicismo, l’architettura a catalogo e l’architettura puramente virtuale. Le regole sette e dieci contengono praticamente le stesse parole delle regole Dogme 95 dei registi danesi Lars von Trier e Thomas Vinterberg: delusi dai film di successo, in particolare da quelli di Hollywood, von Trier e Vinterberg pubblicarono la loro lista di dieci regole nel 1995. L’anno precedente Haiko Meijer e Alex van de Beld avevano fondato lo studio Nix, il cui nome derivava da “Generatie Nix”, un’espressione coniata dallo scrittore olandese Rob van Erkelens.
L’etimologia di Nix è più o meno la seguente: Generatie Nix è l’equivalente olandese di X Generation, ma fa anche riferimento alla “generazione del nulla”. Da zero, 0, cioè Nix, si è arrivati a Onix. Nella eco-farm i progettisti hanno assemblato sotto un’unica copertura i vari spazi funzionali che il cliente aveva indicato nel brief – uno zoo per bambini, un frutteto, uffici, uno spogliatoio, una sala da tè, una cucina, una stalla e un fienile – creando quello che definisce un “villaggio coperto”. Si tratta di un solo edificio che può essere letto come un assemblaggio di vari corpi di fabbrica. In tutta la costruzione si percepisce un’atmosfera di omogeneità di spazi e di materiali. Mentre le passerelle in legno che fiancheggiano il fronte e il retro della fattoria permettono l’accesso alle sedie a rotelle, dietro l’edificio la superficie in legno ricompare bruscamente nel punto in cui la nuova costruzione e il bacino di trattamento delle acque si intersecano: l’impressione d’insieme è quella di un involucro tagliato e ripiegato.
L’edificio può essere esplorato a partire da più di un punto di accesso. L’ingresso principale lungo il fianco sud-ovest immette nell’atrio e conduce alla zona reception. In questi interni la copertura inclinata in legno è visibile immediatamente, mentre le alte finestre orientate a est che si trovano di fronte creano uno spazio grande e ben illuminato. Superata la reception dell’eco-farm, svoltando a sinistra si attraversa una serie di ambienti, tra cui lo shop, separati da porte scorrevoli perfettamente isolate. Al di sopra di questi locali si trovano gli uffici. Tornando all’area reception e oltrepassandola, si entra invece in un’altra serie di stanze che comprendono la sala da tè, la sala per le attività dei disabili e gli spogliatoi.
Quando escono dagli spogliatoi, i disabili vengono portati all’esterno per fare visita agli animali nelle stalle, alle quali si giunge percorrendo una passerella coperta. Terminata la visita alla fattoria si ha la visione familiare di un luogo che ha lasciato un’impressione positiva. Non si tratta di un’architettura spettacolare, ma di un edificio al cui interno si può lavorare piacevolmente. E, dato che gli Onix mirano a costruire architetture “dall’aspetto gradevole”, viene spontaneo pensare che si dovrebbe tornare a visitare questo edificio tra alcuni anni per vedere come il progetto giungerà a maturazione.
Una nuova etica del curare
di Patrizia Mello
Quando si pensa al tema dell’handicap viene da pensare a un luogo chiuso, i cui perimetri servano a circoscrivere il proprio stato, a localizzare il tipo di disagio fisico o mentale. Di solito si tratta di architetture poco piacevoli dal punto di vista visivo, che finiscono per creare una certa distanza nei comportamenti e nei rituali. In particolare, le funzioni suggerite dagli spazi risultano poco stimolanti, prive di rimandi alla ‘normalità’ del vivere comune. Tutto si risolve nella progettazione di strutture assistenziali pensate per una permanenza momentanea, senza particolare attenzione alla vita che vi si svolgerà all’interno. Il gruppo olandese Onix propone una soluzione estremamente singolare in merito al tipo di spazi pensati per accogliere pazienti disabili. Nello specifico si tratta di pazienti che convivono con tipi differenti di handicap: non vedenti, ipovedenti, pazienti sulla sedia a rotelle, o con disturbi mentali, la cui età può variare dai 18 ai 60 anni.
Il tipo di architettura creata è perciò un contenitore neutro, realizzato in materiali naturali non trattati, dove i pazienti nell’arco di un’intera giornata possono riscoprire ritmi di vita in perfetto accordo con la natura circostante. All’esterno la fattoria sembra fatta di volumi differenti, ma all’interno si trova una continuità di spazi ampi e aperti verso l’esterno, tutti tra loro collegati, dove gli abitanti possono muoversi liberamente senza sentire il peso di trovarsi in un luogo chiuso o nella condizione di fare i conti con le barriere di un’architettura tradizionale.
In particolare, per facilitare l’orientamento dei pazienti ipovedenti, il grafico Peter de Kan completerà la finitura del pavimento interno con un intervento che attraverserà tutti gli ambienti, marcandoli con il colore azzurro, facilmente individuabile e riconoscibile anche di sera. Qui gli abitanti torneranno a sentirsi utili: questo il principale messaggio ecologico del progetto che viene prodotto utilizzando gli spazi della fattoria per stare insieme, coltivare prodotti biologici, venderli al pubblico, prendendosi cura degli animali. Lo scopo è proprio quello di permettere ai disabili di svolgere attività rilassanti, piacevoli, dove il contatto con la natura è costante anche grazie alle grandi superfici vetrate e al patio antistante la struttura.
Gli spazi creati, attrezzati con pochi arredi per facilitare gli spostamenti, permettono agli ospiti di sentirsi integrati e allo stesso tempo protetti dalla ‘naturalità’ del tipo di architettura e dai ritmi di vita suggeriti. Aspetto, quest’ultimo, che vale per chiunque, che si tratti di disabili oppure no. Altro elemento importante, che integra il messaggio ‘ecologico’ di questo progetto, è senz’altro la perfetta integrazione tra la fattoria e la vita dei centri abitati vicini. Mentre i pazienti intessono rituali domestici, educativi e insieme ‘curativi’ per la propria psiche, adulti e bambini dei vicini centri abitati potranno recarsi in visita nella fattoria, giocare con gli animali, confrontarsi con un mondo diverso ma ugualmente attivo.
È la progressiva integrazione del ‘patologico’ alla normalità dell’esistenza ciò a cui si dovrebbe puntare anche attraverso il progetto. La fattoria degli Onix è un punto di partenza, inaugura un atteggiamento diverso, di maggiore comprensione del tema dell’handicap. La neutralità degli ambienti, unita all’uso di materiali caldi e protettivi come il legno, la possibilità di orientarsi facilmente attraverso spazi con funzioni differenti, la specificità di un luogo caro all’immaginario comune come la fattoria, sono tutti aspetti che creano un microcosmo di vita alternativo alle più note strutture di ricovero per disabili. Non solo. Questo microcosmo nella sua semplicità chiarifica agli abitanti lo svolgersi del tempo, li assiste dal punto di vista psicologico a ritrovare un senso alla propria vita. Molto meglio di qualsiasi altra terapia.
Onix. Eco-Farm

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- 11 gennaio 2005