Che cosa sta succedendo a Barcellona? Nuove architetture, grandi infrastrutture, piazze, giardini, eventi… A cura di Matteo Poli, Mirko Zardini. Fotografia di Olivo Barbieri
Memore del fatto che gran parte delle sue trasformazioni urbanistiche sono sempre state legate a dei grandi eventi, dopo il successo delle Olimpiadi del 1992 Barcellona ha cercato di proporsi come Capitale Europea della Cultura, o come sede di una nuova Esposizione internazionale.
L’obiettivo era quello di completare il processo di trasformazione urbana, raccogliendo le risorse necessarie attorno a un nuovo, grande evento. Bocciate queste candidature, l’allora sindaco Maragall riuscì a ottenere che fosse Barcellona a ospitare, da maggio a settembre del 2004, il Forum Universale delle Culture.
Si tratta di un’inedita manifestazione approvata nel 1997 dai 186 Stati dell’Unesco, che dovrebbe d’ora in poi ripetersi ogni quattro anni in una città diversa.
Il Forum è costituito da una serie di eventi, conferenze, spettacoli, mostre che si sviluppano attorno ai temi della pace, della diversità culturale, della sostenibilità. Tutto ciò dovrebbe attirare a Barcellona, secondo le diverse previsioni, dai tre ai cinque milioni di visitatori, e riportare sulla città una nuova attenzione mediatica.
Gli eventi dovrebbero svolgersi in tutta la città, coinvolgendo gran parte delle istituzioni cittadine.
Esiste tuttavia un luogo specifico, in cui si concentreranno quelli che sembrano essere gli eventi più importanti del Forum. Questo sito si trova nella zona est della città, alla fine della Diagonal, nel punto in cui l’asse storico confluisce con la linea di costa e il mare. Si tratta di un’area molto vasta, che fino ad oggi costituiva l’angolo nascosto della città: lì si concentravano quartieri di abitazioni popolari, depuratori, centrali di produzione dell’energia elettrica, inceneritori. Tutto ciò che non si voleva vedere trovava qui una collocazione ideale, grazie alla posizione isolata, al limite dell’area comunale. Il prolungamento della Diagonal verso il mare ha però riportato in gioco tutto questo settore urbano, conferendogli un ruolo di tale importanza che inevitabilmente si scontra con le condizioni originarie, tipiche di una periferia degradata socialmente, fisicamente e dal punto di vista ambientale.
Il confronto con le Olimpiadi è inevitabile. Il Villaggio Olimpico avviò quel processo di trasformazione della zona orientale della città che ha portato alla creazione di un nuovo quartiere residenziale, con nuovi servizi e attrezzature (uffici, alberghi, un porto turistico), e all’apertura della città al mare, grazie alla creazione di una nuova promenade e del sistema delle spiagge. Il progetto Forum – con la conclusione della Diagonal, il risanamento ambientale, le nuove spiagge, i parchi – vorrebbe essere la continuazione di quel processo, e la sua conclusione.
Ma visitare oggi l’area del Forum, anche se ancora in cantiere, ci offre un’esperienza completamente diversa da quella della città olimpica. Non più il tentativo di reinterpretare la tradizionale maglia urbana attraverso il meccanismo degli isolati, o dei super-isolati, ma un concetto completamente nuovo: la conclusione della Diagonal attraverso il vuoto.
Il grande, incommensurabile edificio triangolare di Herzog & de Meuron, di un blu intenso, lievemente irregolare nella sua pelle, sembra sollevarsi dalla superficie asfaltata in diversi colori, che Lapeña e Torres hanno steso, in lieve pendenza, verso il mare. Sotto quella che sembra solo una nuova configurazione del suolo scopriamo invece gli impianti di depurazione della città. Non una pelle, quindi, ma un vero edificio, così come ci appare dal mare: una scogliera artificiale. Un nuovo paesaggio capace di accettare le presenze delle infrastrutture, delle strade, dei depuratori, delle centrali, e di rafforzarne il carattere attraverso le grandi pensiline, anche queste incommensurabili, che con i loro pannelli fotovoltaici sono destinate a concedere ombra, e produrre luce nello stesso tempo. (…)
Il Forum è oggi, a pochi mesi dall’apertura, oggetto di molte critiche, sia come organizzazione che come intervento urbano. Da una parte una struttura ‘tecnocratica’ nella sua organizzazione, frutto di un compromesso politico tra tre diverse istituzioni – Comune, Regione e Governo centrale (governate da tre diverse coalizioni politiche: progressista, autonomista, conservatrice) – viene criticata dalle organizzazioni locali per la sua “impossibilità istituzionale” ad affrontare davvero i temi a cui si richiama: pace, diversità culturale, sostenibilità.
Dall’altra, vengono messi in discussione i principi e le regole della trasformazione urbana, con Josep Maria Montaner che dalle pagine de El País parla di un “urbanismo borroso”, confuso e opaco. Ma soprattutto, mentre vengono completati i cantieri del Forum, sempre più evidenti appaiono a Barcellona le esigenze non soddisfatte, per una politica dell’abitazione a lungo trascurata, e per il potenziamento del sistema dei trasporti pubblici.
Ma cosa accade attorno al Forum?
Chi si avventurasse al di fuori dell’area del Forum, alla fine della Diagonal, dirigendosi verso la città storica si troverebbe all’improvviso in un affascinante parco (progettato da Miralles-Tagliabue). Attorno, alcuni edifici alti, residenze di prestigio che godono di una vista non usuale a Barcellona, sul verde e sul mare. Poco lontano, un centro commerciale (progettato da Robert Stern) con circa 90.000 metri quadri di superfici commerciali, e 5.000 posti auto sotterranei. Si tratta dell’intervento del gruppo americano Hines.
Quello che sorprende non è tanto scoprire a Barcellona queste forme di insediamento residenziale ormai così consuete nelle varie città europee, ma piuttosto che l’intervento privato abbia preceduto quello pubblico, che ha così contribuito, attraverso l’intervento del Forum, alla ulteriore valorizzazione dell’area Hines, chiamata Diagonal Mar.
Dirigendoci, a fatica – vista la trama viaria esistente – verso nord, troveremmo invece alcuni quartieri di abitazioni popolari, tra cui La Mina (circa 12.000 abitanti), caratterizzata, sin dagli anni Settanta, dalla presenza di una popolazione prevalentemente di immigrati, e scarsamente integrata.
La riqualificazione dell’area è affidata a un progetto di Jorner, Llop e Pastor, che prevede la sostituzione di alcuni isolati degradati, e la creazione di una rambla come elemento di organizzazione interna, e di possibile connessione con l’area del Forum. Ancora non definito il progetto di un campus universitario affidato a Eduard Bru, praticamente abbandonato il piano originario di Maria Rubert de Ventòs e Josep Parcersisa (che prevedeva una nuova maglia di isolati residenziali e industriali), sembra che l’area del Forum galleggi alla fine della Diagonal, incapace di stabilire delle vere connessioni (morfologiche e funzionali) con il tessuto circostante.
Volgendo un ultimo sguardo a tutto il settore est della città, da Plaza de las Glòries al mare, scopriremmo una vasta area, molto più grande di quella del Forum, tanto vasta da riguardare la maggior parte del Poblenou. Un tempo sede delle industrie, quest’area è oggetto di un rivoluzionario (nelle intenzioni) piano di trasformazione urbana, che prevede, attraverso un sistema di incentivi, la realizzazione di un nuovo tessuto misto di industrie avanzate, residenza, commercio, servizi. Si tratta di una proposta sicuramente meno spettacolare del Forum, ma forse una scommessa più interessante per il futuro della città.
Mentre si sollevano i primi moniti per il mantenimento almeno parziale di quel patrimonio storico – memoria di una Barcellona industriale ormai scomparsa – i meccanismi in atto sembrano però correre il rischio di facilitare più i processi di rendita fondiaria, che i veri processi di trasformazione economica che il nuovo nome dell’area, 22@, vorrebbe suggerire.
È qui, nella zona orientale della città, che probabilmente si deciderà il modello per la Barcellona del prossimo decennio. Non si tratta quindi solo di uno scontro su ipotesi morfologiche diverse, tra agopuntura o protesi urbane: ci si chiede quale debba essere il prossimo futuro di Barcellona, quali possano o debbano essere gli operatori di queste trasformazioni, e chi ne debba beneficiare.
Cittadini o turisti?
Barcelona Forum 2004
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- 16 gennaio 2004