Notoriamente il Liechtenstein, piccolo Paese di soli 33.000 abitanti, svolge un ruolo di primo piano come centro finanziario a livello mondiale. Così, quando nel Liechtenstein un architetto come Hans Hollein realizza con molta energia e impegno un progetto per un privato, è quasi scontato che si debba trattare di una sede bancaria.
Il Liechtenstein è certo il Paese delle banche, dei servizi finanziari, delle fondazioni e degli studi di avvocati e si sarebbe portati a pensare che un tale incarico esprima, tramite prestigiosi palazzi, ricchezza, orgoglio, autoconsiderazione: ma nell’intero territorio non c’è traccia di tutto ciò. È vero che c’è il castello dei Principi, ma il resto del Paese è costituito da villaggi con case scontatamente banali, il cui comune significato economico è riconoscibile solo dalle targhette sulle porte. Ciononostante è proprio questa la ricetta del successo dello stato: il grande capitale è disseminato fra queste numerose case piccole e insignificanti.
Per capire la concezione del nuovo edificio bisogna tener presente che il committente stesso ha richiesto uno sviluppo architettonico nell’insieme poco appariscente. Nel centro di Vaduz c’è una villa classicistica progettata come ristorante, trasformata poi settant’anni fa in uno studio d’avvocato; oggi è l’abitazione del committente.
Negli anni Sessanta le fu costruito accanto un palazzo per uffici per la società fiduciaria. Negli anni Ottanta seguì un altro edificio per uffici, con uno studio d’avvocatura, che è oggi il più vecchio e più grande del Liechtenstein. A questi edifici se ne aggiunsero altri più piccoli, finché nel 1993 fu fondata la Centrum Bank, allo scopo di assistere i clienti tramite una propria banca e per la quale solo nel 1997 si è deciso di edificare una sede. L’incarico è andato a Hans Hollein, affiancato dai collaboratori Bargetze+Partner di Vaduz.
Il nuovo edificio, un ulteriore tassello nell’anonimo e casuale agglomerato di costruzioni per uffici, doveva comunque proporre una situazione particolare, pur rimanendo solo un corpo in mezzo a tanti altri. I primi schizzi di Hollein illustravano un possibile edificio scultoreo, con accostamenti molto eterogenei e apparentemente indecisi. Sorprendentemente, ritornavano attuali molti motivi del suo repertorio degli ultimi dieci anni ma uno schizzo ricordava ancora uno dei suoi progetti degli anni Cinquanta del secolo scorso.
Infine il concetto formale diventò sempre più corposo, perdendo eterogeneità negli elementi aggiunti e nei motivi, secondo un percorso estremamente interessante. Sembra che Hollein, attraverso la consapevole sequenza storica dei suoi schizzi, ci voglia far notare come avrebbe potuto trovare una valida soluzione nelle varie tappe della sua carriera. La conclusione della serie di schizzi ci porta a una pietra, che sembra esser caduta dalla vicina parete rocciosa. Tutti e cinque i lati, le facciate e il tetto sono composti da una superficie omogenea di granito Andeer: una pietra verde dell’Engadina che Hollein aveva già utilizzato per la Haas-Haus di Vienna.
A Vaduz però, dove lo sguardo finisce sempre sui circostanti prati e foreste, colline e rocce, questa pietra ha una relazione diretta con il paese. Infatti una generale sensazione grigio-verde caratterizza i dintorni. La “pietra verde” del Centrum Bank si sposa con questo scenario, in una convincente simbiosi colorata. Un motivo che ha convinto anche il committente: ogni singola lastra destinata alla facciata è stata accuratamente scelta, dopo averne scartato il 50% perché contrastante col verde che si desiderava per questo corpo omogeneo. Malgrado sembri una pietra tagliata, l’edificio sorprende per la sua forma particolare. Costruito a forma di cubo, acquista dinamismo grazie alla linea arcuata del tetto e all’inclinazione delle pareti.
Hollein non voleva semplicemente espletare il proprio compito in modo perfetto, bensì sfruttare l’opportunità per dare una precisa risposta alla situazione contingente e contemporaneamente esprimere un proprio parere sull’attuale sviluppo dell’architettura moderna. Da tutti gli schermi dei moderni software di architettura risplendono edifici dalle forme libere e superfici dalle molteplici curve. Produrre però queste forme libere è spesso un problema tecnico di difficile realizzazione.
Malgrado l’aiuto del computer, la spesa è sempre molto elevata, soprattutto quando si vogliono utilizzare tali forme in modo razionale per uffici, soddisfacendone anche tutti i conseguenti criteri economici. Hollein ha detto di voler dimostrare a Greg Lynn, suo successore alla cattedra di professore dell’Università delle Arti Applicate di Vienna, che le forme libere (usate una volta sola per progetti Alessi) possono essere utilizzate come pelle e corpo anche in veri edifici di fragile pietra, malgrado un enorme dispendio tecnico-ingegneristico.
Nella costruzione al grezzo le parti prefabbricate di cemento dovevano esser realizzate con 5 mm di tolleranza: per le lastre della facciata erano addirittura ammessi solo 3 mm. La forma omogenea della pietra modulata del Centrum Bank è però poco invitante dall’esterno. Corrisponde del resto alla sua funzione: questa banca non vuole e non può attirare clienti di passaggio. Il suo centro rappresentativo è formato da intime sale di riunione, dove vengono ricevuti i clienti, che arrivano generalmente dal garage sotterraneo.
Da lì si raggiunge la sala di ricezione, che richiama ancora una volta all’interno la pietra della facciata. I massicci mobili in pietra e l’imponente scalinata scultorea ricordano a volte i lavori di Plecnik. I clienti vengono accolti in ambienti dalle diverse atmosfere: la sala della pietra, quella calda del legno, quella luminosa della luce. Quella italiana ha un lampadario sperimentale e un’altra sala è rivestita di pannelli in acciaio laccati di rosso. Lo scopo è rendere personalizzato ogni contatto con il cliente.
Le altre stanze sono dei classici back office. L’apice viene raggiunto all’ultimo piano, nella cosiddetta sala multifunzionale. Con 7 metri di altezza si apre alla vista delle montagne ed è fornita di tutte le sofisticate tecniche multimediali. La Centrum Bank di Hollein, prima chiara e diretta affermazione architettonica inserita nel mondo riservato degli affari finanziari del Liechtenstein, svolge la sua funzione in modo esemplare. Astratto libero corpo architettonico, dalla pelle esternamente anonima ma perfetta, riserva la sua opulenza interna solo ai clienti più esclusivi. Vien quasi voglia di sostituire tutte le banali case di questo Paese con una simile moltitudine di anonimi oggetti architettonici.
Se mille “pietre-Hollein” rotolassero a valle originando un paesaggio architettonico surreale, quegli stessi buffi edifici riceverebbero una nuova identità economica, pur mantenendo la totale discrezione sui propri contenuti finanziari. Allora il Liechtenstein, grazie a un simile intervento, mostrerebbe un nuovo paesaggio, dalla visione architettonica originale.
