Sotto il vulcano

Il nuovo centro di vulcanologia in Francia, disegnato da Hans Hollein, ha tutto l’impatto di uno spettacolare parco tematico, visto dalla cultura ‘alta’. Testo di Yehuda Safran. Fotografia di Christian Richters

Percorrendo in automobile un breve tratto a est di Clermont-Ferrand, in Francia, si arriva a Vulcania, ovvero al “Parc Européen du Volcanisme”, nel paesaggio relativamente giovane di un vulcano spento. Il parco, costruito sulla catena dei Puys, un gruppo di colline vulcaniche dell’Alvernia, è un momento di confronto fra cultura alta e turismo di massa: in modo gradevolmente interattivo presenta una sintesi delle attuali conoscenze sui fenomeni vulcanici e delle scienze della terra. Frutto della tradizione francese di mecenatismo politico-architettonico, questo progetto – nato da un’idea di Giscard d’Estaing, ex presidente della Repubblica e dal 1986 presidente del Consiglio regionale dell’Alvernia – è stato finanziato dal Consiglio regionale, dal governo francese e dall'Unione Europea.

Il progetto è opera di Hans Hollein, che ha lavorato in collaborazione con Atelier 4, l’architetto paesaggista Gilles Clément e lo scenografo Rainer Verbizh. Insieme sono riusciti a creare una struttura felice, che tocca un livello più profondo di quanto normalmente accada in progetti di questo genere. Gli autori hanno scelto di trattare i fenomeni vulcanici radicandoli nella memoria della terra e lasciando da parte gli effetti che essi hanno avuto sulla memoria collettiva.

Hollein ha pensato dunque a un grande cono alto 22 metri: ne ha rivestito l’esterno di basalto scuro, mentre l’interno è tridimensionale in metallo dorato, che cattura la luce solare durante il giorno e un fascio di luce artificiale di notte. Così l’architetto si è liberato dalla necessità di scavare, puramente e semplicemente, la parte più grande del complesso sotto il livello del suolo.

“Alles ist Architektur” (tutto è architettura) e “Architettura Assoluta” sono due definizioni che Hollein e il suo amico scultore Walter Pichler diedero dell’architettura negli anni della Pop Art. Per loro, costruire, edificare sono sempre un atto di cultura. A Vulcania Hollein è finalmente riuscito a realizzare il sogno da lungo tempo accarezzato di scavare nella terra, come aveva già proposto dieci anni fa nel progetto per l’irrealizzato Museo Guggenheim di Salisburgo. Scavare nella profondità della terra era qualcosa che Hollein voleva comunque fare. In questo caso si è trattato di un gesto simbolicamente pertinente, oltre che capace di ridurre al minimo l’impatto sul paesaggio.

Hollein è l’architetto della teatralità e dell’esibizione, la sua fama poggia in gran parte su memorabili progetti di musei e di mostre, in particolare i musei di Mönchengladbach e di Francoforte, e mostre come “Traum und Wirklichkeit” a Vienna. La sua Biennale di Architettura di Venezia (1996) fu concepita idealmente alla luce di questo progetto: l’architettura in termini di attività sismica (in senso culturale, senza dubbio). Il suo eccesso di segni riesce a metterci di fronte alle nostre paure e alle nostre speranze più profonde e ancestrali, attraverso il fuoco, l’acqua, l’aria e la terra. A Vulcania, che si trova a circa mille metri sul livello del mare, Hollein ha eretto un tempio a Vesta e a Vulcano: un tumulo grande quanto quello di certe tombe etrusche, forato da gallerie, sempre scandito dalla luce naturale che penetra dall’alto, e circondato da strati di superfici laviche a livello dello sguardo.

Un tumulo sepolto nella terra, a parte l’alto cono diviso verticalmente in due parti che è l’elemento di collegamento fra cielo e terra e simula il fuoco che si allunga verso l’alto. Vista dall’esterno l’opera più che un edificio è un tumulo, concepito come un’architettura-monumento: quasi che l’autore avesse trasformato il caos tumultuoso e ribollente della terra in un’altra violenta scossa, gelida però. Il tuono che proviene dal ventre della terra non si sente, ma si vede. La necessità di attuare un programma di accoglienza rivolto a un gran numero di visitatori, andando incontro alle loro esigenze, è superato dalla volontà di creare un segno, una serie di schermi di pietra che forniscano uno sfondo appropriato all’esibizione del fenomeno vulcanico nella sua spettacolarità.

La presenza di diversi congegni e l’uso di uno stucco veneziano di colore rosso Pompei avranno un sicuro effetto sul visitatore. Senza dubbio, questi sarà preso e scosso dal senso di pericolo e di avventura di questo viaggio nelle profondità della terra: ma potrà anche vedere le tracce dell’immensa eredità culturale generata dall’incontro prometeico fra le forze eterne che dominano il pianeta, quella del fuoco soprattutto, e la fragilità dell’uomo, che ha dovuto far fronte a questa potenza insondabile e, in definitiva, misteriosa e imperscrutabile.

Architetto essenzialmente ‘barocco’, Hollein ha ideato un gioco di balconi relativamente piccoli, posti a livelli diversi, che si aprono sulla vertiginosa profondità del cratere sottostante. Questo gioco si ripete non solo sull’asse verticale, ma anche sul ponte che entra nel cono e sulla terrazza superiore: piccoli avamposti che si affacciano su una grande prospettiva, non dissimili dai balconi che Bernini creò nella Cappella Cornaro di Santa Maria della Vittoria a Roma. Il visitatore, che segue il percorso a spirale verso l’alto o verso il basso, avverte qui un’eco del Dante raffigurato da Sandro Botticelli, del transito verso l’interno della terra, della spirale borrominiana di Sant’Ivo alla Sapienza o, per venire a tempi più recenti, di Frank Lloyd Wright: si resta sospesi a meditare e a fare il calcolo delle sottrazioni e delle addizioni che hanno reso possibile la creazione di questo edificio.

“Il progetto di Vulcania è una scultura ricavata negli strati della lava basaltica, e non c’è segno di confine fra edificio e paesaggio”, dice Hollein. L’uso della pietra vulcanica locale e della pietra rossa del Giura accresce inoltre l’effetto camaleontico della ‘pelle’ della costruzione. Il dialogo fra natura e architettura è rafforzato dal largo uso di materiale scavato sul posto, come la ciclopica pietra con la quale è stata costruita una lunga rampa o il materiale impiegato per fabbricare il “béton Vulcania”, un aggregato di basalto prodotto sul luogo, la cui formula è stata studiata appositamente per questo progetto. Tutto ciò contribuisce all’equilibrio fra la natura del sito e la costruzione. Un po’ in disparte si trova un edificio più piccolo, che ospita una serie di servizi.

Il complesso si racconta sostanzialmente in due forme coniche. La più grande accoglie un ampio spazio di circolazione, due grandi anfiteatri per le proiezioni e una sala per le esposizioni temporanee. Come un grande camino vulcanico, questa forma si rastrema via via che sale dal piano terra. Un secondo cratere conico, che invece si restringe via via che penetra nella terra, è stato scavato per offrire la possibilità di scrutare il magma sottostante, simulato.

Il rapporto con l’immensa potenza della terra è stato alla radice di molti rituali, nelle società più diverse: le eruzioni vulcaniche sono richiami altrettanto potenti alla vita profonda del pianeta sul quale ci troviamo. Difficile immaginare un’influenza sulla nostra vita più tangibile e immediata di questa: per renderle omaggio occorrono strutture di scala adeguata. Hans Hollein ci offre lo scenario e l’occasione favorevoli all’ascolto del sentimento di riverenza che nasce nell’uomo di fronte all’immenso potere di Gaia, la madre terra dal cuore di fuoco.
Da almeno vent’anni Hollein accarezzava l’idea di un’architettura ‘estratta’ dalla terra. Qui a Vulcania ha finalmente realizzato il suo sogno
Da almeno vent’anni Hollein accarezzava l’idea di un’architettura ‘estratta’ dalla terra. Qui a Vulcania ha finalmente realizzato il suo sogno
Situato in un paesaggio vulcanico, il museo emerge senza asprezze dal terreno e offre ai visitatori diversi percorsi di ingresso e di attraversamento
Situato in un paesaggio vulcanico, il museo emerge senza asprezze dal terreno e offre ai visitatori diversi percorsi di ingresso e di attraversamento
I muri di pietrisco irregolare ricordano 
che Vulcania è un’architettura della terra, mentre una rete 
di passaggi aerei si intreccia alle parti più solide e massicce
I muri di pietrisco irregolare ricordano che Vulcania è un’architettura della terra, mentre una rete di passaggi aerei si intreccia alle parti più solide e massicce
Nell’interno del museo è riuscito a creare ambienti di grande intensità che parlano il suo particolare linguaggio architettonico, ma al tempo stesso rispondono alle esigenze specifiche del museo.
Nell’interno del museo è riuscito a creare ambienti di grande intensità che parlano il suo particolare linguaggio architettonico, ma al tempo stesso rispondono alle esigenze specifiche del museo.
Nella cornice dell’architettura di Hollein, gli ordinatori delle collezioni hanno preferito proporre un’interpretazione più letterale dei temi del museo
Nella cornice dell’architettura di Hollein, gli ordinatori delle collezioni hanno preferito proporre un’interpretazione più letterale dei temi del museo
Hollein conduce il visitatore sempre più in profondità, attraverso vari ‘gironi’ di grande effetto, fino a fargli sentire la fisicità della roccia vulcanica sulla quale il museo è costruito
Hollein conduce il visitatore sempre più in profondità, attraverso vari ‘gironi’ di grande effetto, fino a fargli sentire la fisicità della roccia vulcanica sulla quale il museo è costruito

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