Luce del cambiamento

Un designer cammina da una stanza vuota a un’altra, tra le sue mani si alterna la serie di lampade Buds da lui disegnate per Foscarini: oggetti d’affezione per uno spostamento che è anche mentale.

Cambiare casa è un piccolo viaggio catartico, un movimento calibrato di cose che corrisponde anche a una transizione mentale: significa ridefinire i codici dell’ambiente che ci circonda, operare delle scelte e delle selezioni, rimodulare il nostro rapporto con lo spazio e con il modo che abbiamo di utilizzarlo. Ma soprattutto è un gesto che ci riconduce al divenire delle cose.

Cambiare casa è gettare una nuova luce sulla nostra esistenza, è, ci ricorda Rodolfo Dordoni mentre percorre le stanze vuote del suo nuovo luogo vitale (tra le braccia diverse versioni della lampada in vetro soffiato Buds, disegnata per Foscarini): “Un bisogno periodico, un’esigenza necessaria a un continuo moto interiore. Non è semplicemente spostare oggetti da un luogo a un altro, ma è reimpostare te stesso attraverso di loro. Devi capire quali vuoi come tuoi compagni con cui condividere questo viaggio. Con me e come me, questi oggetti si adeguano al luogo e al tempo e tornano nuovi in una diversa avventura. E così siamo a casa di nuovo”. Questo passaggio evolutivo è in fondo lo stesso che contraddistingue il percorso del designer, del buon designer: perché progettare non è mai rimanere nello stesso posto, ma è ricercare altri luoghi, spostare gli oggetti del pensiero da un luogo consueto a un altro inaspettato, e in questa luminosa transizione, sempre, reimpostare se stessi attraverso di essi.