Questo articolo è stato pubblicato in origine su Domus 1033, marzo 2019
Cent’anni fa la luce elettrica uccideva il chiaro di luna, e oggi l’incontenibile diffusione della fotografia come mezzo di svelamento del mondo ha ucciso l’esotismo. La globalizzazione dello sguardo rende infatti ormai espliciti tutti gli elementi connotanti ogni determinata realtà, da un lato informandoci sull’esatto aspetto dei luoghi più remoti, dall’altro privandoci del lusso, e del piacere, d’immaginarli.
Con There is gas under the Tundra, al francese Charles Xelot riesce il difficile equilibrismo di mostrare entrambi gli aspetti, al di qua e al di là della lente, della colonizzazione culturale in atto. Se per i Nenci della penisola russa Jamal lo sfruttamento dei giacimenti di gas naturale è infatti una rivoluzione a doppio taglio, per chi – attraverso la sottile dualità delle foto di Xelot – è testimone di questi sconvolgimenti, risulta perfino più perturbante la presenza di un passeggino rosa sulla neve o l’uso di occhiali da sole da parte delle donne ritratte. La vera scoperta è che noi e i nostri simili ci assomigliamo sempre di più.
Il fotografo francese Charles Xelot è nato nel 1985 e vive tra Parigi e San Pietroburgo. I suoi lavori sono stati esposti in tutto il mondo ed è stato insignito di numerosi premi, tra cui i premi fotografici MIFA e TIFA.