E il telaio per porte diventa elemento d’arredo

Lorenzo Ponzelli e Francesco Valentini sono i giovani progettisti autori del progetto Eclisse 40 Collection, già insignito con il Red Dot Award 2020. L’intervista.

“Il nostro è un approccio un po’ diverso rispetto a quello delle coppie di architetti o designer a cui siamo solitamente abituati. Si può dire che siamo uno strano duoa tutti gli effetti”. I designer marchigiani Francesco Valentini e Lorenzo Ponzelli lavorano insieme dal 2018, con retroterra piuttosto diversi tra loro. Francesco, architetto e designer, nel 2017 ha fondato il suo studio con sede a Chiaravalle e Fermo, mentre Lorenzo è uno storico collaboratore di Gagliardini, azienda del settore arredo marchigiana. È loro il progetto Eclisse 40 Collection, un telaio per porte concepito come elemento d’arredo che gli è valso il Red Dot Award 2020.

Partiamo dall’inizio: come vi siete conosciuti? 
F. Sono entrato in contatto con Lorenzo circa una quindicina di anni fa, lavorando insieme ai miei clienti ho iniziato ad affacciarmi presso Gagliardini dove lui lavorava occupandosi della gestione dei mercati. Ne è nato un rapporto di amicizia che si è consolidato e che con il tempo si è trasformato in una collaborazione orientata al design di prodotto. È stata un po’ una scommessa.

Che significato ha per voi lavorare in duo?
L. Abbiamo due percorsi lavorativi molto diversi, il mio sicuramente più concreto mentre quello di Francesco più orientato alla progettazione. Non ci limitiamo soltanto a disegnare, ma studiamo ancoraggi e criteri costruttivi per semplificare la vita delle aziende. Affinché i progetti non restino solo sulla carta.

Per Eclisse avete realizzato la collezione Eclisse 40. In che modo una porta si può trasformare in un elemento d’arredo?
F. Avevamo in mente di ragionare sul concetto di porta, dando una chiave di volta a questo elemento. Il nostro desiderio era creare qualcosa che potesse funzionare nell’ambito di una progettualità legata agli ambienti domestici ma anche contract. Ci siamo concentrati su quella che potrebbe essere definita come la parte “non risolta” della porta, ovvero il lato non complanare. Abbiamo cercato quindi di rompere il concetto di porta intesa come muro, con Eclisse 40 il telaio è diventato un elemento altamente estetico perché rimane a vista: grazie alla strombatura a 40 gradi che abbiamo introdotto il telaio squarcia la parete e diventa presenza sottraendo materia al tempo stesso. 

Il progetto unisce in modo equilibrato estetica e funzionalità. Come avete lavorato per conciliare questi due aspetti?
L.
 Tutto è partito dalla percezione che sul mercato mancasse qualcosa. C’era un grosso divario tra la porta totalmente assente e priva d’anima e quella tradizionale. Volevamo qualcosa che si mostrasse sulla parete, in modo minimale ma presente. Un oggetto pulito, rigoroso, ma con una sua personalità. Abbiamo voluto spostare un po’ il focus dell’oggetto: è quasi il telaio che mette in evidenza la porta. 

Vi andrebbe di raccontarmi cosa vi ha ispirato in fase di ricerca?
F.
 Cerchiamo sempre di partire da qualcosa di storico, questo è un po’ il nostro modus operandi. Più che creare qualcosa di nuovo, proviamo a innovare cercando di spostare le prospettive. Nel caso di Eclisse 40 si è trattato delle strombature presenti in tutti gli stili architettonici, dal gotico al romano, che avevano la funzione di proiettare quanta più luce possibile e convogliarla verso gli ambienti interni. In questo senso credo abbiamo avuto la sensibilità di reinterpretare un concetto preesistente e trasferirlo nel presente applicandolo al mondo della porta. 

In che modo l’expertise tecnologico e ingegneristico di Eclisse ha stimolato l’aspetto creativo nel vostro approccio progettuale?
L
. Ci siamo avvalsi delle conoscenze di un’azienda molto preparata, la tecnica e la precisione sono state centrali in fase di realizzazione. C’è stato un confronto continuo dal punto di vista estetico, ci siamo poi avvalsi di tutti quei processi tecnici che Eclisse ha consolidato in altre linee. 

F. Quando abbiamo incontrato l’azienda abbiamo raccontato una storia: partendo dai nostri ragionamenti ma presentando un progetto abbastanza avanzato, cercando di portare sul tavolo quante più possibili risposte, proprio perché cerchiamo di metterci nei panni del committente che deve produrre l’oggetto. Crediamo in un design che è meno opera d’arte ma più potenzialmente accessibile e comprensibile su larga scala. La cosa interessante è che di fatto questo è stato un progetto realizzato a quattro mani, le nostre e quelle di Eclisse. 

Nell’ultimo anno le nostre case hanno inevitabilmente assunto sempre più centralità nelle nostre vite. Come immaginate la casa del domani? 
L.
 La immaginiamo più consapevole, a fronte dei momenti che stiamo vivendo immaginiamo una casa concreta dal punto di vista dell’utilizzo. Più pensata dal punto di vista estetico e soprattutto in termini di funzionalità. 

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