Nuovo design milanese: quattro studi selezionati da Jasper Morrison

Jasper Morrison e Francesca Picchi selezionano per Domus quattro giovani designer della comunità creativa milanese, secondo i quali per rispondere alla necessità di un cambiamento, è essenziale preservare la ‘biodiversità’ della cultura materiale che mantiene ‘vivo’ il progetto.

Questo articolo è stato pubblicato in origine su Domus 1048, luglio-agosto 2020.

Nel proseguire l’esercizio avviato lo scorso aprile di mettere in scena le ispirazioni di progetto, il fuoco si sposta su Milano, per presentare il lavoro di giovani designer che hanno scelto come base questa città per alludere alla comunità di design e alla sua azione a scala territoriale. Gli ultimi mesi sono stati complessi, la pandemia ha messo in discussione la vita precedente al contagio. Il bisogno di cambiamento spinge a porsi in modo diverso e a puntare a uno sviluppo che si fondi su una mobilitazione delle comunità, che dia voce a risorse latenti e valorizzi il capitale sociale inespresso. La comunità milanese è fatta da tante persone che ruotano attorno a questo sistema imperfetto, preservando la biodiversità delle forme, degli oggetti, dei sistemi di produzione, dei saperi della cultura materiale. Queste persone se ne prendono cura e contribuiscono a tenere vivo il design, la sua cultura e il suo circuito economico e sociale, lasciandosi andare alla straordinaria pulsione a disegnare, ostinandosi a immaginare, intanto, un mondo semplicemente un po’ diverso.

Philippe Tabet

Philippe Tabet è nato a Versailles e ha studiato in Francia. Nel 2015 ha fondato il proprio studio di design industriale a Milano. Il suo lavoro ricerca la sincerità del materiale e trova ispirazione nei processi di lavorazione. È convinto che ogni oggetto possa raccontare una storia del proprio tempo.

“Quando disegno, mi piace trovare un equilibrio individuando il punto in cui fare meno è impossibile”, racconta il designer. “Nel caso delle maschere, ho cercato di caratterizzarle con i segni delle diverse tecniche di lavorazione. Nella ceramica, per esempio, le parti grezze, come la parte inferiore di un piatto, mostrano ciò che di solito è nascosto”.  

Blair Thurman, Bacardi Circuit, 2018. Courtesy of Peres Projects, Berlin

Alessandro Gnocchi

Dopo gli studi al Politecnico di Milano, nel 2010 Alessandro Gnocchi avvia il suo studio a Milano, dove vive e coltiva la sua passione per il design. Attratto da come funzionano le cose, cerca di formulare idee semplici e intuitive, con un’attenta conoscenza dei processi produttivi e profondo rispetto di forme e funzioni.

“Quando inizio un progetto, mi trasformo in una spugna: cerco ovunque input di qualsiasi tipo”, spiega il designer. “Dopo una scansione che tende all’infinito – che comprende i problemi, le soluzioni, il lavoro e il relax – si spera arrivi la sintesi, ed è qui che si arriva “alle mani”: il disegno, ma soprattutto il model making (in scala 1:1), uno strumento potentissimo per ‘vedere’ l’idea”.

Porta Vinavil. Foto Alessandro Gnocchi

Mist-o

Mist-o è uno studio di industrial design con base a Milano e Tokyo fondato da Tommaso Nani e Noa Ikeuchi nel 2012. Il lavoro spazia dall’arredo ai piccoli oggetti fino a una dimensione spaziale. Tra i clienti, Arflex JP, Cappellini, Ichendorf e Living Divani.

“Siamo abituati a definire i progetti dialogando. Nel corso del tempo abbiamo stabilito una dinamica personale per progettare insieme e, pur vivendo a migliaia di chilometri di distanza, siamo sempre in contatto. Abbiamo capito che sotto la superficie dei condizionamenti personali esiste un livello dove ci s’incontra sempre, oltre la soggettività o il semplice “mi piace” o “non mi piace”. Ci sono voluti anni per comprendere, attraverso questa dinamica di scavo, come arrivare a una semplicità non vuota. L’obiettivo è fare progetti spontanei, attraverso però un metodo rigoroso e logico”.

Mist-o, Zenit, sedute in alluminio, Paola Zani, 2018. Courtesy of Mist-o

Federico Angi

Laurea in Disegno industriale al Politecnico di Milano, nel 2010 Federico Angi apre lo studio a Milano. Nel progetto, ricerca forme pure ed essenziali sviluppando modelli e prototipi con cura maniacale. Tra i suoi clienti, Atipico, Cappellini, Ichendorf, Moleskine, Paola Zani, Vela srl e 100%Tobeus.

“Credo che la mia passione per il design sia nata da bambino quando smontavo ‘cose’ nell’officina di mio padre, dove cacciaviti, chiavi inglesi e pinze erano sempre a portata di mano. In questo luogo, circondato da attrezzi di ogni genere, ho sperimentato per la prima volta il piacere di progettare. Capire come funzionano gli oggetti, come ripararli e prendermene cura, mi ha portato a guardarli in una prospettiva a lungo termine, studiando la loro vita nel corso del tempo. Da qui, forse, deriva la mia ossessione per i prodotti ben calibrati che mi porta a curarne fino al più minuscolo dettaglio. Lavoro prevalentemente da solo, ma quotidianamente mi confronto con amici e colleghi”.

Copertina del volume Line of Demarcation di Rodolfo Aricò, Ed. Luxembourg
Leggi tutto
China Germany India Mexico, Central America and Caribbean Sri Lanka Korea icon-camera close icon-comments icon-down-sm icon-download icon-facebook icon-heart icon-heart icon-next-sm icon-next icon-pinterest icon-play icon-plus icon-prev-sm icon-prev Search icon-twitter icon-views icon-instagram