Storie di oggetti: la lampada di Castiglioni nata da un gioco

La Diabolo è stata l’ultima saliscendi progettata da Achille Castiglioni per Flos. Il suo meccanismo? Nasce dall’amore per il design “interattivo”.

Achille Castiglioni, Diabolo per Flos. Foto Hugh Findletar, courtesy Fondazione A. Castiglioni

Questo articolo è apparso originariamente su Domus 1056, Aprile 2021.

“Amore, curiosità e ironia sono le parole chiave dell’attitudine al progetto”. Per Achille Castiglioni, si sa, la componente ludica è un’imprescindibile parte del processo progettuale. Così, nel 1998, a 80 anni, immagina l’ultimo progetto che firmerà per Flos, la lampada a sospensione Diabolo, che ricorda il gioco di origine cinese che spopolava in spiaggia negli anni Novanta: si lancia in aria e si riprende con un filo tirato da due bacchette. Naso all’insù, si sta incantati a osservare la forma conica che vola e rimbalza sul filo teso. Già dagli anni Sessanta, Achille e Piergiacomo Castiglioni studiano lampade con il sistema saliscendi: ne nascono progetti intramontabili, come la Splugen Brau del 1961 e la Relemme del 1962, con il contrappeso e il meccanismo di riavvolgimento del cavo a vista. Rimaneva però aperta una questione: provare a nascondere il sistema a carrucola. 

Diabolo Achille Castiglioni, foto Federico Torra
Achille Castiglioni, Diabolo per Flos. Foto Federico Torra

Per la Diabolo, Achille ragiona sulla forma realizzando un modellino, prima di carta poi di cartone e, infine, di alluminio. Arriva a celare il sistema di riavvolgimento in un cono sottile e allungato, fissato al soffitto come una stalattite: dalla sua estremità esce il filo di alimentazione, che sostiene un cono più ampio, il diffusore. Fare scorrere su e giù il cono diventa quasi un gioco, che consente di dosare gli effetti di luce, rendendo la fonte luminosa mutevole e personalizzabile. Castiglioni si divertiva a stuzzicare l’interazione del fruitore con l’oggetto: “Provava un certo gusto nell’osservare la sorpresa delle persone che spostavano la lampada in alto e in basso, senza avvertire rumori né inceppamenti. Il cavo elettrico coincide, ancora oggi, con il cavo meccanico e, con un movimento ‘morbido’, il cono più grande scende e risale, tanto che le persone sono invogliate a provare, più e più volte, lo stesso gesto”, racconta la figlia Giovanna. 

Diabolo Achille Castiglioni
Schizzo per la Diabolo di Achille Castiglioni. Courtesy Fondazione Castiglioni

Il design semplice ed evocativo della Diabolo rivela, ancora una volta, la grande sensibilità del maestro nell’osservare il quotidiano: “Come sempre, si resta sorpresi dal leggero tocco alla Castiglioni”, si legge su Domus (806 del 1998). “Con mano sicura, dimostra metodicamente le inesauribili risorse di ciò che tutti abbiamo proprio davanti al naso”. Dopo 10 anni, però, la produzione si interrompe per problemi tecnici. Oggi, grazie a un attento studio del meccanismo saliscendi, Flos ha reinserito la lampada a catalogo. Alcuni esemplari originali sono ancora appesi a Milano, nella Fondazione Castiglioni. Guardandoli, non è difficile immaginarsi Achille che si diverte, con in testa il prototipo della lampada in cartone, come il cappello di Pinocchio, mentre progetta, guidato dall’amore per quell’“ignoto destinatario” del lavoro del designer.  

La Diabolo di Achille Castiglioni, Flos
La Diabolo di Achille Castiglioni nella variante rosso ciliegia, colore che, con il marrone castoro, si è aggiunta al bianco originale

Immagine di apertura: Achille Castiglioni con la Diabolo. Foto Hugh Findletar, courtesy Fondazione A. Castiglioni

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