L’importanza della biofilia per l’uomo e l’architettura

L’eredità psicologica del nostro istinto di sopravvivenza che ci porta a stare meglio quando siamo a contatto con la natura è alla base del Biophilic Design, utilizzato sempre più in architettura, dagli aeroporti agli spazi urbani, fino alle aziende.

L’attrazione dell’uomo verso la natura è un istinto primordiale. I nostri antenati si sentivano più tranquilli nei luoghi in cui c’era abbondanza di verde, perché erano certi di trovare cibo e acqua a volontà e potevano quindi concentrarsi su altre mansioni. L’eredità psicologica di questo istinto di sopravvivenza è alla base del Biophilic Design: “È una strategia o etica progettuale che tiene conto della spontanea tendenza degli esseri umani a sentirsi bene in mezzo alla natura”, spiega Oliver Heath, uno dei guru del settore. “Uno spazio progettato in modo da farci sentire protetti e a contatto con elementi naturali (o riferimenti a essi) può contribuire quindi a ridurre il nostro stress e a essere più produttivi. Si usano elementi diretti, come le piante, l’acqua, i suoni. E indiretti, come i materiali naturali, quei colori che noi definiamo neutri ma che in realtà sono tipici del nostro habitat originale, e una gestione degli spazi che tiene conto del bisogno di una visione ampia e circolare”.

L’head quarter di Amazon a Seattle. Ospita circa 40mila piante, tra cui un albero di più di 16 metri. La creazione di una "foresta pluviale" all’interno dell’edificio ha lo scopo di favorire incontri e incentivare la creatività dei dipendenti.

Heath precisa come “un approccio biofilico alla progettazione possa migliorare la Triple Bottom Line, ovvero il benessere degli occupanti degli edifici, la produttività dei dipendenti delle imprese e il tasso di gradimento dei clienti. Considerando che la nostra salute e il nostro benessere sono intrinsecamente legati a quelli dell’ambiente naturale che ci circonda, sicuramente dovremmo volerli proteggere e farli prosperare”. La natura, in un contesto progettato e quindi focalizzato su parametri umani, fa bene: rallenta il battito cardiaco, induce la produzione di ormoni compensativi che supportano una sensazione di interconnessione e collaborazione. E non si tratta di un trend contemporaneo: “Il termine biofilia (letteralmente, “passione per la vita”) è stato coniato due volte in circostanze diverse: dallo psicologo tedesco Erich Fromm nel 1964 e dal biologo americano Edward O. Wilson nel 1984”, precisa Giuseppe Barbiero, docente di Biologia e di Ecopsicologia, direttore del Groupe de Recherche en Education à l’Environnement et à la Nature e del Laboratorio di Ecologia affettiva all’Università della Valle d’Aosta. “Fromm usa il termine biofilia per descrivere l’orientamento psicologico a essere attratti da tutto ciò che è vivo e vitale. Wilson lo usa per descrivere la tendenza umana – innata ed evoluzionisticamente adattiva – a esserne attratti.”

L’aeroporto internazionale di Portland (Usa). Il progetto di ZGF Architects, che sostiene l’economia locale, favorisce l’illuminazione diurna e la diminuzione dello stress dei passeggeri, che possono beneficiare degli elementi naturali che caratterizzano il paesaggio dell’Oregon.

Nel 1993, E.O. Wilson e Stephen Kellert propongono la cosiddetta “ipotesi della biofilia” che viene definita come “l’innata tendenza a concentrare la nostra attenzione sulle forme di vita e su tutto ciò che le ricorda e, in alcune circostanze, ad affidarvisi emotivamente”. Quest’ultima definizione è quella più scientificamente corretta”. È proprio Kellert che apre le porte della biofilia all’architettura. Il suo approccio è definito olistico poiché simula le qualità spaziali di determinati ambienti naturali, le loro forme e materiali, per evocare una sensazione di benessere e stimolare le risposte positive del corpo umano. I progettisti oggi utilizzano i principi della biofilia in tutti gli ambienti, dagli aeroporti agli hotel. “Dato che gli aeroporti sono spesso collegati alla sensazione di minaccia, la creazione di paesaggi naturali tranquillizzanti è fondamentale, attraverso forme curve, illuminazione soft, materiali naturali e morbidi, suoni della natura”, spiega Harleen McLean, biophilic designer.

Il terminal 2 dell’aeroporto di Guadalajara (Messico), progettato da CallisonRTKL, con giardini interni che si ispirano ai campi di agave e ai canyon autoctoni.

Allo stesso modo, chi include la natura nelle lobby e all’interno delle camere degli hotel, migliora sensibilmente l’esperienza dei propri ospiti, come evidenziato da una ricerca di Ambius: il 56% degli albergatori ha dichiarato che i propri clienti sono più invogliati a tornare quando trovano un approccio olistico al design. E anche le aziende si sono accorte che un’architettura ispirata alla natura delle aree di lavoro può aiutare a rafforzare le relazioni, la comunità e la cooperazione.

DomusAir

Altri articoli di Domus

Leggi tutto
China Germany India Mexico, Central America and Caribbean Sri Lanka Korea icon-camera close icon-comments icon-down-sm icon-download icon-facebook icon-heart icon-heart icon-next-sm icon-next icon-pinterest icon-play icon-plus icon-prev-sm icon-prev Search icon-twitter icon-views icon-instagram