Architettura pubblica in tempi di crisi

Le dodici opere di “Public Without Rhetoric”, la partecipazione del Padiglione Portoghese, rimettono al centro lo spazio collettivo accessibile e di qualità.

Tra le poche grandi nazioni europee a non avere un proprio padiglione ai Giardini, il Portogallo ha scelto quest’anno come proprio spazio temporaneo Palazzo Giustinian Lolin, sede della Fondazione Ugo e Olga Levi. Un contesto ben differente da quello della mostra “Neighbourhood – Where Álvaro meets Aldo” per la scorsa Biennale di architettura, allestita a Campo di Marte al piano terra dell’edificio progettato da Álvaro Siza alla Giudecca, nell’ala non ancora terminata. Una differenza che non deve ingannare, perché alla base di entrambe c’è uno stesso modo di intendere e anche di rappresentare l’architettura.

Fig.1 “Public without Rhetoric”, Padiglione Portoghese, vista dell’allestimento, Biennale di Venezia 2018
Fig.2 “Public without Rhetoric”, Padiglione Portoghese, vista dell’allestimento, Biennale di Venezia 2018
Fig.3 “Public without Rhetoric”, Padiglione Portoghese, vista dell’allestimento, Biennale di Venezia 2018
Fig.4 “Public without Rhetoric”, Padiglione Portoghese, vista dell’allestimento, Biennale di Venezia 2018
Fig.5 “Public without Rhetoric”, Padiglione Portoghese, vista dell’allestimento, Biennale di Venezia 2018
Fig.6 “Public without Rhetoric”, Padiglione Portoghese, vista dell’allestimento, Biennale di Venezia 2018
Fig.7 Inês Lobo, Biblioteca ad Angra do Heroísmo (Azzorre), 2016
Fig.8 Inês Lobo, Biblioteca ad Angra do Heroísmo (Azzorre), 2016
Fig.9 Inês Lobo, Biblioteca ad Angra do Heroísmo (Azzorre), 2016
Fig.10 Aires Mateus e associados (Manuel Mateus e Francisco Mateus), Olivier Debré Contemporary Art Centre, Tours, 2016
Fig.11 Tours Aires Mateus e associados (Manuel Mateus e Francisco Mateus), Olivier Debré Contemporary Art Centre, Tours, 2016
Fig.12 SAMI (Inês Vieira da Silva e Miguel Vieira), Gruta das Torres Visitor Centre, Pico (Azzorre), 2011
Fig.13 SAMI (Inês Vieira da Silva e Miguel Vieira), Gruta das Torres Visitor Centre, Pico (Azzorre), 2011
Fig.14 SAMI (Inês Vieira da Silva e Miguel Vieira), Gruta das Torres Visitor Centre, Pico (Azzorre), 2011
Fig.15 Álvaro Siza, Eduardo Souto Moura e Tiago Figueiredo, Metropolitana di Napoli, 2015
Fig.16 Álvaro Siza, Eduardo Souto Moura e Tiago Figueiredo, Metropolitana di Napoli, 2015
Fig.17 Álvaro Siza, Eduardo Souto Moura e Tiago Figueiredo, Metropolitana di Napoli, 2015
Fig.18 Miguel Figueira, Hangar Nautical Centre, Montemor-o-Velho, 2011
Fig.19 Miguel Figueira, Hangar Nautical Centre, Montemor-o-Velho, 2011
Fig.20 Serôdio Furtado Associados (Isabel Furtado e João Pedro Serôdio), I3S, Institute of Innovation and Research in Health, Porto
Fig.21 Serôdio Furtado Associados (Isabel Furtado e João Pedro Serôdio), I3S, Institute of Innovation and Research in Health, Porto
Fig.22 Carlos Prata, Douro Breakwaters, Foz do Douro, Porto, 2014
Fig.23 Carlos Prata, Douro Breakwaters, Foz do Douro, Porto, 2014
Fig.24 Ricardo Bak Gordon, Albarquel Urban Park, Setúbal, 2008
Fig.25 Ricardo Bak Gordon, Albarquel Urban Park, Setúbal, 2008
Fig.26 Ricardo Bak Gordon, Albarquel Urban Park, Setúbal, 2008
Fig.27 Ricardo Bak Gordon, Albarquel Urban Park, Setúbal, 2008
Fig.28 Depa (Carlos Azevedo, João Crisóstomo e Luís Sobral), Diogo Aguiar Studio, FAHR 021.3 (Filipa Fróis Almeida e Hugo Reis), Fala Atelier (Ana Luísa Soares, Filipe Magalhães e Ahmed Belkhodja), Ottotto (Teresa Otto), padiglioni per la mostra “Live Uncertainty: an Exhibition after the 32nd Bienal de São Paulo”, alla Serralves Foundation Depa
Fig.29 Depa (Carlos Azevedo, João Crisóstomo e Luís Sobral), Diogo Aguiar Studio, FAHR 021.3 (Filipa Fróis Almeida e Hugo Reis), Fala Atelier (Ana Luísa Soares, Filipe Magalhães e Ahmed Belkhodja), Ottotto (Teresa Otto), padiglioni per la mostra “Live Uncertainty: an Exhibition after the 32nd Bienal de São Paulo”, alla Serralves Foundation
Fig.30 Depa (Carlos Azevedo, João Crisóstomo e Luís Sobral), Diogo Aguiar Studio, FAHR 021.3 (Filipa Fróis Almeida e Hugo Reis), Fala Atelier (Ana Luísa Soares, Filipe Magalhães e Ahmed Belkhodja), Ottotto (Teresa Otto), padiglioni per la mostra “Live Uncertainty: an Exhibition after the 32nd Bienal de São Paulo”, alla Serralves Foundation
Fig.31 Depa (Carlos Azevedo, João Crisóstomo e Luís Sobral), Diogo Aguiar Studio, FAHR 021.3 (Filipa Fróis Almeida e Hugo Reis), Fala Atelier (Ana Luísa Soares, Filipe Magalhães e Ahmed Belkhodja), Ottotto (Teresa Otto), padiglioni per la mostra “Live Uncertainty: an Exhibition after the 32nd Bienal de São Paulo”, alla Serralves Foundation
Fig.32 Depa (Carlos Azevedo, João Crisóstomo e Luís Sobral), Diogo Aguiar Studio, FAHR 021.3 (Filipa Fróis Almeida e Hugo Reis), Fala Atelier (Ana Luísa Soares, Filipe Magalhães e Ahmed Belkhodja), Ottotto (Teresa Otto), padiglioni per la mostra “Live Uncertainty: an Exhibition after the 32nd Bienal de São Paulo”, alla Serralves Foundation
Fig.33 Depa (Carlos Azevedo, João Crisóstomo e Luís Sobral), Diogo Aguiar Studio, FAHR 021.3 (Filipa Fróis Almeida e Hugo Reis), Fala Atelier (Ana Luísa Soares, Filipe Magalhães e Ahmed Belkhodja), Ottotto (Teresa Otto), padiglioni per la mostra “Live Uncertainty: an Exhibition after the 32nd Bienal de São Paulo”, alla Serralves Foundation
Fig.34 Gonçalo Byrne e Barbas Lopes Arquitectos (Diogo Seixas Lopes e Patrícia Barbas), Teatro Thalia, Lisbona, 2012
Fig.35 Gonçalo Byrne e Barbas Lopes Arquitectos (Diogo Seixas Lopes e Patrícia Barbas), Teatro Thalia, Lisbona, 2012
Fig.36 João Luís Carrilho da Graça, Terminal navale, Lisbona, 2010
Fig.37 João Luís Carrilho da Graça, Terminal navale, Lisbona, 2010

Al centro dell’indagine dei curatori di “Public without Rethoric” c’è infatti sempre il tema sociale: dall’housing sociale del 2016 si è passati ad indagare le opere pubbliche, raccontate anche quest’anno con strumenti tradizionali come disegni, plastici e fotografie ­– diapositive, per la precisione – accanto a video sullo stato attuale delle opere, che hanno preso il posto della documentazione delle visite di Siza agli inquilini delle sue abitazioni. Oggi come due anni fa, nessun effetto speciale o scenografia ricercata, niente concept complessi e teorie altisonanti. Nessuna retorica in Portogallo, come recita il titolo di quest’anno, ma concretezza.

Gonçalo Byrne e Barbas Lopes Arquitectos (Diogo Seixas Lopes and Patrícia Barbas), Teatro Thalia, Lisbona, 2012

A parlare sono opere – 12 realizzate a partire dal 2007 da diverse generazioni di architetti portoghesi – che sanno esprimere la missione pubblica dell’architettura. E questo, sostengono i curatori Nuno Brandão Costa e Sérgio Mah, è un dato importante per via della crisi dell’ultimo decennio, che ha colpito in un modo particolarmente duro il Portogallo e che ha relegato in secondo piano proprio questo genere di edifici. “È sorta una specie di ossessione nei confronti delle opere pubbliche, considerate, alla luce degli orientamenti neoliberali che hanno guidato l’Europa occidentale negli ultimi tempi, una spesa accessoria e dannosa”, precisano. “L’opera pubblica, come la costruzione di strutture culturali, educative, sportive e infrastrutture, rientra in un’idea di evoluzione della civiltà e di progressività nell’equivalenza delle opportunità sociali. Simultaneamente, ricostruisce e riabilita la forma della città, rinnovando qualitativamente e culturalmente lo spazio pubblico”.

L’opera pubblica, come la costruzione di strutture culturali, educative, sportive e infrastrutture, rientra in un’idea di evoluzione della civiltà nell’equivalenza delle opportunità sociali

Gli edifici portati a dimostrare il carattere del tocco portoghese sul pubblico operano su scale e hanno destinazioni d’uso differenti. Coerentemente con l’impianto pragmatico e sociale individuato dai curatori, il primo impatto con la mostra viene affidato ai video che si trovano nell’androne. Creati da quattro artisti contemporanei portoghesi – André Cepeda, Catarina Mourão, Nuno Cera e Salomé Lamas – mostrano le modalità e le dinamiche di appropriazione delle persone che ‘abitano’ quegli edifici, come vengono vissuti. Si offre un’esperienza soggettiva e indiretta, per poi passare al piano nobile del Palazzo per l’esame più obiettivo dell’architettura tramite gli strumenti più tradizionali di analisi. Inutile cercare una sequenza di lettura, un ordine per importanza o data. I progetti si succedono senza una precisa gerarchia, con i grandi nomi come Siza, Souto Moura, Aires Mateus, Gonçalo Byrne o Bak Gordon accanto ai più giovani Ottotto, Barbas Lopes Arquitectos, Fala Atelier, Atelier Depa Architects o Fahr 021.3. Tutti condividono la bellezza di spazi collettivi accessibili e sono una dimostrazione della qualità transgenerazionale degli architetti portoghesi.

  • Public without Rhetoric
  • Portogallo
  • Nuno Brandão Costa, Sérgio Mah
  • Palazzo Giustinian Lolin
  • 26 maggio – 25 novembre 2018
  • San Marco 2893, Venezia