Il modernismo belga di Willy Van Der Meeren

Le fotografie raccolte nel volume sono state scattate da Kristien Daem nell'estate del 2010 quando il complesso realizzato da Van Der Meeren era sgombro per lavori di ristrutturazione.

Apartment, Wall, Kristien Daem, Gevaert Editions, Bruxelles 2011 (Edizione di 750, di cui 15 con un poster firmato e numerato dall'artista, € 39)

Willy Van Der Meeren (1923-2002) fu un architetto modernista belga le cui idee sociali lo conducevano a pensare che architettura e design dovessero essere destinati alle masse e non a pochi privilegiati. Ogni suo progetto era a misura dei bisogni degli utenti. Ispirandosi a Le Corbusier, a Jean Prouvé e alla tecnica della prefabbricazione Van Der Meeren, per tutto il corso della carriera, sperimentò modi differenti di dare riparo. Giunse a essere uno dei più importanti progettisti del Modernismo belga del secondo dopoguerra. Ma come molti altri architetti belgi di quegli anni non ottenne mai un riconoscimento internazionale.

Il suo obiettivo di realizzare abitazioni a basso prezzo per la generalità della popolazione ebbe come esito le case Ceca del 1955, basate su un sistema modulare che ha al centro una struttura d'acciaio. Il costo della casa equivaleva a quello di un'automobile Ford dell'epoca (all'incirca 3.650 euro), il che corrispondeva ai suoi intenti. Alla fine, non avendo ottenuto dall'associazione nazionale per l'edilizia popolare il permesso di costruire su scala di massa, Van der Meeren non realizzò più di una dozzina di questi edifici d'abitazione, e per di più – contrariamente alle intenzioni dell'architetto – essi non furono abitati da gente comune ma da intellettuali. È lo sfortunato paradosso cui gran parte del pensiero architettonico è stato soggetto in passato, e che ancora oggi persiste.

Queste idee trovarono il loro culmine nel complesso residenziale popolare a sviluppo verticale che Van Der Meeren battezzò Ieder zijn huis, "a ciascuno la sua casa", costruito a Evere, nella cintura esterna a nord est di Bruxelles (1952-1961). Vita comunitaria e possibilità di personalizzare ogni unità ("a ciascuno la sua casa") trovarono qui una sintesi nella forma di 105 appartamenti su 15 piani. L'idea fondamentale dell'edificio era in linea con gli ideali sociali utopistici dell'epoca: una microsocietà con abitazioni di proprietà pubblica in palazzi alti che riunivano funzioni differenti. Un'architettura spartana basata sulla funzione, sulla semplicità e sulla riduzione, con gli elementi costruttivi lasciati a vista.

Gli edifici alti bisognosi di ristrutturazione sono diventati il punto di partenza della fotografa belga Kristien Daem, che ha deciso di fotografare questi appartamenti abbandonati. Ha poi raccolto le immagini in un libro intitolato Apartment, Wall che comprende un nitido testo di descrizione del progetto Ieder zijn huis scritto da Mil De Kooning, docente universitario ed esperto dell'architettura di Willy Van Der Meeren. L'intenzione di Kristien Daem non era documentare l'edificio. In modo quasi non descrittivo fotografa frammenti di stanza, un muro, una scala, oppure talvolta rende perfino astratte le immagini. Ma Daem non svela mai l'architettura nell'insieme. Nei particolari, tuttavia, le immagini illustrano l'atmosfera attuale del palazzo e il relativo cambiamento delle idee. Angelique Campens