Vivere con la complessità

Il teorico della semplicità e avversario della 'funzionalite', torna sui suoi passi e sostiene che un certo tasso di complessità è necessario.

Vivere con la complessità, di Donald A. Norman, Pearson Italia, Milano, Torino 2011 (pp. 266, euro 16,00)

Condannati alla complessità. Così ci dipinge Donald Norman nel suo ultimo libro, Vivere con la complessità, appena uscito in Italia da Pearson. Norman è ingegnere e psicologo, con un passato di vicepresidente della Apple (dove spiega di aver cercato vanamente di convincere l'azienda a prevedere un secondo tasto per il mouse, decisione che sarebbe arrivata soltanto in seguito) ed è autore di libri cult come La caffettiera del masochista (Giunti 1990), Le cose che ci fanno intelligenti (Feltrinelli 1995), Il computer invisibile (Apogeo, 2000) e il recente Emotional design (Apogeo 2004). Da tempo applica i principi del design fisico all'immaterialità dei siti web, con Jakob Nielsen, guru del web design, con cui dirige il Nielsen Norman Group.

Al Gore alla sua scrivania. Le scrivanie di alcune persone riflettono la complessità delle loro vite. Per il loro proprietario, però, tutto è al suo posto: ci sono ordine e struttura (foto di Steve Pyke. © Steve Pyke/ Contour by Getty Images.)

Nella sua ultima opera, l'autore, noto per aver in passato stigmatizzato alcune tendenze di pessimo design improntate a inutili complicazioni, sembra quasi cambiare opinione. Teorico della semplicità e primo avversario di quella che egli stesso ha ribattezzato 'funzionalite', ovvero la tendenza ad arricchire gli strumenti tecnologici di sempre nuove funzioni, ci spiega che un certo tasso di complessità è necessario: si tratta soltanto di capire dove lo si colloca, se nell'oggetto o nel suo uso. L'esempio di Norman è quello degli sci: semplicissimo capire a cosa servono, piuttosto difficile usarli nel modo corretto. Al contrario, si pensi a un software per l'editing fotografico. È arduo orientarsi fra le scelte possibili e i vari menù, ma una volta imparato è il programma a eseguire tutto e all'utente non è richiesta una particolare perizia.

Questa caffettiera, il Balancing Siphon Coffee Maker della Royal Coffee Makers, vi sembra straordinariamente complessa? Sì, ma il bello sta proprio qui: la deliziosa complessità visiva è uno dei suoi elementi di attrazione.

Tutto si spiega con la "Legge di Tesler sulla conservazione della complessità", da Larry Tesler, che è stato vicepresidente di Apple. Secondo questo principio, la complessità totale di un sistema si mantiene costante, quindi "se ne rendi semplice una parte, il resto diventa più complesso", ovvero: "Rendere le cose più facili per l'utente significa renderle più difficili per il designer o l'ingegnere". Certo, spiega Norman, occorre distinguere fra complessità e complicazione: la prima è nei fatti, la seconda nei prodotti di pessimo design. "Perché abbiamo tante difficoltà con le macchine?", si chiede l'autore, che nel volume è prodigo di consigli per tradurre in pratica i principi teorici che enuncia. Perché imponiamo "la logica delle macchine alle persone, esseri umani che non funzionano in base alle stesse regole logiche". E qui a dar manforte all'autore c'è tutta la storia dell'interazione uomo-computer, appassionante epopea del tentativo di farci dialogare sempre meglio con le macchine. Donald Norman ne è stato uno dei paladini e in questo volume rivendica ancora un ruolo di primo piano nel panorama del design incentrato sull'utente e non sulla tecnologia.
Stefania Garassini

Anche la natura è complessa. Due bandiere, in cima a edifici che si trovano ai lati opposti della stessa strada, ventolano in direzioni opposte. Perché? È solo una tipica giornata di vento a Evanston, Illinois, poco a nord di Chicago (che peraltro è nota come “the windy city”, la città del vento). La fotografia è scattata dalla finestra dell'appartamento di Norman.