Mapping America, Exploring the Continent, a cura di Frank Jacobs e Fritz Kessler, Black Dog Publishing, London, 2010
"In quell'impero, l'arte della cartografia giunse ad una tal perfezione che la mappa di una sola provincia occupava tutta una città, e la mappa dell'impero tutta una provincia. Col tempo, queste mappe smisurate non bastarono più. I collegi dei cartografi fecero una mappa dell'impero che aveva l'immensità dell'impero e coincideva perfettamente con esso."
Luis Borges, Del rigore nella scienza, in L'artefice
Sembra proprio che "Street View" di Google Maps stia compiendo il paradosso borgesiano: mappare – in misura 1:1 o quasi – il territorio reale. Tra scrivere e descrivere sembra che oggi la scelta video-fotografica, con quel suo appello alla "verità" documentale delle cose, stia realizzando l'incompiuto. Restano zone cieche, territori ancora non descritti, certo. Esattamente come agli albori della cartografia, quando la mappa d'invenzione, quella della scoperta, colmava il vuoto visivo inventandosi un confine, un'isola, "l'altro": hic sunt leones. Che la possibilità di vedersi dall'alto e da lontano, poter dire "noi siamo qui" sia insieme conoscenza e identità, lo si deduce dal paziente lavoro dei cartografi che hanno da sempre messo a disposizione del potere le mappe come luoghi, ridotti, della propria e altrui condizione. Ma lo si evince anche dal troppo pieno della mappatura dei dati, dal digitale contemporaneo, che necessita conoscenza specializzata: la forma geografica infatti spesso scompare e bisogna saper leggere segni e misure che non corrispondono alle tradizionali coordinate geografiche.
La mappa dell'Impero
Il continente nordamericano raccontato attraverso grandi mappe tematiche a colori.
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- Mauro Panzeri
- 24 dicembre 2010
Il volume Mapping America, Exploring the Continent, a cura di Frank Jacobs e Fritz Kessler racconta e mostra questa avventura, riferita al continente nordamericano. Lo fa con splendide mappe a colori di grande formato organizzate secondo una divisione tematica: simbolo, scoperta, descrizione, percorso, immaginazione. A questa scelta, volutamente non solo storica, aggiunge mappe non convenzionali come quelle artistiche. Ma vi incontriamo anche curiosità visive: mappe a forma di corpo umano o di aquila, passando dalla descrizione alla metafora visiva. Si viaggia perlopiù tra carte dei trasporti, dei treni e degli autobus, della rete postale, delle tratte aeree, tra carte mute, mappe storiche, metereologiche, di distribuzione della popolazione e della sua densità, dell'illuminazione notturna; si naviga in un percorso affascinante che trova comune denominatore nella sola forma perimetrale.
E a queste mappe si affiancano, a intercalare, altre mappe, più espressive. Non che le prime non lo siano, sia chiaro, ma le seconde sono una scelta di giustapposizione assai curiosa e intrigante. Ecco (già in copertina) la mappa ossessiva di Paula Scher, un acrilico su grande scala; oppure il vuoto fluorescente di Nam June Paik in Electronic Superhighway, 1995. Operazione che già conosciamo, anche negli allestimenti museali, questa di far convivere e collidere il repertorio storico con l'espressione artistica contemporanea. Incontriamo anche mappe molto personali: ad esempio la mappa del viaggio On The Road di Jack Kerouac, Winter 1947-'48.
Insomma, sembra proprio che gli autori abbiano deciso che la mappa sia punto di vista, e in due sensi: quello proprio della posizione rispetto all'oggetto e quello traslato, dell'opinione.
Curiosamente il sottotitolo del volume contiene quel Continent che per noi significa terra unita, non interrotta. In realtà il volume traccia la storia della cartografia del Nordamerica e, avvicinandosi al presente, dei soli Stati Uniti. Il circostante non esiste, è bianco e vuoto; è l'area non mostrata, mancante. Quasi che ci sia un ritorno alle origini, alle prime mappe atlantiche di quel Paolo dal Pozzo Toscanelli (1474) che raggiunse il continente americano con i Portoghesi e pensò fosse Cippangu (il Giappone): l'Europa ben descritta e le Americhe ancora da scoprire. O viceversa: nel volume infatti, per inversione, torna l'idea di un continente-isola: l'Impero. Il resto, provincia. Mauro Panzeri