Deyan Sudjic

“L’architettura non deve avere paura di parlare, anche in maniera seria, di sé stessa. Ma deve farlo con un linguaggio accessibile a tutti” (Deyan Sudjic, 2002).

Deyan Sudjic. Foto © Muhsin Akgün

Deyan Sudjic è uno dei più importanti autori, giornalisti e curatori di architettura e design a livello mondiale. È nato nel 1952 a Londra da genitori di origini iugoslave e, malgrado le numerose esperienze internazionali, il Regno Unito è rimasto il baricentro della sua vita personale e della sua carriera. Si è formato all’Università di Edimburgo, dove si è laureato in architettura, ma non ha mai esercitato la professione del progettista. “Perché non sono abbastanza bravo”, è la giustificazione auto-ironica con cui risponde a chi gli domanda le ragioni di questa scelta.

Ciò nonostante, Sudjic è una figura centrale nel mondo dell’architettura e del design dei nostri giorni, per il suo impegno costante nella ricerca e nella divulgazione delle due discipline. Nel corso della sua carriera, ha condotto queste attività attraverso media e piattaforme diverse e complementari, che gli hanno permesso di rivolgersi ad una platea ampia e variegata, composta non solo di accademici e studiosi, ma anche di un grande pubblico di appassionati.  

Si è avvicinato al giornalismo grazie a Peter Murray, critico di architettura di una generazione appena precedente alla sua e con un profilo professionale per molti versi simile a quello di Sudjic, che non a caso lo cita come suo mentore. Nel 1983 hanno co-fondato Blueprint Magazine, rivista mensile di architettura e design che ha potuto contare all’epoca sul supporto dei principali architetti britannici, tra cui Norman Foster e Richard Rogers. Sudjic ne è diventato anche direttore, ruolo che ha mantenuto fino al 1996.

Nel 2000 è succeduto a François Burkhardt alla guida di Domus, coinvolgendo nella redazione anche Simon Esterson, già suo collaboratore a Blueprint Magazine. Nel 2004 ha passato il testimone a Stefano Boeri. Da quattro decenni Sudjic scrive regolarmente anche per la stampa generalista, soprattutto nel Regno Unito, dove ha collaborato con molti grandi quotidiani, in particolare The Observer ma anche The Guardian e Sunday Times.

La sua produzione da autore rispecchia la molteplicità dei suoi interessi. La sua bibliografia è decisamente variegata e spazia dalle monografie illustrate su autori contemporanei ai saggi critici su temi storici o d’attualità. Appartengono alla prima categoria i volumi dedicati a Ron Arad (Ron Arad, Laurence King, 1999), a John Pawson (John Pawson. Themes and Projects, Phaidon Press, 2002) e a Norman Foster (Norman Foster. A Life in Architecture, Overlook Pr, 2010). The 100 Mile City (André Deutsch, 1992), The edifice complex. How the rich and powerful shape the world (Penguin, 2005) e i due volumi di The Endless City (co-curati con Ricky Burdett, Phaidon Press, 2007 e 2011) sono i suoi saggi di maggior successo.

Nel 2002 la direzione della 8a Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, intitolata Next, è stato un importante momento di consacrazione nel campo della curatela. In contrasto con l’edizione precedente di Massimiliano Fuksas, la biennale di Sudjic si concentrava innanzitutto sull’architettura costruita, mostrata anche attraverso riproduzioni a grande scala, che i visitatori potevano attraversare ed esplorare. Al tempo stesso, era una biennale ricca di testi: “Ci sono molte parole per spiegare il tutto” raccontò Sudjic al Corriere della Sera, “perché l’architettura non deve avere paura di parlare, anche in maniera seria, di sé stessa. Ma deve farlo con un linguaggio accessibile a tutti”.

Dal 2006 al 2020 è stato il direttore del Design Museum di Londra, supervisionando anche il trasferimento, nel 2016, dalla storica sede di Shad Thames a Holland Park, Kensington, nell’ex-Commonwealth Institute ristrutturato per l’occasione da John Pawson. Tra le mostre principali organizzate sotto la guida di Sudjic spiccano la prima grande retrospettiva su Zaha Hadid nel Regno Unito (Zaha Hadid. Architecture and Design, 2007) e Stanley Kubrick: The Exhibition (2019), che è ad oggi l’esposizione più visitata nella storia del museo.

Per le sue competenze, è stato coinvolto a vario titolo nei processi di trasformazione della città contemporanea. Per quattro anni ha diretto il programma per Glasgow UK City of Architecture and Design 1999, parte di un più ampio progetto di riqualificazione della città scozzese, che attraversava un momento problematico della sua riconversione post-industriale. È stato membro di numerose giurie, tra cui quella che ha assegnato a Zaha Hadid il progetto per il London Acquatics Center, realizzato per le Olimpiadi di Londra del 2012.

Ha insegnato in diverse università, come la Kingston University e il Royal College of Art di Londra, e dal 2020 è Professore Emerito presso la Scuola di Architettura della Lancaster University. Nel 2000 è stato insignito dell’Order of the British Empire, e dal 2004 è membro onorario del RIBA - Royal Institute of British Architects.

The Design Museum, Londra
The Design Museum, Londra

Nelle parole di Lucy Bullivant, su Domus 823:

La sfida accettata da Deyan Sudjic, direttore di Glasgow 1999, aveva come intenzione di controbilanciare l’interesse della cultura per Glasgow con temi d’interesse più generale, mettendo comunque in primo piano il ruolo eminentemente globale, invece che elitario, dell’architettura e del design nella vita contemporanea
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