Arne Jacobsen

“Quasi ogni volta che realizzo un edificio, le persone lo manderebbero diritto all’inferno. Le critiche che sollevo rivelano quasi sempre qualcosa di straordinariamente nuovo”. (Arne Jacobsen)

Jacobsen

Arne Jacobsen (1902–1971) è stato una punta di diamante del design scandinavo: radicati in una solida formazione classica, i suoi progetti, architetture e arredi, espressione di un chiaro funzionalismo dalle forme morbide, si contraddistinguono per un salto di stile assolutamente personale.

Formatosi come apprendista muratore, Jacobsen studiò all’Accademia Reale d’Arte a Copenaghen dove si laureò nel 1927. Il giovane Jacobsen dimostra di essere una brillante promessa del design vincendo una medaglia d’argento per una sedia esposta all’Exposition International des Art Décoratifs di Parigi del 1925 e con la proposta visionaria della Casa rotonda del futuro, in occasione del Forum Exhibition del 1929.

Lavorò negli studi di architettura di Paul Holsøe per aprire presto il proprio studio di design a Hellerup, operando come architetto e designer indipendente. Emigrato in Svezia nel 1945 e poi negli Stati Uniti, Arne Jacobsen divenne membro dell’America Institute of Architects nel 1962. Dal 1956 al 1965 fu professore straordinario alla Skolen per Brugskunst di Copenaghen.

Tra i suoi primi riconosciuti progetti di architettura vi furono il complesso Bella Vista, un quartiere di Copenaghen (1934), e la casa funzionalista Rothenborg di Ordrup  (1930).

Le sue prime opere appaiono fortemente influenzate da Le Corbusier (del quale aveva visto il Padiglione dell’Ésprit Nouveau), Gunnar Asplund e altri esponenti del Movimento Moderno come Mies van der Rohe. Jacobsen fu uno dei primi infatti a reinterpretare il Modernismo nel progetto danese, espandendo i concetti di forma e funzione.

Per l’Air Terminal SAS ed il SAS Royal Hotel di Copenaghen (1956-60), Arne Jacobsen concepisce il progetto come ‘opera d’arte totale’, un sistema integrato di elementi che il designer progettò in ogni dettaglio: architettura, interni, luci, tessuti, posaceneri, posate, ed elementi di arredamento, tra cui le sedie Swan e Egg (1957-58).

Dedicato ai mobili sin dagli anni ’30, negli anni ’50 Jacobsen cominciò a distinguersi per la conoscenza delle possibilità industriali progettando elementi di arredo in produzione elevata.

È del 1952 il suo pezzo più noto: la sedia Ant – il cui nome ‘formica’ deriva dalla sua caratteristica ‘vita’ sottile e per le sue gambe sottili – leggera e impilabile, sviluppata nei due modelli – n.3100 a tre gambe e n. 3101 a quattro gambe – venne ulteriormente adattata con braccioli e rotelle opzionali (n.3117). La Serie 7 (1955), modello semplificato, meno ristretto e più stabile, realizzato in quattro colori, fu un vero campione di vendite e rappresenta tutt’oggi un successo commerciale. In particolari occasioni, sempre lanciate dal produttore Fritz Hansen, l’iconica seduta verrà rivisitata, riedita e prodotta in versioni per serie limitate.

Ancora in produzione per la Fritz Hansens negli storici materiali  – compensato sagomato, tubo di acciaio cromato, gomma –  la sedia Ant e Serie 7, due classici del design, che hanno dato un contributo determinante alla modernizzazione del design scandinavo: sono indiscussi esempi dell’evoluzione dell’industria del mobile danese all’inizio degli anni ’50, capace di adottare i nuovi processi produttivi, che rendevano possibile una produzione economica e in serie, sostituendo il legno massello e semplificando il montaggio.

A differenza di Charle Eames ed Eero Saarinen che avevano già realizzato altri prototipi di sedia a monoscocca tridimensionale, Arne Jacobsen parte dall’esterno dell’involucro, lavorando sul pezzo continuo di compensato per sedile e schienale, sulla linea d’incontro tra le due superfici di curvatura progressivamente assottigliata e rinforzata in funzione degli strati di impiallacciatura.

Jacobsen riuscì nell’intento di combinare forme scultoree e organiche, curve e ondeggianti, con le tradizionali caratteristiche del design scandinavo quali integrità dei materiali e rigore strutturale, producendo oggetti semplici, eleganti e funzionali al contempo, dotati di un fascino straordinario, riconoscibile nel tempo.

Altri oggetti di design che connotano la sua vasta produzione e gli portarono larga popolarità sono le luci create per Louis Poulsen, le posate in acciaio inossidabile Cylinda per la ditta danese Stelton (1967), i tessuti disegnati per August Millech, Grautex e Olesen, nonché gli arredi da bagno per I. P. Lunds. Molti di questi oggetti sono ancora in produzione e molti vengono rivisitati in occasione di speciali eventi.

Negli anni ’60 e ’70, Jacobsen realizza il St. Catherine’s College di Oxford, “un perfetto pezzo di architettura” e la Banca Nazionale Danese (1971), concepiti, come tutte le altre sue opere, come opera d’arte totale ossia sistemi integrati di volumi che incontrano funzioni, con intersezione del paesaggio circostante, interni valorizzati da ordinati elementi di arredo, integrità dei materiali, fino alle rifiniture ed accessori – posate, maniglie, rubinetti.

In occasione del concorso per la Banca nazionale di Danimarca (1961) la stretta collaborazione con il produttore Verner Overgraad diede vita ad una serie di rubinetti integrati, con tubature e strutture portanti murate, così che gli unici elementi visibili fossero le manopole e le bocche di erogazione.

Nel 2002, nel centenario della sua nascita, Arne Jacobsen è stato celebrato in tutto il mondo con mostre, pubblicazioni, simposi ed eventi:  un richiamo al designer danese, attento lettore dei tempi moderni, anticipatore di tendenze e promotore della qualità.

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