Registrando l'ambiente edificato – che si tratti del Giappone o dell'India – Hasuike mostra un approccio fondamentalmente architettonico, con angoli acuti, viste architettoniche indirette e dettagli poetici dell'interazione dell'uomo con l'ambiente costruito. La sua serie di immagini di Tokyo svela un approccio inedito nei confronti di un paesaggio metropolitano così vasto e complesso.
Vera Sacchetti: In quale contesto prende forma questa serie di fotografie su Tokyo?
La serie fotografica nasce insieme a un periodo di esperienza di vita e lavoro che ho recentemente deciso di intraprendere nella città di Tokyo. Venendo dall'Europa, è inevitabile notare nello scenario giapponese molte differenze, ma anche numerosi punti di contatto con la cultura occidentale. Questa serie di immagini si propone di mostrare le impressioni suscitate dall'approccio a un paesaggio metropolitano incredibilmente vasto e complesso e ai suoi costumi sociali apparentemente contraddittori. Questi contrasti offrono infiniti stimoli di riflessione e ricerca.
Dopo poche settimane a Tokyo, come la descriveresti? A cosa la paragoneresti?
Tokyo è una città eterogenea, dinamica e sorprendente. La prima impressione che offre la città è quella di una realtà schiacciante, ma dopo alcune settimane le sensazioni si ammorbidiscono, il caos si rivela essere a suo modo ordinato, e la prepotenza di stili rivela ampi margini di libertà per l'espressione personale. Credo che Tokyo viva di confronti continui e positivi tra parti, e il suo eclettismo la rende una città energetica.

Il confronto con realtà nuove ed estranee al proprio background è sempre entusiasmante, ti permette di osservare con occhi puri scenari inaspettati. Quello che mi propongo con il mio lavoro è di ricercare un punto di vista allineato con il luogo in cui mi trovo, di non imporre per quanto possibile una visione troppo esterna ma di usare il mezzo fotografico come strumento di coinvolgimento per lo spettatore. Estrarre una sensazione inaspettata da una scena di primo acchito ordinaria è un risultato che mi propongo di ottenere sempre, al di là del contesto in cui ho la fortuna di trovarmi.

L'interazione tra uomo e ambiente costruito è un campo di ricerca molto stimolante. Siamo abituati a vivere le città secondo percorsi stabiliti, ponendo poca attenzione alle sensazioni, ai cambiamenti e a come si muovono le altre persone nello spazio che condividiamo. Un'immagine può congelare dettagli effimeri che generalmente passerebbero inosservati, o inquadrare una scena ordinaria da un punto di vista non convenzionale che riunisce più elementi di quelli che siamo abituati a notare.
Come giovane fotografa, qual è il tuo prossimo obiettivo?
Documentare ciò che sottende la realtà ordinaria di un luogo specifico, facendo un passo oltre le apparenze. A Tokyo, o in qualsiasi altro luogo che avrò l'opportunità di conoscere e vivere.
