Il primo bando del progetto del "MoMA di Varsavia" venne ritirato nel 2006. I requisiti del concorso aperto erano mal elaborati e mal concepiti, e impedivano la partecipazione di architetti stranieri. Come risultato, progetti di architetti contemporanei del calibro di Zaha Hadid o del Premio Pritzker Richard Meier finirono nel cestino. In seguito a questa figuraccia mondiale, alcuni componenti della giuria diedero le dimissioni. Venne annunciato un nuovo bando che avrebbe dovuto avere gli effetti desiderati. Dopo una lunga, defatigante e controversa seduta, la giuria scelse il progetto dell'architetto svizzero Christian Kerez, autore degli interni del Kunstmuseum Lichtenstein di Vaduz. Ma il minimalismo del progetto non fu gradito dal responsabile in carica del Museo, Tadeusz Zieleniewicz, che chiese all'amministrazione cittadina di abbandonare il progetto perché, secondo lui, "il futuro edificio non sarebbe potuto diventare una nuovo simbolo di Varsavia, e quindi non avrebbe replicato l'effetto Bilbao", dove l'immagine di un'anonima città spagnola uscì completamente trasformata dalla costruzione dello spettacolare Guggenheim Museum.
Per la prima volta nella Polonia postcomunista, i giornali s'impegnarono in un dibattito sull'architettura contemporanea. Ne risultò che il polacco medio non se ne intendeva solo di calcio e di politica, ma possedeva anche vaste competenze in materia d'architettura! Quello che i cittadini di Varsavia si aspettavano dai loro amministratori era un edificio che, accanto all'aborrito "dono di Stalin" costruito sui principi del realismo socialista, fosse una nuova icona, un simbolo della Polonia moderna. Purtroppo, benché straordinario, il progetto di Kerez andava in direzione opposta rispetto alle attese del vasto pubblico. Un forte movimento d'opinione chiedeva sulla stampa altre concezioni "in linea con le nostre aspirazioni" e affibbiava al progetto di Kertez il nomignolo di "mercato", ridicolizzandone il minimalismo e la riservatezza.
Tuttavia, il ministro della Cultura in carica Kazimierz M. Ujazdowski e il sindaco di Varsavia Hanna Gronkiewicz-Waltz proclamarono vincitore del concorso il progetto dell'architetto svizzero. Per protesta contro la decisione, Zieleniewicz si dimise dalla direzione del museo e il Comune diede l'incarico di nuovo direttore a Joanna Mytkowska. Il MoMa venne aperto in una sede provvisoria di via Panska, nella parte posteriore dello showroom d'arredamento Emilia, con un ricco e interessante programma culturale oltre che con una straordinaria scelta di mostre. Nel 2008 il sindaco Hanna Gronkiewicz-Waltz firmò un contratto con l'architetto.
Da allora, i problemi di realizzazione del progetto di Kerez si sono moltiplicati. Nel 2009 il Comune costrinse l'architetto ad alterare la distribuzione spaziale dell'edificio, dando spazio alla futura sede del teatro TR Warszawa. Di conseguenza, all'architetto venne chiesto di cambiare l'intera concezione degli interni e, infine, di riprogettare l'intero edificio. La costruzione venne rimandata. Nel 2010 Kerez dovette pagare una penale pari a quasi 150.000 euro per ritardi nel fornire un'adeguata documentazione di progetto. Inoltre il Comune cambiò il piano di sviluppo territoriale della Plac Defilad ("piazza delle Parate"). Nel 2011, le autorità annunciarono che la costruzione del MoMA sarebbe iniziata solo dopo il completamento del collegamento tra le stazioni della metropolitana di Swietokrzyska e Centrum. Nell'estate 2011 furono presentate al tribunale di Varsavia varie istanze in merito ai lotti destinati alla futura sede del museo. Le istanze riguardavano una superficie di quasi 800 metri quadrati. A quanto risultò, il Comune non aveva mai provveduto a regolarizzare i diritti di proprietà sul terreno. In una lettera del 25 aprile 2011, indirizzata al sindaco di Varsavia, Kerez avvertì che se il Comune non avesse ripreso i lavori avrebbe rinunciato al contratto, attribuendone la responsabilità al Comune. Due giorni dopo, l'Agenzia per l'Edilizia della Capitale (Stoleczny Zarzad Rozbudowy Miasta, SZRM) inviò all'architetto una lettera di disdetta del contratto che gli imponeva una penale di 1,2 milioni di euro. Il 30 aprile il Comune fece causa all'architetto reclamando il pagamento di un'ulteriore penale per essere stato costretto alla disdetta del contratto. In totale si trattava di oltre 1.713.000 euro. Inoltre, il Comune intende recuperare gli oltre 2,2 milioni di euro spesi per la documentazione di progetto elaborata dall'architetto. Questo comportamento scandaloso scredita il nostro paese agli occhi del mondo e finisce con lo scoraggiare gli architetti stranieri dal lavorare in Polonia. Il progetto di Kerez è stato buttato via come fosse spazzatura e sei anni sono andati sprecati! E considerare l'ex showroom d'arredamento Emilia come sede provvisoria del MoMA è una ben magra consolazione.
C'è solo una cosa da dire su tutta la situazione: vergogna e sventura. Varsavia continuerà a intimidire i turisti con il grande vuoto intorno a piazza della Cultura, continuerà a essere una delle poche capitali europee prove di un vero museo d'arte moderna. Varsavia è una città di inetti? Certamente no. Siamo stati capaci di organizzare in città i Campionati europei del 2012, siamo stati capaci di costruire in breve tempo un gigantesco e suggestivo Stadio nazionale, e oggi non siamo in grado di costruire la sede del Museo d'Arte moderna? La piazza delle Parate è vittima di una maledizione? Niente affatto. Credo che ciò che in questo caso è venuto a mancare sia stata la volontà politica di costruire il museo. L'amministrazione non ne ha solo rimandato la realizzazione, ma ha anche trattato il progetto di Kerez come carta straccia. Il Comune preferisce dar retta ai tifosi di calcio (che sono migliaia) più che agli appassionati d'arte contemporanea. Vox populi, vox Dei. Chi rimpiangerà l'uscita di scena di Kerez? Chi ha a cuore l'arte, i critici, gli artisti e chi di tanto in tanto va a visitare la sede provvisoria del MoMA.
Il Comune ha annunciato l'apertura del terzo bando per il progetto del museo d'arte. Purtroppo c'è la possibilità che questo concorso venga disertato dagli architetti migliori, per paura di dover entrare in conflitto – anche giudiziario – con il Comune. Come ogni surrogato polacco, anche la sede provvisoria del museo non durerà per sempre. Si può solo rimpiangere che questa "anti-icona", edificio inadatto ai nostri gusti e alla nostra mentalità, ci sia passata sotto il naso. Insomma: se non siamo abbastanza cresciuti da apprezzare l'arte contemporanea, certamente non possiamo apprezzare l'architettura d'avanguardia di Kerez. Come paese stiamo ancora cercando il nostro posto nel mondo e perciò ci vantiamo di costruire nuovi stadi, di aprire un'autostrada che collega la nostra capitale con il resto del mondo. Forse, quando avremo soddisfatto i nostri bisogni primari, potremo tornare a pensare all'arte, magari tra vent'anni.
Marcin Szczelina (@archicooking)