Delirious Doha

Tino Rizzo ripercorre la rapida fase di modernizzazione che sta coinvolgendo il Qatar, partendo da concetti chiave quali "urbanistica istantanea" e "petrourbanistica".

Urbanistica istantanea e petrourbanistica a Doha
Per definire la recente straordinaria espansione urbana delle capitali arabe del Golfo Perisco, sono state usate varie espressioni. Bagaeen [1] per esempio ha definito le città del Golfo in termini di "urbanistica istantanea", per distinguerle dall'evoluzione delle città occidentali caratterizzata da tempi lunghi. Più di vent'anni prima Riad [2] teorizzava una "petrourbanistica" che "[…] minava, con repentinità senza precedenti, le radici di un ecosistema (quello del Golfo), che rispecchiava un adattamento all'ambiente antico di numerose generazioni". Dopo l'indipendenza dal regime di protettorato britannico nel 1971, il Qatar attraversò una rapida fase di modernizzazione sull'onda dei crescenti profitti petroliferi.[3] Negli anni Settanta, lo studio americano William Pereira Architects diede forma al nuovo litorale di Doha con il caratteristico profilo convesso che conserva ancor oggi. All'estremità di questo litorale imposto il nuovo Sheraton Hotel dominava il profilo della città. Dalla fine degli anni Novanta, ispirandosi al successo di Dubai nella diversificazione dell'economia, il Qatar intraprese una campagna di megaprogetti d'ampio respiro per globalizzare Doha.[4] Il campus all'americana della Città dell'Istruzione, "La Perla", iniziativa immobiliare marina sul modello delle "Palme" di Dubai, e i futuri dodici stadi per la Coppa del Mondo FIFA del 2022 sono solo un esempio dell'urbanistica istantanea del Qatar. Intanto, nel Qatar, sono presenti gruppi molto differenti di lavoratori temporanei che superano la popolazione locale in un rapporto di 5 a 1. [5] Inoltre, a causa dell'immigrazione, tra il 2004 e il 2010 la popolazione dell'area metropolitana di Doha è più che raddoppiata, passando da quasi 700.000 a 1.400.000 abitanti, mentre le previsioni del ministero dell'Amministrazione metropolitana e dell'Urbanistica (Ministry of Municipality and Urban Planning, MMUP) dicono che nel 2032 l'area metropolitana di Doha avrà 1,8 milioni di abitanti. [6] In anni recenti, proseguendo nella "fase dei megaprogetti", governo e grandi investitori privati hanno portato a termine parecchie grandi iniziative immobiliari, tra cui la ristrutturazione di Muserei nell'area centrale della città, la Città dell'Istruzione ai confini nordoccidentali dell'area metropolitana di Doha e l'isola artificiale nota come "La Perla", attirando turisti, lavoratori specializzati e ricchi cittadini locali. Tuttavia – mentre nel 2022 altri alberghi di lusso saranno aperti per gli occidentali e per gli arabi occidentalizzati che possono permettersi di godere dei loro servizi esclusivi, tra cui bagni termali e ristoranti raffinati – questioni come la segregazione spaziale, l'edilizia urbana sostenibile e le abitazioni a basso prezzo rimangono senza soluzione.

La Perla: urbanistica per il tempo libero alla maniera di Dubai
I lavori dell'isola artificiale della Perla sono iniziati nell'ottobre del 2004 con l'obiettivo di realizzare "[…] occasioni di investimento perpetuo in un ambiente sicuro, tranquillo, piacevole ed esclusivo". Questo megaprogetto di 400 ettari, situato a nord di Doha, con un costo stimato in 20 miliardi di dollari americani, è promosso da un consorzio di investitori privati (la United Development Company) che di recente (nel 2011) ha dovuto essere rifinanziato dallo Stato a causa del prolungarsi della stretta creditizia mondiale e della mancanza di investitori e di residenti. Due grandi baie artificiali, cinque alberghi a cinque stelle, 18.000 ville di lusso con spiaggia privata e palazzi d'appartamenti a tema, i cui modelli vanno dal Maghreb arabo alla Riviera mediterranea, ospiteranno circa 41.000 residenti. I ricchi "residenti internazionali" avranno i servizi delle migliori catene commerciali internazionali, tra cui Cavalli, Yves Saint Laurent e Rolls Royce, nonché di ristoranti a cinque stelle come il Maze di Gordon Ramsay. Mentre Teheran ha già sollevato perplessità sulla legittimità di queste costruzioni marine nella delicata area della regione del Golfo Persico, sulla base del fatto che la modifica della linea di costa di una nazione può porre le premesse per future dispute territoriali, a quanto pare il principale fattore di rallentamento di queste iniziative immobiliari è costituito dall'attuale crisi economica mondiale: il completamento della Perla era previsto nel 2013, ma con le attuali ristrettezze economiche è improbabile che venga terminata prima della fine del decennio. Inoltre i costi ambientali dell'eliminazione di parte della zona lagunare che circonda la conchiglia dell'isola in funzione della sua occupazione, con la conseguente devastazione del fondo marino e il pesante impatto sulla fauna marina, sono indubbiamente alti. Infine gli ambienti conservatori del Qatar hanno espresso preoccupazioni per la liberalizzazione del consumo di alcoolici negli spazi pubblici compresi nel perimetro della "Perla", causando un divieto temporaneo degli alcoolici imposto in tutta l'isola dalle autorità nel dicembre 2011.

La ristrutturazione in funzione borghese di Mshereib
Sotto la supervisione della Mshereib Properties, branca immobiliare della Qatar Foundation, la ristrutturazione di Mshereib è un progetto da 5,5 miliardi di dollari americani nel cuore di Doha, il cui completamento è previsto nel 2014. Mentre prima l'area era occupata da numerosi negozi a buon mercato gestiti da immigrati dell'Asia meridionale, lo scopo di questo megaprogetto è attirare i cittadini del Qatar nel centro cittadino tramite una riprogettazione dell'ambiente costruito che recuperi la ricchezza e l' identità della tradizione culturale del paese. Tuttavia il progetto destina molte delle risorse a zone commerciali, negozi di lusso e alberghi di prima categoria destinati a rimpiazzare le precedenti modeste attività commerciali. Una manciata di abitazioni è stata conservata come testimonianza della vecchia sistemazione urbanistica, drasticamente trasformata dato che la zona è stata scavata fino a 15 metri di profondità in funzione di parcheggi e infrastrutture. Inoltre funzionari del locale ministero dell'Amministrazione metropolitana e dell'Urbanistica hanno messo in discussione l'integrazione dell'iniziativa immobiliare con il Piano regolatore nazionale del Qatar. Infine, benché questo megaprogetto abbia molti meriti, tra cui l'incremento della densità nel centro cittadino, la promozione della destinazione mista dei suoli e sia orientato alla mobilità pedonale, praticamente nessun tentativo è stato fatto per accertarne l'impatto sul tessuto sociale (cioè l'impatto della trasformazione in senso borghese dell'area e del trasferimento di popolazione).

La Città dell'Istruzione: dall'economia del carbonio a quella della conoscenza
La Qatar Foundation è un'organizzazione non-profit creata dall'emiro del Qatar nel 1995, che investe miliardi di dollari nell'area della futuristica Città dell'Istruzione per attirare nel Qatar università occidentali di prima fila, ricercatori famosi e società del settore della conoscenza. Quando sarà completata (il termine dei lavori è previsto nel 2014) la Città dell'Istruzione ospiterà le sedi staccate di 15 importanti università di livello mondiale, un importante policlinico universitario, una biblioteca centrale, un centro congressi, un'accademia equestre, un circolo del golf da 18 buche, alloggi universitari di grandi dimensioni e un parco scientifico e tecnologico. Studi di progettazione di tutto il mondo prenderanno parte a questo massiccio intervento di urbanizzazione, tra cui KEO e HOK (Stati Uniti), Arata Isozaki (Giappone), Woods Bagot (Australia), Ricardo Legorreta (Messico), Rem Koolhaas (Olanda) e L+O Architects (Hong Kong). L'area universitaria, tuttavia, è una gigantesca comunità chiusa dotata di pochissimi ingressi molto ben custoditi.[7] Intorno all'area edificata un paesaggio incoerente di zone desertiche poco o nulla costruite circonda il campus. Inoltre gli edifici del campus, per la maggior parte progettati da archistar internazionali, sono in stridente contrasto con il modesto e ripetitivo paesaggio urbano circostante: nel campus le fontane, il verde e i viali da parata celebrano gli alti scopi della Qatar Foundation; fuori di esso non ci sono iniziative di questo genere. Per di più chi abita nel campus ha competenze e reddito diversi da chi abita fuori di esso: i ricercatori, i docenti e i dirigenti hanno stipendi parecchio superiori a quelli di chi vive fuori del campus (e di solito proviene dall'Asia meridionale o dal Sudest asiatico), benché molti di loro lavorino nella Città dell'Istruzione come muratori o custodi.[8] Agatino Rizzo è docente di urban planning and design presso il dipartimento di architettura del College of Engineering alla Qatar University
Note:
1. S. Bagaeen, Brand Dubai: The Instant City; or the Instantly Recognizable City, "International Planning Studies", n. 12 (2), 2007, pp. 173-197.
2. M. Riad, Some aspects of petro-urbanism in the Arab Gulf States, "Bulletin of the Faculty of Humanities and Social Sciences (Qatar University)", n. 4, 1981, pp. 7-24.
3. K. Adham, Rediscovering the Island: Doha's Urbanity from Pearls to Spectacle, in Y. Elsheshtawy (a cura di), The Evolving Arab City: Tradition, Modernity and Urban Development, Routledge, 2008, pp. 218-256.
4. A. Rizzo, Metro Doha. "Cities", 2012, DOI:10.1016/j.cities.2011.11.011.
5. I cittadini del Qatar ammontano al 20% della popolazione totale, mentre i residenti originari del Sudest asiatico e del Sud dell'Asia ammontano al 55 per cento. Un altro 20% sono arabi provenienti da paesi nordafricani e del Medio Oriente, più un 5 per cento di "altri" (la percentuale comprende gli immigrati occidentali). Fonte: Dipartimento di Stato USA, 2008.
6. Rizzo, op.cit.
7. Rizzo, op.cit.
8. Mentre un occidentale o un professionista di formazione occidentale guadagna in media dagli 8 ai 10.000 dollari americani, un operaio del Sudest asiatico ne guadagna in media da 150 a 300 ("Financial Times", 2011, cit.; Rizzo, op. cit.).

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