Come ogni anno, Time Out ha affidato a una rete globale di giornalisti, redattori ed esperti il compito di individuare i quartieri più “cool” del mondo, quelli, per intenderci, lontani dalle rotte più convenzionali, che non spiccherebbero per lo splendore delle proprie architetture né apparirebbero su una cartolina da inviare alla nonna, e per questo capaci di restituire meglio di tanti altri lo spirito comunitario e la creatività diffusa che stanno progressivamente ridisegnando il significato stesso di abitare lo spazio urbano.
Quando si osserva la mappa dei 39 quartieri selezionati emerge un filo conduttore: non è il lusso ostentato o la centralità turistica che definisce questi luoghi, bensì la vitalità quotidiana, l’incontro tra passato e presente, l’esperienza della comunità, l’arte che si insinua, la gastronomia che sperimenta, la capacità di rigenerarsi. Quartieri che “respirano” ancora l’energia più autentica delle grandi città e che si scoprono talvolta inaspettatamente, angolo dopo angolo.
Si parte da Jimbōchō a Tokyo, a cui è spettato il primato di quartiere più bello del mondo, dove i negozi di libri usati convivono con caffè retrò, piccole sale da concerto e curry houses, creando un’esperienza che è al tempo stesso intellettuale e popolare. Al secondo posto troviamo un quartiere europeo nel cuore di Anversa, Borgerhout, che emerge come esempio di multietnicità e creatività sociale con bancarelle turche e marocchine alternate a caffè vegan, gallerie gestite da artisti locali e spazi aperti al dialogo. Un luogo in cui l’“economia del quartiere” – fatta di negozi indipendenti, iniziative comunitarie, cultura collaborativa – fa ancora da motore.
São Paulo, Barra Funda rivela invece il fascino della trasformazione industriale quando si ibrida con un’atmosfera creativa: vecchie cisterne, capannoni, fabbriche dismesse riutilizzate come studi d’arte, bar alla moda e discoteche. Ci sono poi il quartiere Camberwell di Londra, Avondale a Chicago, l’ex epicentro dell’industria siderurgica di Seul, Mullae-dong, e ancora Ménilmontant a Parigi, i Quartieri Spagnoli a Napoli, i capannoni industriali di Valilla a Helsinki e il quartiere hipster di Accra Labone.
Sono tutti esempi e testimonianze che, nel 2025, ci ricordano che a fare le città sono soprattutto gli spazi di prossimità, dove si resiste al consumo omologato e il fascino sta spesso nei dettagli – una sala da té storica, piccole librerie di quartiere, murali nascosti –, così come nelle iniziative collettive e diffuse, storicamente radicate ma culturalmente aperte.
Ecco la lista completa dei 39 quartieri selezionati
- Jimbōchō, Tokyo
- Borgerhout, Anversa
- Barra Funda, San Paolo
- Camberwell, Londra
- Avondale, Chicago
- Mullae-dong, Seul
- Ménilmontant, Parigi
- Nakatsu, Osaka
- Vallila, Helsinki
- Labone, Accra
- Nguyen Thai Binh, Ho Chi Minh
- Anjos, Lisbona
- Digbeth, Birmingham
- Red Hook, New York
- Perpetuo Socorro, Medellín
- Burwood, Sydney
- Tiglio, Johannesburg
- Ex Concessione Francese, Shanghai
- Quartieri Spagnoli, Napoli
- Bencoolen, Singapore
- Endoume, Marsiglia
- Plateau-Mont-Royal, Montréal
- The Liberties, Dublino
- Melbourne Nord, Melbourne
- Portales, Città del Messico
- Davenport, Toronto
- Little River, Miami
- Kemang, Giacarta
- Botafogo, Rio de Janeiro
- Sheung Wan, Hong Kong
- Barranco, Lima
- Monte Kiara, Kuala Lumpur
- Clarksville, Austin
- Margit-negyed, Budapest
- Glen Park, San Francisco
- MiZa, Abu Dhabi
- Villa Devoto, Buenos Aires
- Mehrauli, Delhi
- Poblacion, Metro Manila
