I film del XXI secolo che devi vedere almeno una volta nella vita

Dal noir psichedelico di Paul Thomas Anderson ai musical moderni, passando per l’animazione giapponese e il cinema coreano: venti film imprescindibili che hanno innovato linguaggi, stili e immaginari del nuovo millennio.

Boyhood (2014)

Chiamami col tuo nome (2017)

La città incantata (2001)

Il divo (2008)

Dogman (2018)

Drive (2011)

Emilia Perez (2024)

Inside Out (2015)

I figli degli uomini (2006)

La La Land (2016)

Mad Max: Fury Road (2015)

Mulholland Drive (2001)

Parasite (2019)

Past Lives (2025)

The Raid (2011)

Una separazione (2011)

Stop the Pounding Heart (2013)

La vita di Adele (2013)

Vizio di forma (2014)

Wolf Children (2012)

Il cinema procede per piccoli cambiamenti, innovazioni e l’avvicendarsi di stili diversi che, quando si affermano, poi si propagano a macchia d’olio. Abbiamo scelto i 20 film del XXI secolo che bisogna aver visto non solo in base al gusto ma anche a quanto hanno saputo imporre uno standard nuovo, introdurre elementi innovativi e, con la loro bontà, cambiare il cinema che è venuto dopo di loro, influenzandolo e condizionandolo. I film del XXI secolo che bisogna aver visto li abbiamo messi in ordine alfabetico e non in classifica.

Boyhood (2014)


Il 2014 è stato l’anno in cui è arrivato al termine un progetto cinematografico come mai se ne erano tentati: fare un film la cui storia si svolge lungo dieci anni, girandolo effettivamente in dieci anni, un pezzetto ogni anno, così che i protagonisti crescano o invecchino realmente. L’idea in sé è attraente, il risultato è oltre ogni immaginazione. Richard Linklater non solo ha girato un film lungo dieci anni, ma ne ha girato uno bellissimo, in cui il fatto di vedere il tempo passare sul volto e sul corpo di Ethan Hawke, Patricia Arquette e dei personaggi più giovani che passano dai 10 ai 20 anni è un valore aggiunto potentissimo.

Chiamami col tuo nome (2017)


Il romanzo di André Aciman, riscritto per il cinema da James Ivory con Luca Guadagnino e Walter Fasano, diventa un film sull’estate e gli amori estivi. La storia è quella di un ragazzo che, in vacanza nella casa di campagna negli anni ‘80, conosce un collega del padre, di qualche anno più grande di lui, e sviluppa la sua prima grande storia d’amore. Guadagnino ne fa un film di sensazioni, di odori estivi, di corpi scottati dal sole, di ombra e venticello dopo pranzo, di discoteche serali degli anni ‘80 e piccoli bar dei posti di provincia del nord Italia. Un film di cui si ricorda ogni ambiente, la sensazione di ogni tessuto indossato e il prurito di ogni filo d’erba. Il sogno impossibile di sentire un film con il tatto reso realtà.

La città incantata (2001)

La punta più alta dell’animazione giapponese per fantasia, creatività, audacia e risultati. Orso d’oro al festival di Berlino (non era mai capitato) e premio Oscar per il miglior film d’animazione. Il film che ha fatto fare a Hayao Miyazaki il salto nel mainstream e l’ha reso conosciuto da tutti. Una delle opere più sensibili della storia culturale giapponese e un trionfo di inventiva e fantasia in ogni immagine.

Il divo (2008)


La politica italiana e l’Italia possono essere raccontate solo con il grottesco, solo usando l’umorismo inventivo e cinico per dire quello che seriamente sarebbe complicato affermare. La fascinazione per il potere di Sorrentino trova pieno appagamento qui, nel racconto della forma più compiuta del potere burocratico: grigio, in penombra e austero. La corte di politici intorno a Giulio Andreotti, la figura più potente del Novecento italiano, è un circo di personalità assurde e goderecce. Lui è invece l’incarnazione stessa di uno stato che per decenni è stato una macchina impossibile da penetrare, un sistema altamente burocratizzato che aveva messo a punto un intero meccanismo per perpetrare nefandezze senza che le responsabilità fossero di nessuno.

Dogman (2018)


Lo spunto è una storia italiana di cronaca nera: l’omicidio di un uomo ucciso dalla persona che lo tormentava. Ma non è quella storia lì, quello è solo il pretesto per una trama di piccoli uomini, di personcine in un posto ai margini di tutto. E dentro quel pretesto c’è la storia di un padre con una figlia, che sono in un posto dimenticato, che sembrano non essere di interesse per nessuno eppure si amano come fiori nel letame. Gli eventi e l’intreccio di bullismo e crimine fanno emergere una relazione così tenera e dei sentimenti così veri che è difficilissimo non commuoversi.

Drive (2011)


Quando arrivò Drive, sembrava che un nuovo standard stesse per imporsi. Il successo fu grandissimo e quel mélange così unico di musica elettronica, tempi rallentati, azione, durezza e romanticismo fortissimo piacque immediatamente a tutti. Era qualcosa dal passato mescolato con una messa in scena e uno stile dal futuro. Era il punto di arrivo di più di dieci anni di evoluzione dello stile di Nicolas Winding Refn, che poi ha continuato a cambiare andando altrove, non volendo replicare quel successo, terrorizzato dal perdere la sua personalità. Rimane uno degli esperimenti di cinema d’autore che salta nel regno di quello commerciale più riusciti di sempre.

Emilia Perez (2024)

Un punto di non ritorno per le storie di fluidità sessuale. Criticato (poco) e abbracciato (molto) per la rappresentazione della transizione sessuale, ma soprattutto ammirato per l’incredibile capacità di mettere insieme il film di mafia, il cinema dei corpi che si trasformano di Almodóvar e poi il musical alla francese, e ancora, in certi punti, la commedia. Emilia Perez è prima di tutto uno dei film più complicati da scrivere di sempre. Che poi sia anche diretto con la libertà e l’impressione di semplicità che ha, è impressionante, godibile, sensibile e impossibile da non amare.

Inside Out (2015)


“E se i sentimenti avessero dei sentimenti?”. La grande era della Pixar, quella senza precedenti in cui per circa 20 anni ha creato capolavori in fila uno dopo l’altro, terminò con quello che forse li mette insieme tutti. La storia dei sentimenti che lottano e si battono dentro una bambina è anche la rappresentazione di cosa siamo noi esseri umani e come funzioniamo. L’ambizione smisurata di questo cartone è raccontare come anche i sentimenti meno piacevoli, rappresentati dalla tristezza, siano importanti per la crescita e la formazione e direttamente collegati a quelli migliori. Difficile da spiegare, ma chiarissimo in questo film per l’infanzia che fa piangere gli adulti.

I figli degli uomini (2006)


L’Europa degli anni zero del Duemila, riassunta in un film di fantascienza ambientato nel futuro. Nel momento in cui uscì I figli degli uomini, sembrò un’invenzione di grande fantasia con uno spunto eccezionale: il mondo sta finendo perché le donne non sono più in grado di fare figli e la razza umana nel processo di estinguersi sta dando il peggio di sé, il protagonista però trova una donna misteriosamente incinta. Visto oggi è un film in cui le città europee sono piene di forze armate, come capitava all’apice della fase del terrorismo, in cui la razza umana ha l’impressione di essere alla fine del suo ciclo vitale, un’idea poi diffusasi con la crescita di consapevolezza riguardo ai cambiamenti climatici, e in cui la speranza nel futuro è una chimera. Tra decenni guarderemo questo film per capire quegli anni.

La La Land (2016)


La sola idea di riuscire a riprendere la gioia, la spensieratezza e poi il senso del melodrammatico dei musical degli anni ‘50 o ‘60 e trasferirli nel tempo moderno, con musiche moderne, personaggi moderni e una storia moderna, senza che tutto questo stoni, ma anzi riuscendo per un attimo a far sentire gli spettatori come poteva sentirsi il pubblico di Un americano a Parigi, è fuori dal mondo. Ci sono stati tanti musical nel XXI secolo, nessuno è stato davvero amato, apprezzato e goduto come La La Land, nessuno ha recuperato il senso ultimo di questo genere e quello che può dare a un film come questo film.

Mad Max: Fury Road (2015)

La lavorazione fu impossibile, la pianificazione ancora peggio. Doveva essere fatto negli anni ‘90 e, a furia di problemi, rinvii e questioni, è stato fatto negli anni Dieci. E quando pure è stato fatto è stato un delirio. Eppure il risultato è il film “con oggetti in movimento” più appassionante mai visto. Mad Max: Fury Road è il raro esempio di film partorito non da una sceneggiatura ma da uno storyboard, che esiste solo per le immagini che mette sullo schermo e racconta la sua storia con i movimenti più che con le parole. Storia di una caccia a bordo di veicoli in un mondo post-apocalittico, con uno standard di azione, ritmo e montaggio meticoloso finalizzato a rendere tutto comprensibile che nessuno ha più replicato.

Mulholland Drive (2001)


La punta più alta dell’arte di uno dei più grandi artisti del Novecento. Un film che non si segue con la logica ma con l’istinto, in cui tutto quello che c’è da capire passa per la suggestione e la creazione di una realtà fatta di sensazioni più che di relazioni di causa-effetto. Una storia piena di piccole ossessioni (il mondo dello spettacolo, il sesso, la musica anni ‘50) che sfocia nel racconto di un’interiorità complessa e stratificata: il senso della tensione verso il buio che esiste dentro ogni essere umano.

Parasite (2019)

Venti anni di evoluzione del cinema della Corea del Sud hanno portato a Parasite, il più grande successo di quel paese e uno dei film più importanti per capire quella parte del mondo, la sua divisione in classi, il livore e il senso di ingiustizia in un posto in cui la rapida modernizzazione e il benessere arrivato in fretta hanno creato disparità potentissime. I poveri approfittano dei ricchi, non capendo che comunque sono sempre i ricchi ad approfittarsi di loro, in ogni caso. L’immagine dell’uomo prigioniero nei sotterranei che accende le luci al solo passare del ricco (senza che lui lo sappia), dando capocciate con la testa contro gli interruttori, contiene un mondo dentro di sé.

Past Lives (2025)


Un ragazzo e una ragazza, a Seoul, iniziano una storia d’amore a 15 anni ma lei, con la famiglia si trasferisce negli Stati Uniti e non si sentono più. Venti anni dopo si reincontrano. I social media li hanno rimessi in contatto. Sono diventati persone diverse, lui è cresciuto coreano, lei ha un’identità a metà tra due culture. Ognuno si è fatto una vita anche sentimentale, indipendente. Quell’incontro scatena qualcosa che non è possibile spiegare a parole ma si capisce guardando il film, qualcosa che sta tra la nostalgia di un tempo passato, un amore mai finalizzato e la sensazione che sia troppo tardi per tutto. Il nuovo secolo è quello degli spostamenti facili, delle persone che nascono da una parte e vivono altrove, e questa è la storia di tutte le storie di queste persone a metà tra culture diverse. L’unica a mettere sullo schermo un sentimento che nessuno aveva mai raccontato prima e che tuttavia tutti possono riconoscere come proprio.

The Raid (2011)


L’occidente, cioè un regista gallese, e l’oriente, il mondo del cinema di arti marziali indonesiano, uniti insieme per un film fatto in Indonesia che ha cambiato tutto il modo in cui si fa azione. The Raid – Redemption è la storia di un membro delle forze speciali che, con la sua squadra, deve penetrare un palazzo al cui ultimo piano c’è un boss del crimine da arrestare. Quasi subito tutta la squadra viene fatta fuori, rimane solo lui ad affrontare tutti, piano per piano fino alla cima dove, non lo sapeva nessuno, deve anche salvare suo fratello. Macchina da presa che partecipa alle coreografie d’azione, una velocità e una pianificazione superiori al solito, e una chiarezza nel comporre le inquadrature delle colluttazioni mai viste prima. Il cinema di arti marziali è sempre stato una cosa serissima in oriente. Questo film lo unisce al mestiere per il cinema che esiste in occidente e oggi tutti fanno film in questa maniera. O almeno ci provano.

Una separazione (2011)

Un thriller di parola, incalzante e appassionante, fatto tutto di dialoghi affilati e punti di vista in contrasto che si rimbalzano lo spettatore. Siamo portati di continuo a parteggiare per una parte e poi per l’altra, senza che sia mai possibile capire chi abbia ragione e chi torto, in una questione da poco: una donna accusa un uomo di averla spinta e fatta cadere, lui dice che è caduta da sola. La rete di menzogne, segreti, scoperte e intrecci che si sviluppa da questo litigio è incredibile e apre la mente riguardo all’impossibilità di conoscere davvero la realtà. Fu il primo film iraniano a essere conosciuto nel mondo (premio Oscar per il miglior film straniero) e lanciò i successivi quindici anni di opere eccezionali uscite clandestinamente da un paese che le censura. Il cinema migliore possibile, fatto nelle condizioni più difficili.

Stop the Pounding Heart (2013)


Il XXI secolo è stato quello che ha rivisto il rapporto del cinema con la realtà. Non solo i film di finzione hanno cominciato a essere tratti da storie reali che sembrano incredibili, ma i documentari sono diventati sempre più importanti e hanno cominciato a mutare il loro linguaggio e il loro stile, aprendosi a mille variazioni. Stop the Pounding Heart è il punto di arrivo di questo processo: un documentario che, a vederlo, si direbbe essere un film di finzione. La storia di una famiglia molto religiosa nell’America profonda e degli amori della figlia, non sceneggiata ma ripresa per quello che è, con lenti da film e linguaggio da cinema di finzione. La trasformazione delle vicende ordinarie di persone ordinarie in storytelling, così che oltre al loro significato immediato ne assumano uno più alto, dato dal cinema.

La vita di Adele (2013)

È possibile raccontare il primo vero grande amore di una ragazza appena maggiorenne, tenendo insieme la parte più tenera e sentimentale con quella più ormonale, sessuale e carnale? È possibile mettere in scena il sesso per quello che è, e poi lo stordimento romantico e la sofferenza, esattamente con le componenti fisiche che comportano? La vita di Adele, prendendo spunto da una graphic novel riesce a creare la sensazione di sentire i corpi, la pelle e i fluidi corporei in un film. Avvicinandosi il più possibile al cinema porno ma senza mai finire in quel tipo di rappresentazione, e al tempo stesso scrivendo una storia di eccezionale sensibilità, Kechiche trova un punto nello spettro tra amore e sesso in cui ci si può ritrovare. O almeno si può sperare di trovarsi prima o poi.

Vizio di forma (2014)

Ne ha fatti molti di film memorabili Paul Thomas Anderson nel XXI secolo. Ha creato l’epica di Il petroliere e poi quella di The Master, ma questo strano noir con investigatore, un po’ comico un po’ serio, in cui c’è un mistero che contiene un altro mistero, indagando il quale si scoprono così tanti altri misteri da non capirci più niente, è un racconto bellissimo. Viene da un romanzo di Pynchon e riesce a tenere insieme la nostalgia per un amore finito (quello del detective per la donna che gli chiede aiuto e poi scompare), il senso di stordimento di fronte a qualcosa che non si capisce, l’assurdo della vita e un pezzo di storia americana. Uno dei rari film perfetti.

Wolf Children (2012)


Una ragazza da poco uscita dall’università conosce un ragazzo, se ne innamora e scopre che è l’ultimo uomo lupo del Giappone, cioè se vuole si trasforma in licantropo. Dal loro amore nascono due figli e poi lui muore in un incidente. La ragazza, giovanissima, rimane sola con due bambini-lupo che si trasformano anche involontariamente, e non sa cosa fare. In questo film animato lo spunto di fantasia non porta a nessuna avventura, ma è usato per raccontare le difficoltà con cui crescono le persone, quelle dei genitori e dei figli, sfruttando la metafora dell’essere sia umani che lupi per andare più a fondo con sentimenti e (paradossalmente) realismo. I bambini crescono fino a diventare adolescenti, cambiano carattere, rapporti e inclinazioni. La madre dedica la sua vita a loro fino a che sono indipendenti. E questo è tutto quello che c’è da dire. Bellissimo.

Boyhood (2014)

Chiamami col tuo nome (2017)

La città incantata (2001)

Il divo (2008)

Dogman (2018)

Drive (2011)

Emilia Perez (2024)

Inside Out (2015)

I figli degli uomini (2006)

La La Land (2016)

Mad Max: Fury Road (2015)

Mulholland Drive (2001)

Parasite (2019)

Past Lives (2025)

The Raid (2011)

Una separazione (2011)

Stop the Pounding Heart (2013)

La vita di Adele (2013)

Vizio di forma (2014)

Wolf Children (2012)