Il design trasforma la crisi climatica in opportunità: siamo stati alla Solar Biennale

Alla biennale, che per questa edizione ha scelto il prestigioso Mudac di Losanna, il design si confronta con l’energia solare, trasformando l’adattamento climatico in un atto creativo, politico e sensuale.

Primavera-estate, Duemilaventicinque. Le agenzie meteorologiche di tutto il mondo confermano che la situazione climatica è in progressivo mutamento, le radiazioni solari provocheranno un ulteriore aumento delle temperature che porterà a un conseguente e definitivo cambiamento delle abitudini quotidiane. Cosa c’entra il design con i cambiamenti climatici?

Tutto, se si considera seriamente il riadattamento, ormai indispensabile, come una strategia progettuale necessaria per non subire, ma anzi beneficiare di un cambio così epocale.

La Solar Biennale è una piattaforma di occasioni, un palinsesto di eventi culturali e sociali che si accendono nella cornice dello spazio espositivo.

Al Mudac, Museo di Design di Losanna, va in scena la Solar Biennale, format ideato da Marjan Van Aubel e Pauline Van Dongen, che si definiscono “solar designer”, per indagare cosa si può fare con il sole, con le sue radiazioni, le sue temperature e soprattutto la sua energia, insomma per esplorare tutto il potenziale della nostra stella, che ogni giorno ci regala la sua presenza di passaggio.

Takk // mireia luzárraga + alejandro muiño, Fellaria’s Time Capsule, 2024 © José Hevia

Nel 2022 hanno prima fondato il Solar Movement e poi la prima edizione ad Eindhoven, con l’obiettivo di concentrare le attenzioni e spostare il punto focale delle prospettive sull’energia solare.

Per questa seconda edizione chiamata Soleil-s (la prima di un futuro itinerante), il mudac con i suoi curatori - Scott Longfellow e Rafaël Santianez - continua la ricerca e amplifica l'orizzonte del tema invitando designer, artisti, scienziati e attivisti, a esplorare nuovi approcci alla progettazione della transizione ecologica. Questa esplorazione va oltre la mera questione energetica per integrare anche dimensioni progettuali simboliche e politiche. L’incipit che accoglie il visitatore è dato da 3 punti, come una dichiarazione d’intenti: 1. nutriamoci di vita (sole) e non di morte (fossili); 2. troviamo il nostro posto sotto il sole; 3. impariamo a danzare coscientemente, perché qualsiasi cosa accada noi ruotiamo intorno al sole. 

Identità visiva Soleil·s. Solar Biennale 2. Progetto grafico © Adeline Mollard

Tra numerose opere, oggetti, argomenti e installazioni (particolarmente interessante l'allestimento di Takk Studio - Mireia Luzárraga e Alejandro Muiño - che oltre a mettere in mostra i documenti realizza dei veri e propri padiglioni tematici), alcune “situazioni” valgono qualche parola oltre le citazioni, per comunicare anche la ricchezza e complessità di una mostra di design contemporaneo.

Dopo una prima sezione di accoglienza legata a un disciplinare “Solar Design”, gli spazi si aprono e articolano secondo le necessità del racconto, contemplando anche sezioni storiche e di analisi di dati. Una molto interessante, quasi indipendente, riporta il passato nel presente, con il racconto dell'utopia di Monte Verità, un approfondimento sulle colonie elioterapiche e i sanatori di fine Ottocento, e uno sguardo sull'evoluzione del turismo balneare legato al corpo nella sua seminudità in relazione al sole, attraverso opere e una ricercata sfilata di copertine di Vogue, dove la moda, meglio di tutti, ha indagato questo rapporto di corpi all'aperto.

Vista della mostra Solar Biennale 2 - Soleil.s. Foto Cynthia Ammann

Al centro dello spazio, come una grande semisfera reticolare pendente, Have A Nice Day (Common Accounts, 2024-25) è un sole artificiale sotto il quale i visitatori sono invitati a sdraiarsi per godere dei benefici che vari dispositivi tecnologici producono partendo dal sole: calore, frequenze luminose, onde elettromagnetiche aiutano la rigenerazione cellulare, la lotta contro l'invecchiamento della pelle o anche la stimolazione della fertilità. 

In un angolo che apre sull’unica grande “finestra” triangolare dello spazio, si trovano irisultati del Solar Lab (Juliette Bibasse & Joanie Lemercier, 2025) in cui si vedono alcune sperimentazioni tanto artistiche quanto empiriche e scientifiche, dove gli oggetti tecnologici - schermi, lenti, specchi, e hardware vari - vengono smontati e riassemblati secondo nuove logiche tutte volte a sottolineare il forte legame tra energia ed ecologia. In particolare sono stati realizzati per l'occasione degli "eliostati", superfici specchianti poste sul tetto dell'edificio che è stato aperto appositamente in alcuni punti per catturare la luce solare diretta e distribuirla dinamicamente in vari punti precisi dello spazio interno, come sorprese visive che capitano solo di giorno, con il cielo sereno.

Rocio Berenguer, Baddance with the badweeds, 2024 © Image Courtesy of Rocio Berenguer

Particolarmente coinvolgente, seppur con un progetto astratto e speculativo, uno spazio "politico" chiamato Diritto Al Giorno (Vraiment Vraiment - Marilyne Andersen, 2025), dove viene simulata una amministrazione pubblica virtuosa che regolamenta la fornitura di luce naturale, con dichiarazioni ufficiali di cronotipi personali, per il benessere fisiologico e psicologico dei cittadini, questione cruciale per la salute pubblica ma ancora assente nelle priorità governative.

Dentro una galleria di opere che hanno bisogno di spazi più intimi, si trova il video A Shroud Woven of Solar Threads (Ala Roushan & Charles Stankievech, 2024-25) ricostruisce virtualmente ma fedelmente l'interno di una caverna in Mesopotamia dove, più di 4.000 anni fa, a causa di una lunga siccità che causò una crisi agricola, l'antico popolo persiano si ritrovava per invocare la figura di Mithra, divinità legata al sole, per cercare un dialogo, con adattamento e rispetto, tra influenze celesti e necessità terrene. 

Nathanaël Abeille, Réflecteurs solaires, 2021-2023 © Image Courtesy of Nathanaël Abeille

Per concludere, e per seguire il terzo comandamento scritto dai curatori all’ingresso, in un angolo volutamente remoto, un ritmo coinvolgente struttura una musica danzante: è l'installazione interattiva Baddance With The Badweeds (Rocio Berenguer, 2025), dove i visitatori sono invitati a trasformarsi in “erbacce”, che diventano il simbolo della resistenza e incarnano una forza vitale incontrollabile che, contro ogni previsione e al di là di ogni controllo, prospera. Secondo l’autrice, l'ecologia può essere anche sexy, ben oltre i dati seriosi e le ricerche scientifiche, e per essere tali, bisogna ballare, saltare, diffondere nell’aria la propria energia come i semi di una specie nuova.

Infine, sull’onda di un entusiasmo crescente che invita a superare le paure del futuro, in un giardino ipogeo esterno, visibili dall'alto, si trovano gigantografie della ricerca visiva di Martin Parr. Una selezione di scatti tutti dedicati a corpi sotto il sole, tra critica, seduzione e ironia, come se, da attento fotografo che è un cronista dei nostri tempi, che usa la luce del sole per catturare le sue immagini, qui ribaltasse il punto di vista e ci mostrasse un "inconsueto relativo", facendoci sorridere ma anche pensare.

Vista della mostra Solar Biennale 2 - Soleil.s, con foto di Martin Parr. Courtesy Agence Muto

La Solar Biennale non è solo una mostra in un museo, ma è una piattaforma di occasioni, un palinsesto di eventi culturali e sociali che si accendono nella cornice dello spazio espositivo e in luoghi satellite della città, compreso il Politecnico di Losanna, Epfl, in cui si tengono due altre occasioni di approfondimento, una legata all'architettura, “Sun Shines on Architecture” presso lo spazio Archizoom, e l'altra dedicata all’arte contemporanea, “Enter the Hyper Scientific programme” presso l’Epfl Pavilion A.

Immagine di apertura: Astrostrom, Greater Earth Energy Synergies, 2022-2024 © Arthur Woods

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