L’immagine più famosa degli incendi di L.A. è creata con l’AI

Il video della scritta di Hollywood in fiamme pone dei seri dubbi su quanto, in fin dei conti, abbiamo bisogno di immagini vere.

Una delle teorie cospirazioniste più gettonate che riguardano gli incendi di Los Angeles è che sia tutto un piano per trasformare la megalopoli californiana in una modernissima capitale supertech, spazzando via le megaville di cui piace tanto parlare a certa stampa, ma anche tutte le altre case e casupole che oggi ci sembrano l’eredità nostalgica di un mondo che associamo ai film e alle serie TV del passato, con i loro interni con la moquette e quei giardini cinti da steccati precisamente uguali a quelli dei fumetti Disney.
 


Ma la tecnologia ha sicuramente un ruolo in questi incendi: usiamo le google map per vedere l’estensione dell’incendio, mentre la rete di informazioni e solidarietà corre tutta sui social media. Suona forse paradossale che nello Stato della Silicon Valley, tra i più ricchi (è ancora il più ricco?) dei ricchissimi Stati Uniti, l’immagine della lotta contro il fuoco sia quella di un uomo con in mano una canna da giardino, come se l’incendio lo innaffiasse anziché combatterlo –  quando Instagram ci propone da mesi immagini di stormi di droni che in Cina combattono il fuoco come si addice a una superpotenza del ventunesimo secolo. Sembra davvero la triste fine di un paese in cui a furia di produrre innovazione per il profitto, e non per l’utilità, ci si trova con dei bellissimi smartphone con cui registrare ogni momento degli incendi, ma nessuna tecnologia per salvarsi. 
 


In questo cortocircuito tra aspettative e castrofi, e quasi a fare il verso al solito Zuckerberg e al suo recente annuncio che Meta chiude la sua grande stagione del fact checking perché, diciamolo, le elezioni le ha vinte Elon Musk – che infatti la California l’ha già mollata da un pezzo –, arriva l’immagine che meglio di tutte racconta la catastrofe.

Come tutte le immagini dei nostri tempi, è un breve video, è in formato verticale ed è stato condiviso a valanga, dalla pagina di Billie Eilish a Fabio Novembre (lui l’ha postata in versione still, chissà perché). È in effetti una immagine troppo bella per essere vera: c’è la scritta Hollywood – notare, con tre L, ma sembra che non se ne sia accorto nessuno –, ci sono fiamme ovunque, c’è la sensazione di morte e distruzione, ci sono le palme con il fusto lungo e sottile tipiche di L.A., c’è il cielo rosso fuoco.

Una immagine così fantasy che mancano solo i draghi, insomma. Perché funziona così bene? Perché descrive la situazione alla perfezione. Ed è verosimile, anche se non è per niente vera.

Ultra modern house in Mandeville Canyon, Los Angeles, Engulfed in flames, wildfire, di Brian, da Abobe Stock, immagine generata con AI

In un momento in cui vero e falso si accavallano con una tale velocità che spesso sono inestricabili, e in un contesto in cui si sta affermando sempre di più l’idea che una bugia sia una opinione, cosa ce ne facciamo della verità?

Probabilmente niente. In futuro, prepariamoci a tonnellate di giornalismo verosimile. Bastava un giro sulla piattaforma di immagini a pagamento Adobe Stock per capirlo. Fino a qualche giorno fa, cercando immagini dell’incendio di Los Angeles, il risultato non erano immagini scattate da un fotografo, ma ricostruzioni dell’AI. Una, con una bella villa con piscina e linee modernissime che va a fuoco, il sole che si intravede sulla sinistra, una sensazione di disastro immanente, era talmente convincente che per un attimo ci siamo chiesti se non fosse il caso di pubblicarla su Domus. Ora ne abbiamo l’occasione: questa immagine è un capolavoro. È pure poesia, l’avrebbe detto anche Aristotele: perché la storia racconta cosa è accaduto, la poesia cosa sarebbe potuto accadere. “È compito della poesia dire piuttosto cose universali, mentre della storia dire particolari”, scriveva nella Poetica.

Emergency los angeles fire di PikePicture, immagine generata con AI

Qualche settimana fa, in occasione di un evento per il lancio di un nuovo smartphone Xiaomi, è intervenuto un rappresentante di Google, per presentare i progressi fatti da Gemini, la gen-AI dell’azienda di Mountain View. A un certo punto, la persona-Google chiedeva al telefono a che ora fosse meglio scattare delle foto alla celebre East Side Gallery, un pezzo di muro di Berlino sulla Sprea diventato una facile attrazione turistica. Appurato che l’ora migliore era prima dell’alba, Gemini forniva anche una immagine, generata dall’AI, in cui si vedeva esattamente quale foto la persona-Google avrebbe potuto scattare svegliandosi a un orario in cui la gente ancora neanche è uscita dal Berghain, affrontando il freddo di Berlino, il traffico e tutto quanto. Ma a questo punto… chi gliela faceva fare? La foto era già, lì, perfetta. Così bella come solo può esserlo ciò che è verosimile.  

Ultime News

Altri articoli di Domus

Leggi tutto
China Germany India Mexico, Central America and Caribbean Sri Lanka Korea icon-camera close icon-comments icon-down-sm icon-download icon-facebook icon-heart icon-heart icon-next-sm icon-next icon-pinterest icon-play icon-plus icon-prev-sm icon-prev Search icon-twitter icon-views icon-instagram