Padiglione Italia alla Biennale di Venezia 2023, cosa sappiamo a oggi

Una fotografia generazionale, un padiglione grande quanto un Paese. Fosbury Architecture ci racconta Spaziale, la rappresentanza italiana in 9 progetti alla Biennale di Lesley Lokko. 

Molto probabilmente arriveremo all’apertura della Biennale 2023 senza anticipazioni su quali forme aspettarci dagli interni del padiglione affacciato sulla Darsena dell’Arsenale.
Ma forse è anche la prima volta in cui conoscerli in anteprima non sarà indispensabile: nel progetto curato da Fosbury Architecture (Giacomo Ardesio, Alessandro Bonizzoni, Nicola Campri, Veronica Caprino, Claudia Mainardi), la superficie del Padiglione Italia è quella dell’Italia stessa. Come già svelato in questi mesi con Spaziale presenta, la prima fase del progetto, il contenuto è fatto dall’attivazione di 9 progetti sul territorio nazionale, di cui il contenitore-padiglione sarà una sintesi concettuale e formale.  

1. Post Disaster Rooftops EP04. Taranto, Puglia (Progettisti: Post Disaster. Advisor: Silvia Calderoni e Ilenia Caleo. Incubatore: Comune di Taranto)
Tetti come spazi urbani non convenzionali da cui avere una ricognizione immediata degli effetti della crisi (ambientale, economica, sociale...) e, allo stesso tempo, immaginare collettivamente futuri alternativi.

Foto di Sara Scanderebech

1. Post Disaster Rooftops EP04. Taranto, Puglia

Foto di Sara Scanderebech

2. La Terra delle Sirene. Baia di Ieranto, Massa Lubrense, Napoli (Progettisti: BB - Alessandro Bava e Fabrizio Ballabio. Advisor: Terraforma. Incubatore: FAI – Fondo per l’Ambiente italiano)
Col team del festival musicale Terraforma, si definisce una macchina scenica capace tanto di rivelare lo stato ambientale del fondo marino quanto di generare nuove forme di aggregazione rituale.

Foto di Luca Campari

2. La Terra delle Sirene. Baia di Ieranto, Massa Lubrense, Napoli

Foto di Luca Campari

3. Sot Glas. Trieste, Friuli-Venezia Giulia (Progettista: Giuditta Vendrame. Advisor: Ana Shametaj. Incubatore: Trieste Film Festival)
Un’installazione che riattiva i tunnel sotterranei di un rifugio antiaereo costruito durante la Seconda Guerra Mondiale, un’indagine sul senso di appartenenza

Foto di Eleonora Agostini

3. Sot Glas. Trieste, Friuli-Venezia Giulia

Foto di Eleonora Agostini

4. Uccellaccio. Ripa Teatina (Chieti), Abruzzo (Progettista: HPO. Advisor: Claudia Durastanti. Incubatori: MAXXI L’Aquila e Comune di Ripa Teatina)
Un’occasione per immaginare un nuovo processo di riattivazione partecipato, capace di addomesticare un “ecomostro”.

Foto di Barbara Rossi

4. Uccellaccio. Ripa Teatina (Chieti), Abruzzo

Foto di Barbara Rossi

5. Concrete Jungle. Terraferma veneziana (Progettista: Parasite 2.0 . Advisor: Elia Fornari (Brain Dead). Incubatore: Museo M9)
Nuove strutture totemiche per il bouldering, nuove vie per l’arrampicata, al servizio della comunità locale, per immaginare l’area metropolitana della Terraferma come un libero territorio selvaggio.

Foto di Giacomo Bianco 

5. Concrete Jungle. Terraferma veneziana

Foto di Giacomo Bianco 

6. Sea Changes: Trasformazioni Possibili. Montiferru (Oristano), Sardegna (Progettista: Lemonot. Advisor: Roberto Flore. Incubatore: Cabudanne De Sos Poetas)
Ripensare i sistemi di produzione e consumo alimentare, spesso influenzati da dinamiche internazionali che producono considerevoli effetti a catena.

Foto di Giovanni Emilio Galanello 

6. Sea Changes: Trasformazioni Possibili. Montiferru (Oristano), Sardegna

Foto di Giovanni Emilio Galanello 

7. La Casa Tappeto. Librino (Catania), Sicilia (Progettista: Studio Ossidiana. Advisor: Adelita Husni-Bey. Incubatori: Associazione Talità Kum e Ordine degli Architetti di Catania)
All’interno di un parco “fantasma”, un padiglione mobile e temporaneo si fa interprete di un desiderio collettivo di ombra, protezione e leggerezza, proponendosi di attivare una pedagogia alternativa e transgenerazionale.

Foto di Alessanddro Iovino

7. La Casa Tappeto. Librino (Catania), Sicilia

Foto di Alessandro Iovino

8. Tracce di BelMondo. Belmonte Calabro (Cosenza), Calabria (Progettista: Orizzontale. Advisor: Bruno Zamborlin. Incubatori: La Rivoluzione delle Seppie e Comune di Belmonte Calabro)
Riattivare uno spazio in disuso per promuovere uno scambio diretto tra gli abitanti e il luogo attraverso un intervento architettonico leggero e la sperimentazione di nuovi dispositivi sensoriali.

Foto di Adrianna Glaviano

8. Tracce di BelMondo. Belmonte Calabro (Cosenza), Calabria

Foto di Adrianna Glaviano

9. BELVEDERE RN-M-G-M/G-Clt UNI EN 13163:2013. Prato - Pistoia, Toscana (Progettisti: (ab)Normal e Captcha Architecture. Advisor: Emilio Vavarella. Incubatore: Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato)
Indagare i luoghi e i processi di produzione dell’idillio pastorale toscano, un tipico paesaggio che si auto-replica diventando un modello esportabile in tutto il mondo.

Foto di Mattia Balsamini

9. BELVEDERE RN-M-G-M/G-Clt UNI EN 13163:2013. Prato - Pistoia, Toscana

Foto di Mattia Balsamini


Sono progetti che raccontano la possibilità di intendere diversamente il significato di “fare architettura”, come ci conferma Fosbury, specialmente ora che a farla è una generazione cresciuta in uno scenario di crisi pressoché cronica, nel quale si trova a dare risposte a contesti sociali che spesso esprimono bisogni di senso, di empatia, di riconnessione al loro spazio e al loro territorio. È da questo che si genera il concetto alla base di Spaziale, “Ognunə appartiene a tutt3 l3 altr3”, ed è su questo che il team curatoriale di Fosbury ha selezionato gli Spazialisti, “coloro che sfruttano gli strumenti codificati della progettazione per mettere in discussione le condizioni sociali dei luoghi in cui intervengono”.

Perché è nel criterio curatoriale di costruzione del team che si individuano le due grandi caratteristiche di Spaziale: l’essere cioè “una fotografia generazionale”, come ci racconta Giacomo Ardesio “ed una selezione di pratiche che in un modo o nell'altro sono perimetrali rispetto al classico studio architettura, sia in termini di formato (agenzie, collettivi) sia di ambito tra chi guarda all’arte contemporanea, al social design, all’effimero, al progetto partecipato”.

Fosbury Architecture, foto di Giacomo Bianco

In termini di risultati visibili e tangibili, ci dice invece Claudia Mainardi, “Spaziale ha diversi gradi di materialità della sua legacy: alcuni progetti lasciano piccole infrastrutture pubbliche, altri si innestano in processi di attivazione locale già avviati, altri ancora hanno persino già ricevuto indipendentemente ulteriori fondi per il loro sviluppo futuro. Tutti però creano spazio. La posizione di Spaziale non è quella dell’architettura non costruita. Anzi, a differenza di un’esposizione d’architettura convenzionale fatta di riproduzioni, modelli, disegni, il contenuto del nostro progetto è l’architettura stessa, realizzata e attivata nella realtà”. 

Immagine di apertura: Concrete Jungle, Terraferma veneziana, foto di Giacomo Bianco