Un incubatore aperto: la rinascita di Manifattura Tabacchi

Con la ristrutturazione dell’edificio 9, l’ex fabbrica di sigarette MS lancia un prototipo di spazio collettivo per l’arte e il design dove si respira l’aria purificata dalle piante di Mancuso.

Manifattura Tabacchi, foto Niccolò Vonci

Dopo le residenze d’artista lanciate nel 2018, Manifattura Tabacchi svela il suo progetto più ambizioso: una joint venture tra pubblico e privato che usa l’arte contemporanea e l’impresa creativa come passepartout per un’operazione immobiliare da 200 milioni di euro.  

Per avviare il progetto di trasformazione della fabbrica toscana di tabacco – parliamo di un’ex area industriale di 100.000 mq, a 20 minuti a piedi dalla stazione di Firenze Santa Lucia – si è partiti dalla riqualificazione dell’edificio 9 (il B9, building 9), di circa 3.000 mq tra interni ed esterni, convertendolo nella Stecca degli artigiani. Uno spazio che vuole essere il prototipo della manifattura di domani: sostenibile, aperta al pubblico, con laboratori artigianali e studi di design, corredata di un fitto calendario di eventi culturali.

Oltre all’ala degli artigiani e al complesso che ospita le residenze d’artista, Manifattura Tabacchi ospiterà la nuova sede del Polimoda Firenze (presieduto da Ferruccio Ferragamo), uno Student Hotel, residenze private, concept store e co-working, e la piazza dell’orologio con area giochi per bambini, adibita a grandi eventi. Protagonisti dell’iniziativa il gruppo inglese Aermont, che detiene il 37,5% delle quote, e la Cassa Depositi e Prestiti, che ne detiene il rimanente 62,5% – percentuali destinate a ribaltarsi nel giro di pochi anni.

La fabbrica, che produceva le celebri sigarette MS, fu dismessa nel 2001, due anni prima della grande privatizzazione del tabacco in Italia, quando l’Eti (la società che aveva ereditato dal Monopolio di Stato la produzione e distribuzione dei tabacchi made in Italy) venne ceduto al colosso Philip Morris.

Distribuita su 13 edifici, si ritiene, a ragion veduta, che fu proprio Pier Luigi Nervi a progettarla negli anni ’30, all’epoca proprietario di Nervi e Bartoli, l’impresa edile che la costruì. Oggi si presenta come una suggestiva archeologia industriale razionalista il cui carattere austero ha fortemente influenzato l’attuale ristrutturazione del corpo B9, portata a termine dallo studio fiorentino Q-bic, che ha voluto mantenere intatta l’anima del luogo.

“Ci siamo trovati di fronte a un luogo in abbandono, dove le cose si stavano sciupando e rompendo, e dove le piante stavano prendendo possesso delle strade e degli interni”, spiega Luca Baldini di Q-bic. “Ci sembrava tutto così bello che l’effettiva difficoltà era riuscire a fare qualcosa senza perdere il sapore e il calore del luogo. Quindi abbiamo lasciato lo spazio quasi intatto”, ha spiegato all’inaugurazione dell’edificio.

Lasciando intatte le pareti originali e recuperando arredi di modernariato, l’intervento più significativo è la partizione longitudinale vetrata dell’open space, che racchiude su un lato gli studi artigiani. Questa grande parete è formata da porte girevoli costruite con i telai delle vecchie finestre in rovina che si trovavano della fabbrica.

Entrando nell’edificio B9, sulla destra, si trova la Fabbrica dell’aria di Stefano Mancuso: un sistema di purificazione dell’aria che sfrutta le piante, ideato dal team di architetti e botanisti Pnat insieme al neurobiologo, autore del libro Plant Revolution. Si tratta, di fatto, di una serra posizionata lungo la parete perimetrale che si affaccia sulla Piazza dell’orologio e che mette in relazione interno ed esterno. Al suo interno viene convogliata l’aria dell’ambiente attraverso tubi di areazione; questa viene poi trattata (dalle piante), purificata e rigettata nella stanza.

L’aria che si respira varcando la soglia della Stecca, in effetti, è estremamente fresca, umida e dal vago aroma vegetale. La filtrazione botanica degrada gli inquinanti dell’aria grazie alle attività biologiche delle piante, che li trattengono con la propria biomassa. Tutta l’operazione è monitorata costantemente da schermi che restituiscono i risultati di uno spettometro di massa che indentifica l’intero spettro dei composti volatili. Gli inquinanti atmosferici sono così ridotti del 97%, con una depurazione totale di 5.000 metri cubi di aria all’ora. “Qui stiamo purificando uno spazio relativamente piccolo, ma si può pensare, un domani, di trasformare un capannone industriale in una serra che purifica l’intero quartiere di una città”, racconta Antonio Girardi di Pnat.

Stefano Mancuso e Pnat, Fabbrica dell‘aria, Manifattura Tabacchi, 2019. Foto Niccolò Vonci
Stefano Mancuso e Pnat, Fabbrica dell‘aria, Manifattura Tabacchi, 2019. Foto Niccolò Vonci

In questa fase iniziale più sperimentale, la commistione tra design, moda, artigianato, arte e scienza, unita al fitto programma di eventi che comprende musica e cinema, sembra la formula ideale per lanciare un potente progetto culturale a Firenze, democratico e aperto a tutti. Nell’attesa delle evoluzioni dei prossimi anni, che avranno un tono certamente più commerciale, questo è forse il momento ideale per assaporarne tutte le potenzialità, proprio come hanno fatto i cappellai di Superduper Hats, il designer Duccio Maria Gambi, il papillonista del brand Mani del Sud, la ceramista di Babaceeramics, i collezionisti di modernariato Canificio, Stefano Giuri e Sergio Risaliti, curatori della microgalleria d’arte Toast Project Space ricavata dal gabbiotto d’accesso al complesso industriale, e i due restauratori di quadri antichi di Mono. Tutti loro hanno spostato il proprio indirizzo a Manifattura Tabacchi, aiutandosi a vicenda per dar vita a un ambiente vibrante e familiare, ricco di stimoli creativi.

Luogo:
Manifattura Tabacchi
Indirizzo:
via delle Cascine 33-35, Firenze

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