Il tema della Biennale di Venezia Arte 2019 è (anche) politico

“May you live in interesting times” è il titolo dell'edizione numero 58 della Esposizione Internazionale d’Arte curata da Ralph Rugoff.

Ralph Rugoff e Paolo Baratta

Il 16 luglio a Venezia è stato presentato il tema della Biennale Arte che si apre l’8 maggio 2019, in presenza del Presidente della Biennale Paolo Baratta e il curatore, il newyorchese Ralph Rugoff. “L’arte crea delle connessioni fra ciò che normalmente non è connesso, offrendo nuove prospettive, nuove visioni. Tutto è connesso” (“Everything is connected”), non sono solo le parole del detective olistico Dirk Gently, personaggio di finzione netflixiano creato dallo scrittore inglese Douglas Adams, ma anche quelle del curatore della cinquantottesima edizione della Biennale di Venezia Arte per il 2019, Ralph Rugoff per l’appunto, che a sua volta si ispira a Leonardo da Vinci e Vladimir Il’ič Lenin. Il tema per questa edizione della Biennale è certamente politico e culturale, e il titolo è “May You Live in Interesting Times”, un antico detto cinese che si riferisce a periodi di incertezza, crisi e disordini. Questi sono tempi in cui succede l’imprevedibile, continua il curatore “Il Regno Unito ha deciso di lasciare l’Unione Europea, gli americani hanno eletto un presidente che nessuno avrebbe mai pensato sarebbe stato eletto, nemmeno lui; in varie parti di Europa un ritorno a governi protofascisti che non succede dai 1930, nessuno si sarebbe immaginato che questo potesse essere il futuro, tutti erano convinti che fosse solo il passato dell'Europa”. In conferenza stampa non viene anticipato nulla di specifico, ma la direzione della curatela è ben chiara, e vuole avere una funziona sociale, colpendo l’animo del visitatore per aprirgli la mente. “Non è politica nel senso politico” l’arte della Biennale non darà spazio al titolame spesso fake dei social network, “ma si esprimerà contro la polarizzazione, la riduzione, la eccessiva semplificazione che la comunicazione politica dei partiti offre”.

Paolo Baratta e Ralph Rugoff
Paolo Baratta e Ralph Rugoff

Il problema di questi “tempi interessanti” secondo il curatore è questo: non c’è dialogo tra gli opposti, ognuno resta nella propria “bolla” (bubble news) di notizie che vuole sentire. “Una mostra dà al fruitore un piacere del tutto inatteso. L’arte abbraccia contraddizioni. Per un neurologo è impossibile avere due pensieri contemporaneamente, ed è quello che l'artista ci chiede. L’arte ci permette di capire più prospettive”, “Si può avere un dialogo anche con chi la pensa diversamente”. Si prefigura una Biennale politica e culturale, nell’antico senso illuministico, che sembra perduto ma irrinunciabile, di comprensione della diversità. Avete presente quella frase stampata sulle lattine della coca cola, falsamente attribuita a Voltaire in una sua biografia, “Non sono d’accordo con te ma darei qualsiasi cosa per difendere la tua idea?” Non è di Voltaire ma è ragionevole. Quando le contrapposizioni sono troppo nette, quando tutto è bianco e nero e niente è grigio, si rischia di perdere il rispetto per le idee altrui. Ci sono le zone grigie, fatte di connessioni inaspettate, che aprono la mente al diverso. Questa sembra essere la direzione della curatela per il 2019. C'è qualche politico che avrebbe piacere venisse a visitare la Biennale? Risponde diplomaticamente Ralph Rugoff, “Il Primo Ministro italiano”. 

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